Comunità e radici

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La voce di Michela Embrìaco, attrice poliedrica e appassionata; la chitarra di Enrico Merlin, e il suo abbraccio alla cassa armonica; le mani di Nadia Ischia, che nella sabbia raccontano storie: insieme animeranno un reading teatrale liberamente ispirato al racconto di Jean Giono, L’uomo che piantava gli alberi. L’iniziativa, proposta da Fondazione Fontana Onlus e dal Comune di Vallarsa, nasce con la finalità di valorizzare azioni di tutela ambientale e di riforestazione in Trentino e in Kenya e sarà proprio l’occasione della Giornata Nazionale degli Alberi, istituita a fine Ottocento ma rilanciata recentemente dal Ministero dell’Ambiente, ad offrire lo spunto per riflettere sul ruolo delle comunità e dei singoli nella tutela del patrimonio forestale. E se il protagonista del racconto di Giono è un personaggio che ci rimane dentro con il suo pacato, ostinato esercizio di pazienza e cura per la terra presente e per le generazioni future, altre storie e altri gesti possiamo ricordare nel loro spendersi a favore dell’ambiente. Sono radici che non intrecciano solo il terreno per proteggerlo e aggrapparvisi, ma costruiscono comunità e opportunità per chi all’ombra di quegli alberi vive.

Vi faccio un esempio: la foresta di Laikipia, in Kenya, che ha catalizzato, grazie al lavoro di Tree is life Trust, dei testimonial d’eccezione come Wangari Maathai e dei partner che hanno sostenuto l’associazione, il coinvolgimento della comunità locale in attività agricole e di sensibilizzazione su tematiche quali la generazione di crediti di carbonio che, sappiamo, rappresentano una delle principali strategie attuabili a livello globale per ridurre gli effetti negativi del cambiamento climatico. Sappiamo anche che, fino ad oggi, la risposta internazionale al cambiamento climatico non ha fornito significativi incentivi rivolti a coloro che formalmente o informalmente gestiscono il territorio in maniera sostenibile e i risultati ottenuti sono per lo più frutto di singoli individui, di chi personalmente investe su una sfida di cui, molto probabilmente, non vedrà i risultati. Vi faccio un altro esempio: Natabar Sarangi, contadino dedito alla salvaguardia delle sementi, la cui storia è riassunta in un breve video che ci racconta della strada da percorrere per riparare ai danni subiti dai nostri sistemi agricoli, non solo per tutelare l’ambiente, ma per proteggere la nostra identità culturale, il nostro diritto fondamentale a un sistema realmente sostenibile di sovranità alimentare. O un altro esempio ancora, che porta il nome di Jadav "Molai" Payeng, The Forest Man, che in una trentina d’anni ha ricostruito nella zona di Jorhat, in India, una vera e propria foresta.

Non è un caso perciò se l’iniziativa di venerdì prossimo 21 novembre 2014 ha trovato ospitalità proprio in Vallarsa, Comune trentino noto per le scelte lungimiranti in ambito di tutela del territorio agricolo, del paesaggio, della qualità dei prodotti derivati e della vita delle persone coinvolte. Un appuntamento che aggiunge un tassello alle tante esperienze raccolte sotto il nome di “biodistretti”, volte a promuovere progetti territoriali e associativi riconducibili a più tematiche: dal legame che l’agricoltura deve e può ricucire tra produzione vegetale e allevamento animale, all’accesso alla terra, sempre più difficile per chi non dispone di ingenti risorse economiche eppure sempre più concreto all’orizzonte di molti giovani; dal biologico come modello di riferimento per rivitalizzare aree demaniali e terre incolte ai rapporti più equi con la filiera tra produzione e consumo; dalla sovranità alimentare come diritto di scelta autonoma e consapevole su quantità, qualità e modalità per le produzioni del proprio territorio alla semplificazione del sistema di controllo e certificazione del biologico, proprio con l’obiettivo di renderlo meno burocratico, più efficace e inclusivo, anzi, assumendolo a “norma” e non a eccezione e coinvolgendo in questo processo le amministrazioni locali.

E allora vi faccio un altro esempio, l’ennesimo direte… Questa volta però quello che vi porto è l’esempio di noi, di noi le persone, di noi donne e uomini e di come possiamo realmente prenderci in carico la responsabilità di piccoli gesti e dei rispettivi auspicabili traguardi.

Anna Molinari

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