Commercio: l'oltraggio dell'Ue con il Gats e Epa

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Il 25 gennaio 2005, la Commissione Europea ha consegnato le sue nuove "richieste" di liberalizzazione nell'ambito del negoziato per il rinnovo dell'accordo sul commercio nei servizi (GATS) all'interno dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto). Peter Mendelson, commissario al commercio, ha affermato che "Le nuove richieste chiariscono l'ambizione europea [...] i nostri partner devono essere ugualmente ambiziosi". Rispetto alla prima versione, consegnata nel giugno 2002, il numero complessivo di paesi è diminuito di 6 unità (103 le nuove richieste rispetto alle 109 originali); riguardo ai contenuti non è possibile sapere nulla di sicuro non essendo accessibili i documenti.

Nella sintesi diffusa, sono presenti, come previsto, delle sottolineature sulle richieste relative ai servizi ambientali che comprendono i servizi idrici. E' specificato che le autorità pubbliche saranno libere di scegliere la modalità di gestione dei servizi (operatore pubblico, concessione a privati o partenariato pubblico-privato). Le richieste di questo settore risultano però confermate. Queste decisioni sono state prese stracciando le promesse fatte dal ministro degli affari economici olandesi, allora presidente di turno UE, in un incontro svoltosi il 28 settembre con le Ong rispetto all'intenzione dell'Ue di non confermare nelle richieste la liberalizzazione della categoria dei servizi ambientali. Secondo alcune indiscrezioni Germania, Svezia e, a sorpresa, anche l'Italia sarebbero intervenute mostrando delle riserve sulle 72 richieste presentate nel giugno 2002. Ma le motivazioni che hanno spinto l'Italia ad agire non sarebbero politiche ma semplicemente tecniche rivendicando la necessità di coerenza fra richieste ed offerte.

Se il Wto rimane l'organizzazione principale e l'emblema stesso del libero commercio, è però necessario considerare i numerosi accordi bilaterali che l'Unione Europea sta negoziando con i 77 paesi dell'Africa, dei Caraibi e del Pacifico per stabilire "nuovi aggiustamenti negli scambi, compatibili con le regole del Wto, che rimuovano progressivamente le barriere agli scambi".

L'unica che può seguire questi trattati è la Commissione europea ed anche il Parlamento Europeo rischia di essere chiamato unicamente ad un ruolo di ratifica poco più che formale al termine dei negoziati stessi. Una volta che delle regole ancora più favorevoli al libero commercio saranno stabilite in sede EPAs, sarà quindi possibile per l'Ue utilizzarle come esempio per cercare di riportarle anche in sede Wto per renderle definitivamente irreversibili nella sede multilaterale più ampia possibile e sottoporle alla giurisdizione del potente "tribunale" interno del Wto stesso.

Per varie ragioni moltissime organizzazioni e reti della società civile internazionale rigettano in blocco questi "Accordi di Partnership Economica", cosi come si prospettano al momento e inoltre numerosi parlamentari in diversi paesi ed alcuni dei paesi ACP stessi si sono schierati in maniera molto critica nei confronti dei negoziati EPAs. Per questo durante la Settimana di Mobilitazione Globale sul commercio - dal 10 al 16 aprile - verrà chiesto che la cooperazione commerciale tra Unione Europea ed i paesi Acp sia basata su un principio di non reciprocità, protegga i produttori dei paesi, consenta il necessario spazio politico ed aiuti i paesi Acp a perseguire le proprie strategie di sviluppo. Per informazioni sugli accordi Epa è stato aperto un osservatorio internazionale e una campagna di pressione Stop Epa.org.

Altre fonti: Osservatorio TradeWatch

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