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Colombia: voce alle 'comunità di pace' militarizzate
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A Roma si è oggi tenuto un sit-in difronte all'Ambasciata colombiana per denunciare il massacro sofferto dalle comunità di pace colombiane ed il tentativo di militarizzarne il territorio. Il presidio pubblico promosso dalla "Rete di solidarietà a sostegno delle Comunità di Pace colombiane dell'area del Chocò e dell'Urabà" e dall'Associazione "A Sud" ha richiamato ai massacro di otto abitanti della Comunità di pace di San José de Apartadò accaduti lo scorso 21 febbraio. Tra le vittime è stato ucciso anche il leader della Comunità e difensore dei diritti umani, Luis Eduardo Guerra, che era stato invitato in Italia per partecipare alla marcia della Pace Perugia Assisi del 2003, all'IV Assemblea ONU dei Popoli, al 2° Forum Internazionale Colombia Vive! e a molte altre iniziative di solidarietà organizzate per chiedere l'appoggio al processo di pace da parte della comunità internazionale. Il Ministro della Difesa colombiano Jorge Alberto Uribe, ha dichiarato che non si può permettere che nel paese ci siano alcuni luoghi dove lo Stato non possa essere presente con il suo Esercito o con posti di Polizia, annunciando così la imminente militarizzazione delle Comunità di Pace.
In Colombia ci sono decine di comunità di pace, costituitesi a partire dal 1997, per iniziativa della Chiesa Cattolica e delle popolazioni indigene e contadine con l'obiettivo di tenere fuori dai propri territori i protagonisti del conflitto armato colombiano. E proprio difronte a questa minaccia da parte del govenro di Uribe che le Comunità riaffermano con forza il loro diritto alla neutralità nei confronti di qualsiasi attore armato comunicando che, qualora si realizzasse la militarizzazione dell'area, si vedrebbero costretti a un nuovo sfollamento forzato poiché la presenza di uno degli attori armati all'interno delle Comunità li convertirebbe automaticamente in possibili obiettivi militari del gruppo armato contrario.
Sono oltre 150 il numero delle vittime all'interno delle comunità di pace e 350 le violazioni dei diritti umani, tutti crimini rimasti nella totale impunità. "La presenza dell⹀esercito a San José de Apartadò non è mai stata difensiva, ma piuttosto quella di una forza di aggressione" ha detto il sacerdote Javier Giraldo, direttore del centro di investigazione e educazione popolare (Cinep), uno dei promotori della creazione della Comunità di Pace in questo municipio. Ha assicurato che da quando è stata creata la comunità, 165 contadini sono stati assassinati o sono di fatto scomparsi. Di questi crimini 20 si attribuiscono alle Farc, la principale guerriglia del paese, e 145 all'esercito e ai paramilitari.
Il direttore del Cinep ha assicurato che quello che chiedono i contadini di San José e delle altre comunità è "il diritto costituzionale alla pace, esigendo che tutti gli attori della guerra guerriglia, paramilitari e militari si mantengano al di fuori delle zone dove vivono e dei loro campi". Gli abitanti di San José si sono rifiutati di testimoniare davanti alla Fiscalia governativa e hanno preferito presentare la loro versione davanti alla Corte Interamericana di Giustizia che ha assunto la protezione della comunità. Il sacerdote Giraldo ha ripetuto che non ci sono dubbi che gli autori del massacro sono membri "della brigata XVII dell⹀esercito che avevano militarizzato la zona dal 17 febbraio, quattro giorni prima del massacro".
Nel clima di tensione che regna in Colombia, giunge la buona notizia della liberazione di Luz Perly C㳀rdoba, la dirigente sindacale contadina colombiana, detenuta da oltre un anno nel carcere femminile del Buen Pastor di Bogotá. Anche Juan de Jesùs Gutiérrez, altro dirigente dell'Associazione Contadina di Arauca e co-imputato di Luz Perly, è stato scarcerato. I due dirigenti popolari colombiani, arrestati nel febbraio 2004 mediante una montatura giudiziaria ed accusati di 'ribellione' ed 'associazione a delinquere', sono attualmente in libertà condizionale poiché la giudice competente ha sancito il non luogo a procedere nei loro confronti per quanto riguarda il secondo capo d'imputazione.
Questa decisione è conseguenza anche della campagna internazionale contro le detenzioni arbitrarie e di massa e di solidarietà con Luz Perly C㳀rdoba, che negli ultimi tredici mesi ha prodotto migliaia di mobilitazioni, pronunciamenti, proteste e gesti concreti di sostegno. Luz Perly Cordoba, presidentessa dell'Associazione dei Contadini di Arauca e responsabile del Dipartimento Diritti Umani di Fensuagro-CUT (Federazione Nazionale Sindacale Unitaria Agro-alimentare), è a capofila del movimento sindacale colombiano che si oppone allo sfruttamento delle ricchezze naturali attuate da parte delle imprese transnazionali.
Fonte: A Sud, Nuova Colombia