Colombia: pugno di ferro sulle comunità di pace

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I progetti di cooperazione in Colombia sono sotto attacco da parte del Governo Uribe. In una circolare dell'Alto Commissariato Presidenziale per le azioni sociali vengono definiti ambigui e pericolosi quei progetti di cooperazione che includono termini come "comunità di pace o territori di pace, regioni o campo umanitario, osservatorio sulla situazione umanitari". A questo affronto l'organizzazione di cooperazione internazionale 'Asud' ha così risposto: "l'ambiguità nella ricerca di alternative alla guerra da parte delle comunità in resistenza civile può essere vista solo da un governo per il quale esiste solo la guerra ed è convinto di continuare a coinvolgere la popolazione civile nel conflitto". La preoccupazione è alta se si pensa che l'ultima volta che la forza pubblica è entrata nella comunità di Pace di San José de Apartadò sono state massacrate e buttate in una fossa comune otto persone, tra le quali uno dei principali leader della comunità.

A tutto questo è seguito l'arresto ingiustificato del signor ぀lvaro Manzano, ex presidente dell'organizzazione contadina "Valle del Rio di Cimitarra" ACVC impegnata in iniziative di pace e di sviluppo. L'accusa-scusa è che l'ACVC era un'organizzazione legata alle FARC (Fuerzas armadas revolucionarias de Colombia). Questa detenzione si aggiunge alla lunga lista di atti di persecuzione contro la ACVC, i cui dirigenti si trovano, secondo quanto sappiamo, indagati dalla Procura in un processo basato solamente su contraddittorie testimonianze di persone accusate giuridicamente per i loro crimini e in cui figurano leader campesinos della ACVC, come Diomedes Playonero, Orlando Triana, Nelsy Cuesta o Carlos Ram㭀rez, oltre alle centinaia comapesinos appartenenti a questa organizzazione che hanno dovuto abbandonare la regione o il paese. Per questo l'organizzazione Asud promuove una pressione via fax e email affinché al Signor Manzano, e a tutti i membri dell'ACVC, venga assicurato il giusto proceso e vengano loro garantiti i diritti.

Dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati arriva preoccupazione che i combattimenti fra l'esercito e i gruppi armati irregolari possano continuare a provocare decine di migliaia di sfollati in diverse regioni della Colombia. L'ultimo incidente si è verificato nella provincia di Antioquia, nella Colombia centrale, dove quasi 2.500 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni oppure sono rimaste bloccate nei propri villaggi, in seguito a violenti combattimenti.

Il pluridecennale conflitto che coinvolge governo, guerriglie e gruppi paramilitari ha provocato oltre 2 milioni di sfollati all'interno del paese. Quasi il 40 per cento degli sfollati si è stabilito all'interno o ai margini delle dieci principali città del paese. Gli altri sono fuggiti verso le aree di frontiera, mentre negli ultimi cinque anni più di 100mila colombiani hanno chiesto asilo in altri paesi.

Intanto il presidente colombiano Alvaro Uribe è riuscito, con una delle ultime riforme costituzionali, a garantirsi un posto in prima fila nella corsa alle prossime elezioni presidenziali. Ma qual è la vera posta in gioco? I 7,5 miliardi di dollari del Plan Colombia sono stati stanziati per combattere il traffico di droga, promuovere lo stato di diritto e il processo di pace. Ma andando oltre la facciata dei diritti umani o della difesa della democrazia ci sono 1,3 miliardi di dollari di finanziamento da parte degli Stati Uniti che guarda caso sono i maggiori consumatori di cocaina e che traggono maggior beneficio economico dal narcotraffico. Inoltre, la presenza del vicino venezuelano preoccupa - e non poco - l'attuale amministrazione nordamericana, che vede sempre più necessario intensificare la propria presenza nella regione, per difendere gli interessi petroliferi delle compagnie a stelle e strisce e non perdere terreno nello scacchiere energetico sudamericano. Se da una parte il governo ha opposto il pugno di ferro alle FARC, dall'altra ha imboccato la strada del dialogo con l'ELN, gruppo minoritario della guerriglia colombiana che a differenza delle FARC, ad esempio, non utilizza il narcotraffico per il proprio finanziamento. Sta di fatto che negli ultimi 10 anni più di 120 giornalisti sono stati uccisi mentre tentavano di raccontare una realtà, quella del narcotraffico, che per molti aspetti è ancora poco raccontata ed attorno alla quale rimane troppa ipocrisia. [AT]

Altre fonti: Equilibri, A Sud

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