www.unimondo.org/Notizie/Circa-1-bambino-su-3-199360
Circa 1 bambino su 3…
Notizie
Stampa

Foto: Unsplash.com
Livelli di piombo nel sangue pari o superiori a 5 microgrammi per decilitro (µg / dL) sono il limite passato il quale, secondo gli United States Centers for Disease Control and Preventionl, c’è bisogno di intervenire e che secondo l’Organizzazione mondiale della sanità potrebbero essere associati a una riduzione dell’intelligenza nei bambini, a problemi comportamentali e a difficoltà di apprendimento. Per questo ha suscitato non poche preoccupazioni l’allarme lanciato lo scorso luglio dal rapporto “The Toxic Truth: Children’s Exposure to Lead Pollution Undermines a Generation of Future Potential”, realizzato dall’Institute of Health Metrics Evaluation (IHME) per Unicef e Pure Earth, secondo il quale oggi “L’avvelenamento da piombo sta colpendo i bambini a un livello enorme e precedentemente sconosciuto” visto che “Circa 1 bambino su 3, fino a 800 milioni nel mondo, ha livelli di piombo nel sangue preoccupanti. Quasi la metà di questi bambini vive nell’Asia meridionale”. Per la direttrice esecutiva dell’Unicef, Henrietta Fore, “Con pochi sintomi precoci, il piombo provoca silenziosamente danni per la salute e lo sviluppo dei bambini, con conseguenze potenzialmente fatali soprattutto a Kathgora in Bangladesh, Tbilisi in Georgia, Agbogbloshie in Ghana, Pesarean in Indonesia e nello Stato di Morelos in Messico. Sapere quanto sia diffuso l’inquinamento da piombo e comprendere la distruzione che provoca alle vite e alle comunità, deve ispirare azioni urgenti per proteggere i bambini una volta per tutte”.
Il rapporto evidenzia come “Il piombo sia una potente neurotossina che provoca danni irreparabili al cervello dei bambini. È particolarmente distruttivo per neonati e i bambini di età inferiore ai 5 anni in quanto danneggia il loro cervello prima che abbiano avuto l’opportunità di svilupparsi completamente, causando loro danni neurologici, cognitivi e fisici per tutta la vita”. L’Unicef ha stimato che, a causa della perdita del potenziale economico di questi bambini nel corso della loro vita, l’esposizione al piombo abbia per i Paesi a basso e medio reddito un costo di quasi 1 trilione di dollari. Ma da dove arriva tutto questo piombo? Secondo il rapporto dell’IHME, “Il riciclaggio informale e scadente delle batterie al piombo-acido, principalmente delle automobili, contribuisce in modo determinante all’avvelenamento da piombo nei bambini che vivono in Paesi a basso e medio reddito che dal 2000 hanno visto triplicare il numero di veicoli”. A quanto pare l’aumento dei veicoli di proprietà, unito alla mancanza di regolamentazione e infrastrutture per il riciclaggio dei rifiuti e delle batterie dei veicoli nei Paesi in via di sviluppo, ha comportato un riciclaggio approssimativo gestito dall’economia informale di circa il 50% delle batterie al piombo-acido. “I lavoratori che lavorano in nero in impianti di riciclo pericolosi e spesso illegali, rompono i contenitori delle batterie, versano acido e polvere di piombo nel suolo e respirano il piombo recuperato utilizzando fornaci primitive all’aperto che emettono fumi tossici capaci di avvelenare tutta la popolazione circostante”. Raramente i lavoratori e le comunità esposte a questo pericolo per la salute e l’ambiente sono consapevoli del fatto che il piombo è una potente neurotossina.
Ma le batterie non sono l’unica fonte dell’inquinamento da piombo. Altre fonti di esposizione, soprattutto per l'infanzia, comprendono il piombo nell’acqua rilasciato dalle tubazioni; le attività industriali come le miniere; vernici e pigmenti a base di piombo; benzina al piombo, che è stata una delle principali fonti storiche di inquinamento; il piombo delle saldature per le lattine di cibo e il piombo in spezie, cosmetici, medicine, giocattoli e altri prodotti di consumo. I genitori che lavorano a contatto col piombo spesso portano a casa polvere contaminata sui loro vestiti, capelli, mani e scarpe, esponendo così indirettamente i loro bambini a questo elemento tossico. Così mentre nella maggior parte dei Paesi ad alto reddito i livelli di piombo nel sangue sono diminuiti drasticamente grazie a norme ad hoc, una filiera del riciclo sicura e soprattutto con l’eliminazione graduale della benzina al piombo, i livelli di piombo nel sangue dei bambini nei Paesi a basso e medio reddito sono ancora elevati e, in molti casi, pericolosamente elevati. Eppure per il presidente di Pure Earth Richard Fuller il piombo non è una condanna: “La buona notizia, infatti, è che il piombo può essere riciclato in modo sicuro e senza ripercussioni per i lavoratori, i loro bambini e i quartieri circostanti. I siti contaminati da piombo possono essere bonificati e ripristinati. Le persone possono essere educate sui pericoli del piombo e preparate per proteggere se stesse e i propri figli. Il ritorno sull’investimento è enorme: miglioramento della salute, aumento della produttività, QI più elevati, meno violenza e futuri più luminosi per milioni di bambini in tutto il pianeta”.
Per Fuller un approccio coordinato al problema dei Governi dei Paesi nei quali l’inquinamento da piombo e da altri rifiuti tossici di metalli pesanti hanno colpito soprattutto i bambini “potrebbe far rientrare l’allarme e salvare almeno le prossime generazioni”. Su questo il rapporto dell’IHME da indicazioni precise su dove e come intervenire: Servirebbero sistemi di monitoraggio e comunicazione, compresa la diffusione di test del livello di piombo nel sangue; misure di prevenzione, controllo, gestione, trattamento e risanamento, compreso il rafforzamento dei sistemi sanitari affinché siano attrezzati per rilevare, monitorare e trattare l’esposizione al piombo specialmente tra i bambini; una consapevolezza e un cambiamento del comportamento dell’opinione pubblica, con la creazione di campagne di educazione pubblica sui pericoli e sulle fonti di esposizione del piombo con appelli diretti a genitori, scuole, leader comunitari e operatori sanitari; infine una legislazione e una politica, che applichino standard ambientali, sanitari e di sicurezza per la produzione e il riciclo di batterie al piombo-acido e di rifiuti elettronici. Parallelamente è auspicabile un’azione globale per la creazione di protocolli standard per verificare i livelli di inquinamento sulla salute pubblica, l’ambiente e le economie locali e l'utilizzo rigoroso di norme internazionali in materia di riciclaggio e trasporto delle batterie al piombo-acido usate. Si può fare! L'alternativa potrebbe avere conseguenze sociali e sanitarie inimmaginabili...
Alessandro Graziadei

Sono Alessandro, dal 1975 "sto" e "vado" come molti, ma attualmente "sto". Pubblicista, iscritto all'Ordine dei giornalisti dal 2009 e caporedattore per il portale Unimondo.org dal 2010, per anni andavo da Trento a Bologna, pendolare universitario, fino ad una laurea in storia contemporanea e da Trento a Rovereto, sempre a/r, dove imparavo la teoria della cooperazione allo sviluppo e della comunicazione con i corsi dell'Università della Pace e dei Popoli. Recidivo replicavo con un diploma in comunicazione e sviluppo del VIS tra Trento e Roma. In mezzo qualche esperienza di cooperazione internazionale e numerosi voli in America Latina. Ora a malincuore stanziale faccio viaggiare la mente aspettando le ferie per far muovere il resto di me. Sempre in lotta con la mia impronta ecologica, se posso vado a piedi (preferibilmente di corsa), vesto Patagonia, ”non mangio niente che abbia dei genitori", leggo e scrivo come molti soprattutto di ambiente, animali, diritti, doveri e “presunte sostenibilità”. Una mattina di maggio del 2015 mi hanno consegnato il premio giornalistico nazionale della Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue “Isabella Sturvi” finalizzato alla promozione del giornalismo sociale.