Cina/Hong Kong: appelli per una svolta democratica

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Il caso di He Hong, prima donna cinese a vincere una causa per molestie sessuali, accresce la speranza che venga introdotta nel paese una legislazione in grado di perseguire tali forme di abuso nei luoghi di lavoro. La vittoria di He Hong rappresenta un passo importante in un paese dove in materia di molestie sessuali le decisioni delle Corti si basano sulla prova diretta; una condizione che scoraggia le denunce da parte di donne vittime di abusi.

In una ricerca condotta dal Beijing Evening Post, il 70 per cento delle intervistate ha dichiarato di aver subito abusi sessuali sul posto di lavoro da parte dei superiori maschi. La All-China Women's Federation sostiene che sia necessario rivedere la legge sulla Protezione dei diritti e degli interessi delle donne, una normativa ritenuta troppo vaga e incapace di proteggere le donne dalle molestie sessuali e dalla violenza domestica.

La Cina sta attraversando una fase politica piuttosto difficile. Dopo le manifestazioni di Hong Kong delle scorse settimane, il primo ministro cinese, Wen Jiabao, ha confermato la fiducia dell'esecutivo di Pechino nei confronti del governo della regione autonoma di Hong Kong e, in particolare, del suo capo, Tung Chee-hwa. Prostrata dalla crisi economica e scossa dal tentativo fallito del governo locale, dietro pressioni di Pechino, di imporre ai cittadini di Hong Kong una legge antisovversione (conosciuta anche con il nome 'Articolo 23'), l'ex colonia britannica per ora non cambierà guida.

Il governo cinese ha così riaffermato la validità del principio ‘un Paese, due sistemi', ideato e imposto proprio da Pechino. La conferma di Tung Chee-hwa alla guida di Hong Kong è giunta nonostante le recentissime dimissioni di due ministri dal governo dell'ex colonia di Londra. Lo scorso 15 luglio, infatti, hanno abbandonato i loro incarichi il ministro per la sicurezza, Regina Ip, e quello dell'economia, Antony Leung. Pechino sta tentando di allentare le tensioni ad Hong Kong, dove le proteste si sono trasformate in appelli diffusi per una svolta democratica e minacciano i programmi cinesi di riunificazione con Taiwan. "Ora credo che la priorità sia seguire la crescita di questo ‘movimento per la democrazia' che si è espresso in questi giorni" - ha detto alla Misna il vescovo salesiano di Hong Kong Joseph Zen Ze-kiun - "senza accelerazioni verso soluzioni drastiche, ma in maniera moderata e continuativa".

Fonti: Oneworld, Misna, Inter Press Service.

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