Ciad: allarme di Msf per 5mila sfollati, continuano gli attacchi

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Bambini ed anziani bruciati vivi nelle loro case, uomini cui sono stati estratti gli occhi a colpi di baionette: sono atroci le testimonianze raccolte dall'Onu tra i superstiti degli attacchi dei famigerati predoni a cavallo contro i villaggi del Ciad sud-orientale, contagiato dalle violenze etniche del vicino Darfur. "Continuiamo a ricevere informazioni di attacchi violentissimi contro villaggi nel sud est del Ciad" - ha riferito Ron Redmond, portavoce dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr). "Le informazioni fornite dai superstiti di recenti attacchi al sud di Goz Beida (Ciad sud orientale) sono simili: i villaggi sono circondati da uomini armati - alcuni in uniforme militare - che si muovono a cavallo o su cammelli. In alcuni casi, gli aggressori usano anche razzi per lanciare granate, hanno riferito i testimoni. I villaggi sono quindi completamente dati alle fiamme e gli abitanti freddati mentre tentano di fuggire. I superstiti descrivono i loro aggressori come arabi nomadi, provenienti dal Ciad e dal Sudan. Nei giorni scorsi il governo del Ciad ha annunciato di aver proclamato lo stato di emergenza in gran parte del Paese dopo i violenti scontri dei giorni scorsi fra comunità arabe e non arabe al confine con il Darfur sudanese.

Medici Senza Frontiere (Msf) è allarmata per la sorte di 5mila sfollati e alcuni membri del suo staff dispersi in seguito a un attacco nell'est del paese, dove continua ad aumentare la violenza. "Il 20 novembre un'equipe di Msf si è recata a Adé, dove si trovano 6mila sfollati, ma ancora non ha potuto appurare quanti di questi sono giunti da Koloye. Apparentemente, residenti di altri villaggi che sono stati attaccati e bruciati si sono uniti a quanti fuggivano da Koloye" - riporta una nota dell'associazione. Sia il Ciad che la Repubblica Centrafricana devono fare fronte all'avanzata di gruppi di guerriglia che agiscono come i guerrieri a cavallo filo-governativi che operano in Sudan. I governi di Ciad e Centrafrica accusano il Sudan di appoggiare questi movimenti. Khartoum però respinge le accuse.

Intanto, vi sarebbe la disponibilità di Khartoum ad accogliere una forza di pace internazionale - segnala l'agenzia Fides riportando un'intervista a Le Figaro del Ministro degli Esteri francesi, Philippe Douste-Blazy. Il ministro valuta positivamente la disponibilità di Khartoum ad accogliere una forza di pace internazionale: "E' la prima volta dal febbraio 2003 che Khartoum non esclude l'ipotesi di dispiegamento di una forza internazionale, indispensabile se vogliamo impedire che la violenza si estenda ad altri Paesi vicini".

Nei giorni scorsi con la presenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, si è aperto ad Addis Abeba l'incontro internazionale sul Darfur - la regione occidentale del Sudan teatro dal febbraio 2003 di un conflitto interno - che dovrebbe vedere l'accordo per la creazione di una sorta di 'forza ibrida' dove il contingente africano sarebbe sostenuto e guidato militarmente ed economicamente da elementi Onu. Il compito di garantire la sicurezza della popolazione civile è stato finora affidato ai circa 7000 uomini della missione dell'Unione Africana in Sudan (Amis), il cui mandato scadrà a dicembre. Ma le organizzazioni umanitarie denunciano che, nonostante la firma nel maggio scorso dell'Accordo di pace per il Darfur (Dpa), finora la missione Amis non è stata in grado di proteggere la popolazione civile. [GB]

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