Darfur: escalation di violenze, possibile invio forza Onu

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Si è aperto oggi ad Addis Abeba con la presenza del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan l'incontro internazionale sul Darfur - la regione occidentale del Sudan teatro dal febbraio 2003 di un conflitto interno - che dovrebbe vedere l'accordo per la creazione di una sorta di 'forza ibrida' dove il contingente africano sarebbe sostenuto e guidato militarmente ed economicamente da elementi Onu. Il compito di garantire la sicurezza della popolazione civile è stato finora affidato ai circa 7000 uomini della missione dell'Unione Africana in Sudan (Amis), il cui mandato scadrà a dicembre - segnala l'agenzia Misna.

All'incontro partecipano rappresentanti dell'Onu, dell'Unione Africana (Ua), del governo sudanese e altri mediatori internazionali (tra cui Lega Araba) e il piano sembrerebbe, secondo indiscrezioni e commenti riportati da alcuni mediatori, trovare d'accordo anche il governo sudanese, che invece finora si è sempre fermamente opposto all'invio in Darfur di una missione Onu che sostituisse quella africana. L'Onu ha deciso un ulteriore finanziamento di 77 milioni di dollari alla missione militare africana per porla in condizione quantomeno di terminare il suo mandato, più volte rinnovato, e sempre senza alcuna incidenza sugli eventi, fino alla fine dell'anno. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha deciso in agosto l'invio di una missione militare delle Nazioni Unite (20mila uomini circa) in Darfur: ma per divenire operativa, l'operazione ha bisogno del sì di Khartoum, che lo nega con decisione, parlando di tentativo di neocolonizzazione del Paese.

Il mese scorso un rapporto di Amnesty International denunciava che il governo del Sudan aveva lanciato la più imponente offensiva militare da oltre un anno nel Darfur settentrionale: "nella regione stanno avendo luogo bombardamenti su vasta scala". Amnesty ha ripertutamente sollecitato il governo sudanese a consentire la presenza, senza ulteriore ritardo, di una forza di pace dell'Onu col mandato di tutelare i civili del Darfur. Nonostante la firma nel maggio scorso dell'Accordo di pace per il Darfur (Dpa), finora la missione militare dell'Ua non è stata in grado di proteggere la popolazione civile.

Oggi Medici senza Frontiere denuncia un'escalation di violenze da parte di tutti i gruppi armati nei confronti della popolazione civile e degli operatori umanitari" che ha costretto molte persone ad abbandonare le loro abitazioni. "L'aumentare della violenza impedisce agli aiuti di raggiungere le migliaia di civili che continuano a subire attacchi sempre più feroci nella regione del Jebel Moon, a nord della capitale del Darfur occidentale, El Geneina" - riporta un comunicato di Msf.

Queste nuove violenze sembrano confermare la ripresa delle ostilità almeno in alcune zone della vasta regione sudanese del Darfur, un'area estesa quanto la Francia e composta tra diversi Stati: Darfur meridionale, settentrionale ed occidentale - riporta l'agenzia Misna. Secondo il giornale sudanese 'Al-Ayam' nell'area intorno alla città di Muhajiriah, (Darfur meridionale, al confine con quello settentrionale) - negli ultimi giorni sarebbero morte almeno 80 persone a causa di una serie di raid compiuti dai Janjaweed, le milizie di predoni arabi considerate le principali responsabili delle violenze compiute negli ultimi 3 anni e accusate di essere legate al governo sudanese. Il quotidiano, che cita fonti anonime della ribellione, riferisce anche di attacchi contro alcune postazioni dell'Esercito di liberazione del Sudan (Sla) comandato da Minni Minnawi, l'unico gruppo ribelle ad aver firmato un accordo di pace con Khartoum.

Il Darfur, dove sono circa 200.000 le persone rimaste uccise e più di 2.5 milioni gli sfollati, è teatro di un'escalation delle violenze in un conflitto che infuria dal 2003. Questa settimana RaiNews24 ha dedicato diverse inchieste al Darfur ed il reportage di Riccardo Frigone: "Darfur Africa. L'ultima ferita". [GB]

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