Chirurgia o macelleria messicana?

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La politica, non solo in tempo di crisi, è molto più di un atto chirurgico. La sapienza, frutto di almeno un decennio di sudate carte e tirocinio, guida la mano esperta ad incidere i tessuti quel tanto sufficiente per consentire di raggiungere ciò che va asportato, connesso, sostituito. Alcuno affiderebbe ad una mano poco esperta il proprio corpo. Parimenti alcuno affiderebbe l’amministrazione del proprio condominio ad un neofita che non riesce a discernere quali spese si possono ridurre e quali vanno affrontate con celerità. Sin qui conveniamo.

L’incoerenza appare in tutta la sua evidenza quando ci spostiamo a livelli superiori. Dalla città all’Europa. Qui possiamo anche permetterci il lusso di sperimentare amministratori neofiti, chirurghi che andranno a sezionare il nostro futuro privi d’ogni esperienza. Anzi. Orgogliosi nel dire: non ho mai fatto politica in vita mia, non mi sono mai occupato della “cosa pubblica”, non ho mai avuto la tessera di un partito.

Ancor più impressione sono coloro che gestiscono potere e si vantano di non aver mai fatto alcuna formazione che riguardi la res pubblica. E così, assieme alla prima Repubblica s’è pensato di chiudere i battenti anche di tutte le scuole di partito (DC – PCI – PSI) ridimensionando le Scuole di preparazione sociale. Certo. La formazione teorica passava nelle Università e, quindi, rimanevano distanti anni luce dalla realtà. Ancor oggi si può diventare politologi senza mai esser entrati in un consiglio comunale.

Badate bene che con questo non voglio certo difendere i chirurghi anziani con la mano tremante restii nel lasciare primariato e bisturi. Ci mancherebbe. Quest’ultimi non si sono affatto preoccupati di formare “nuove leve”, di sostituirsi, di pensarsi altrove ed altrimenti. No. Nel delirio d’onnipotenza che caratterizza gli stolti che presidiano e presiedono ogni cosa che, guarda caso, non è a titolo gratuito.

Quest’estate sono stato a Tblisi in Georgia ed un funzionario del Ministero della Sanità mi narrò del periodo che divise il Comunismo dalla Democrazia. V’erano le mafie a farla da padrone; vendevano per pochi denari lauree in medicina e chirurgia. Il risultato è drammatico in quanto molti hanno fatto praticantato sulla pelle dei pazienti e senza la supervisione di alcuno. Che fare? Svuotare gli ospedali? No. Si cerca, pur con fatica, di far crescere nuove leve pronte per sostituire coloro che andranno in pensione e che orami hanno acquisito sul campo una certa pratica.

Una certa pratica è stata acquisita anche dalle nostre parti. Guardiamo ai tagli, per esempio. E’ indubbio che bisogna metter mano al cancro del debito pubblico o alle spese folli di istituzioni senza più senso, ma il chirurgo esperto non può trasformarsi in macellaio (senza offesa, of course). Non è possibile tagliare lo stato sociale accanendosi terapeuticamente contro lavoratori dipendenti, precari, studenti, pensionati, giovani in cerca di un lavoro, colpiti direttamente attraverso i licenziamenti, la diminuzione di salari e pensioni, l’azzeramento dei diritti sul posto di lavoro; ed indirettamente, con diminuzione o eliminazione di servizi essenziali: trasporti pubblici, sanità, istruzione, edilizia residenziale pubblica, sussidi agli affitti.

Non è possibile che non si voglia agire sui costi della politica (che conta in Italia il doppio dei parlamentari del Congresso americano con tutti gli staff a seguito) o i costi degli armamenti riguardo ai quali dobbiamo solo intensificare la voce della protesta.

La macelleria messicana che s’è scagliata contro il non profit è di una violenza inaudita. Azzerare la cooperazione internazionale, ridurre ad un centocinquantesimo rispetto alla Difesa il fondo per il servizio civile, burocratizzare il riconoscimento delle più piccole associazioni (che non sia mai che la gente si voglia incontrare invece di starsene buona buona davanti alla TV), ridurre a carità il 5 x 1000 sono solo briciole, quisquilie di fronte ai 17 miliardi di euro che verranno a breve impegnati per bombardieri nuovi di zecca (F35 & eurofighter).

Qui se ne esce, per dirla con Pasolini, intensificando la cultura. Anche se, a parer di qualcuno, non si mangia. Riapriamo subito le scuole di politica. Non permettiamo a questi signori di usare il bisturi come un machete.

Fabio Pipinato

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