Che cosa determina l’importanza dei mass media importanti?

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Parte dei motivi per cui io scrivo dei mass media e’ perche’ sono interessato alla totalita’ della cultura intellettuale; e quella parte di essa che e’ piu’ facile da studiare  e’ proprio quella che riguarda i mass media. Escono tutti i giorni. Si puo’ fare un’indagine sistematica e si puo’ comparare la versione di ieri con quella di oggi. C’e’ moltissima evidenza circa cio’ che viene messo in risalto e cio’ che non lo e’ e il modo in cui gli stessi sono strutturati. La mia impressione e’ che i mass media non sono molto diversi dagli studiosi o da, diciamo, i giornali di opinione intellettuale- certo magari esistono degli altri limiti- ma non sono proprio radicalmente diversi. Essi interagiscono e questo e’ perche’ la gente avanza di rango o precipita abbastanza facilmente al loro interno.

Si guardi ai media o a qualsiasi altra istituzione che si voglia analizzare. Ci si puo’ domandare come sono strutturati istituzionalmente all’interno. Si puo’ capire qualcosa circa la loro posizione nella societa’ in toto. Come si relazionano con altri sistemi di potere e autorita’? Se si e’ fortunati, esistono dati interni registrati che potrebbero indirizzarci nello studio del sistema d’informazione e che potrebbero dirci esattamente cio’ che stanno facendo (si tratta di una specie di sistema dottrinale). Questi dati non equivalgono alle veline delle pubbliche relazioni , ma descrivono in maniera reale cio’ che si dicono l’uno con l’altro per cio’ che hanno in mente di fare. C’e’ un sacco di informazione interessante.

Esistono tre fonti maggiori di informazione che possono aiutare a spiegare la natura dei mass media. Li si deve studiare usando le metodologie che, diciamo, uno scienziato usa per studiare delle molecule complesse o qualcos’altro di simile. Se diamo un’occhiata alla struttura, poi potremmo fare delle ipotesi basate su di essa, su come il prodotto dei media apparira’ all’esterno, con una certa approssimazione. Quindi si va a investigare il prodotto reale e a vedere quanto e come sia conforme all’ipotesi che noi abbiamo fatto. Praticamente tutto il lavoro di analisi dei media corrisponde a quest’ultima parte- cercando di studiare accuratamente il prodotto reale dei media e se e’ conforme ad assunzioni ovvie circa la natura e la struttura dei media stessi.

Bene, che cosa scopriamo? Prima di tutto troviamo che ci sono mass media diversi che fanno cose diverse, come per esempio l’intrattenimento/Hollywood, le telenovelas e cosi’ via, o anche la maggioranza dei quotidiani nella nazione (la grandissima maggioranza). Tutti sono dedicati a dirigere la audience di massa.

Un altro settore dei mass media, l’elite, talvolta identificati anche come i media che definiscono l’agenda, perche’ sono essi, con le loro risorse enormi, che definiscono la struttura delle notizie a cui tutti gli altri si adeguano. Il New York Times e la CBC, questo tipo di media. La loro audience e’ costituita soprattutto da gente privilegiata. La gente che legge il New York Times è gente benestante o parte di cio’ che viene definita, a volte, la classe politica. In realta’ esse fanno parte integrale del sistema. Sono essenzialmente managers di qualcosa o qualcos’altro. Possono essere managers politici, di agenzie di affari ( come dirigenti delle multinternazionali o qualcosa del genere), managers con dottorati (come i professori universitari) o anche giornalisti che lavorano in organizzazioni  dedicate a influenzare il modo di pensare della gente e di guardare alle cose.

L’elite dei mass media determina la struttura entro la quale operano tutti gli altri.  Se si da’ un’occhiata all’Associated Press, che macina un flusso costante di notizie, verso la meta’ del pomeriggio fa una pausa e c’e’ qualcosa che viene fuori ogni giorno che dice “Attenzione per gli Editori: Il New York Times di domani avra’ le seguenti storie in prima pagina”. Il senso di tutto cio’ sta nel fatto che se sei un editore di un quotidiano a Dayton, in Ohio, e non hai le risorse per capire quali sono le notizie importanti, oppure non vuoi proprio pensarci, allora il richiamo su AP ti dice direttamente cio’ che costituisce la notizia. Queste sono le storie per la quarta pagina che generalmente trattano di notizie diverse da quelle locali che non riguardano direttamente i lettori locali. Queste sono le storie che vengono pubblicate in quelle pagine perche’ il New York Times ci dice cio’ che sara’ importante domani. Se sei un editore a Dayton, Ohio, in qualche modo sei obbligato a seguire i dettami del New York Times, perche’ non hai altre risorse  a disposizione. Se in qualche modo ti poni al di fuori di questa linea di produzione, se supporti notizie che non sono gradite alla grande stampa, te lo faranno sapere abbastanza velocemente. E cio’ e’ infatti quello che accadde al San Jose’ Mercury News; costituisce un esempio drammatico di questo processo. Quindi ci sono molti modi con cui il potere ti puo’ riportare in linea, molto velocemente. Se tenti di rompere il modello convenzionale non durerai molto a lungo. L’impalcatura funziona piuttosto bene ed e’ ovvio che sia solo un riflesso delle strutture di potere.

I veri mass media praticamente cercano di indirizzare la gente. Facciamogli fare qualcosa d’altro, senza che ci rompa le palle ( “noi” sono i registi dello spettacolo). Lasciano che la popolazione in generale si interessi in maniera spasmodica degli sport dei professionisti o degli scandali sessuali  o dei personaggi famosi e dei loro pseudo problemi  o qualsiasi altra imbecillaggine. Qualsiasi cosa purche’ non sia importante. Certo, le cose serie sono per le persone importanti. “Noi” ci prendiamo cura di quelle cose.

Chi sono i media di elite, quelli che stabiliscono l’agenda? Il New York Times e CBS, per esempio. Prima di tutto queste sono enormi corporazioni che generano profitti enormi. Perdippiu’, molte di queste sono connesse, oppure direttamente proprieta’ di corporazioni ancora piu’ grandi come la General Electric, Westinghouse e cosi’ via.` Queste corporazioni sono situate all’apice della struttura di potere dell’economia privata che poi e’ una struttura estremamente tirannica. Le corporazioni multinazionali sono essenzialmente delle tirannie gerarchiche controllate dall’alto. Se cio’ che stanno facendo non ti va , te ne vai. I mass media piu’ grossi sono praticamente parte di quel sistema.

Allora, com’e’ la loro struttura istituzionale? E’ costituita piu’ o meno allo stesso modo. Essi interagiscono e si relazionano ad altri centri di potere piu’ grandi- il governo, altre corporazioni, o le universita’. Perche’ i mass media costituiscono un sistema dottrinale che interagisce strettamente con le universita’. Facciamo un esempio; supponiamo che un giornalista stia scrivendo una storia sul Sud Est Asiatico o sull’Africa o qualcosa del genere. Egli dovrebbe recarsi all’universita’ a trovare un esperto che gli possa dire che cosa scrivere, oppure andare a una fondazione come la Brookings Institute o l’American Enterprise Institute che gli possano fornire le parole e i concetti da stampare. Queste istituzioni esterne sono molto simili ai mass media.

La struttura istituzionale

Le universita’, per esempio, non sono istituzioni indipendenti. Forse ci possono essere degli individui indipendenti qua’ e la’ ma questo puo’ anche essere vero nella struttura dei media. E succede anche nelle grandi corporazioni. Succede anche negli stati fascisti, tanto per fare un esempio. Ma l’istituzione, di per se’, e’ parassitaria.   Dipende da fonti di supporto esterne e tali fonti di supporto sono, per esempio, ricchezze private, le grandi corporazioni che finanziano le borse di studio e il governo (che e’ legato in maniera indissolubile al potere corporativistico tanto che lo si puo’ appena distinguere  quale entita’ distinta), e costituiscono l’humus nel quale si situano le universita’. La gente presente all’interno che non si adatta a questa struttura, che non l’accetta e non la internalizza (in pratica non si puo’ lavorare all’interno di queste strutture se non le si internalizza e non ci si crede), viene facilmente selezionata e estromessa lungo il percorso, partendo dall’asilo e via via fino all’apice. Esiste tutta una serie di procedure di filtraggio per liberarsi di persone che sono una rottura di scatole e pensano in maniera indipendente. Quelli fra voi che sono andati all’universita’ sanno che il sistema di educazione e’ tutto strutturato per premiare il conformismo e l’obbedienza; se non ti comporti in questo modo allora sei un rompipalle. Quindi si tratta di un sistema di selezione che seleziona appunto gente che realmente (non dicono bugie) e onestamente internalizza la struttura delle credenze e dei comportamenti del sistema di potere presente in maniera preminente nella societa’. Le istituzione elite, per esempio Harvard e Princeton, e le piccolo universita’ piu’ evolute, per esempio, sono specializzate nel favorire un certo tipo di socializzazione. Se andate in un posto come Harvard scoprite che la maggior parte degli insegnamenti riguardano le buone maniere; come bisogna comportarsi quale membro delle classi dominanti, come formulare il concetto appropriato e cosi’ via.

Se avete letto la Fattoria degli Animali di George Orwell, che scrisse nella meta’ degli anni 1940, sapete che e’ una satira dell’Unione Sovietica, uno stato totalitario. Quando usci’ fu un grosso successo. Piacque a tutti. Orwell pero’ aveva anche scritto un’introduzione alla Fattoria degli Animali che fu soppressa. Venne pubblicata solo 30 anni piu’ tardi. Fu trovata da qualcuno fra le sue carte dopo la sua morte. L’introduzione alla Fattoria degli Animali parlava della “Censura Letteraria in Inghilterra” e diceva ovviamente che il libro ridicolizzava l’Unione Sovietica e la sua struttura totalitaria. Ma Orwell diceva anche che l’Inghilterra non e’ molto diversa. Non c’e’ un KGB che ci soffia sul collo ma il risultato finale e’ abbastanza simile. La gente che pensa in maniera indipendente o che pensa le idée sbagliate e’ tagliata fuori.

Orwell dice poco, solo due frasi, circa la struttura istituzionale. E si chiede: “Perche succede tutto questo?”. Primo perche’ la stampa e’ di proprieta’ dei potenti che richiedono che solo un certo tipo di informazione raggiunga il pubblico.  L’altra cosa, dice, e’ che quando si passa attraverso il sistema educativo, quando si frequenta la scuola giusta come Oxford, allora si impara che ci sono delle cose che non si possono dire e pensieri che non è bene avere. Questo costituisce il ruolo socializzante delle istituzioni di elite e se non ci si adatta, allora si e’ fuori. Le due frasi di Orwell piu’ o meno raccontano questa storia.

Quando i giornalisti di questi mass media vengono criticati dicendo, per esempio, guarda, questo e’ quanto Anthony Lewis o qualcun altro sta scrivendo, si arrabbiano parecchio. Essi controbattono, molto correttamente, dicendo che “nessuno  dice loro  mai cio’ che devono scrivere. Scrivono qualsiasi cosa gli faccia piacere. Tutte queste storie di pressioni e costrizioni sono tutte delle porcherie perche’ non ci viene mai fatta nessuna pressione”. Ed e’ completamente vero; il punto e’ piuttosto che questa gente non occuperebbe i posti che occupano se non avessero gia’ dimostrato che non necessitano di nessuno che dica loro cio’ che devono scrivere perche’ comunque essi lo stanno gia’ facendo. Se, per esempio, avessero cominciato dalla sezione “locale”, o qualcosa del genere, e avessero scritto il tipo di storie “sbagliate”, allora non sarebbero mai arrivati a ricoprire quelle posizioni da dove adesso possono dire tutto cio’ che gli pare. Lo stesso e’ vero anche dei docenti universitari che insegnano le discipline piu’ ideologiche. Essi sono passati attraverso le forche caudine del sistema di socializzazione. [...]

Industria delle pubbliche relazioni, intellettuali pubblici, mondo accademico

L’ultima cosa da analizzare e’ la struttura dottrinale con cui si procede. La gente che si trova ai livelli di comando nel sistema dell’informazione, incluso i mass media, le agenzie di pubblicita’ e le scienze politiche nell’accademia, possiede un quadro di cio’ che dovrebbe accadere quando scrivono l’uno per l’altro (e non quando fanno dei discorsi commemorativi per la fine dell’anno accademico)?  Quando si fa un discorso ai laureandi praticamente quelle sono solo belle parole; ma quando si scrive per altra gente, che cosa dice la gente di cio’ che viene scritto?

Ci sono essenzialmente tre cose da analizzare. La prima e’ l’industria di pubbliche relazioni, l’industria di propaganda capitalistica piu’ grande. Cosa dicono i leaders delle pubbliche relazioni? La seconda cosa da analizzare e’ la posizione dei cosiddetti intellettuali pubblici, i grandi pensatori, coloro che scrivono gli articoli di fondo e cose del genere.  Che cosa dicono? La gente che scrive libri enormi sulla natura della democrazia e cose simili. La terza cosa da analizzare e’ il flusso accademico, in modo particolare quella parte delle scienze politiche che si occupa della comunicazione e dell’informazione e tutta quella roba che ha costituito una branca delle scienze politiche negli ultimi 70-80 anni.

Quindi, diamo un’occhiata a queste tre cose e analizziamo cio’ che dicono; consideriamo cio’ che le figure importanti scrivono di queste cose. Dicono tutti (e cito in maniera parziale) che la popolazione in generale e’ costituita da “ignoranti e impiccioni estranei”. Bisogna tenerli fuori dalla pubblica arena perche’ sono troppo stupidi e se si impegnano procurano solo guai. La loro funzione e’ di essere “spettatori” non “partecipanti”. Vengono ammessi a votare una volta ogni tanto per scegliere uno di noi, i furbi. Dopodiche’ devono tornarsene a casa e fare qualcosa d’altro come guardare la partita di pallone o qualsiasi altra cosa. Ma gli “estranei ignoranti e impiccioni” devono restare osservatori e non partecipanti.  [...] Questo e’ approssimativamente il quadro, come lo vedo io, del modo in cui il sistema e’ istituzionalizzato, le dottrine che gli stanno intorno e il modo come viene esternalizzato. Esiste anche un altro lato diretto verso gli “ignoranti e ficcanaso” che non appartengono alla casta. Si tratta dell’uso di diversivi di un qualche tipo o un’altro. Da tutto cio’ io credo che voi dovreste essere in grado di prevedere cio’ che vi aspettate di trovare.

Noam Choamsky da Serenoregis.org

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