Cem Mondialità

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numero di settembre
Guerra e Pace, educare al conflitto

È ormai acquisita - come orientamento generale della ricerca per la pace e dell'educazione alla nonviolenza - l'enorme importanza concettuale e pratica dell'idea di conflitto. Un numero crescente di autori, ricerche e scuole di pensiero si sta orientando verso l'analisi dei conflitti nella micro e nella macro scala, a partire da una immagine del conflitto inteso come potenzialità al tempo stesso costruttiva e distruttiva.

In altre parole, il conflitto non è considerato come sinonimo né di violenza né tanto meno di guerra, ma come quella condizione esistenziale ineliminabile che caratterizza tutti gli esseri umani e che può sfociare tanto nella crescita creativa e costruttiva di tutte le parti coinvolte, quanto in una situazione negativa, drammaticamente distruttiva.

Tale distinzione è stata esplicitata da tempo in campo psicologico, in particolare con i lavori di Erich Fromm, ed è ormai accettata sul piano concettuale la differenza che intercorre tra aggressività benigna e maligna, tra violenza e assertività, tra passività e nonviolenza attiva e proattiva (che interviene preventivamente). Ma nella comune prassi educativa permangono ancora incertezze e resistenze, si tende a considerare il conflitto come qualcosa di negativo, da evitare, per conseguire una generica condizione di concordia che in realtà maschera i conflitti esistenti e ci rende impreparati quando essi esplodono all'improvviso. A maggior ragione, nel linguaggio abitualmente usato dai media, il conflitto è considerato sinonimo di guerra e questa ambiguità semantica contribuisce a creare confusione, frustrazione e senso di impotenza. Continua⅀ di Nanni Salio.
Indice del numero di settembre

Cem Mondialità, mensile di educazione alla mondialità che si rivolge agli educatori ai quali propone un pensiero progettuale, l'interculturalità, spunti interdisciplinari, la formazione liberatrice con pedagogia narrativa.

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