Caso Mastrogiacomo: gli afghani chiedono coerenza all'Italia

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"Da Roma e Kabul testimonianze della comunità afghana, "felice" per la salvezza del giornalista, ma "preoccupata" per la sorte dei due connazionali implicati nella vicenda e le "possibili vendette" contro l'Italia" - riporta Asianews. Secondo la comunità afghana in Italia "due pesi, due misure" sono stato usati nella gestione del sequestro del giornalista Daniele Mastrogiacomo "scambiato" dopo 15 giorni di prigionia con 5 comandanti talebani. "Come noi afghani in Italia ci siamo impegnati per la liberazione di Daniele Mastrogiacomo, così chiediamo alla comunità internazionale, non solo a Kabul, di impegnarsi per chiarire la sorte del nostro connazionale liberato insieme al giornalista e di cui non si ha notizia". Così ad AsiaNews Qorbanali Esmaeli, presidente dell'Associazione afghani Italia, che l'8 marzo a Roma aveva lanciato un appello in pashtu per la salvezza del reporter.

Insieme a Mastrogiacomo nella provincia di Helmand erano stati rapiti, il 5 marzo, il suo autista e l'interprete. Sulla sorte di entrambi ci sono ancora notizie contraddittorie. Di sicuro, il primo, Sayed Agha, 24 anni, è stato decapitato dagli uomini del mullah Dadullah, perché ritenuto una spia. Il secondo collaboratore, Ajmal Naqshbandi - interprete e giornalista - è stato visto libero dallo stesso Mastrogiacomo, ma i suoi familiari non ne hanno ancora notizie. Con ogni probabilità è in custodia dell'intelligence afghana, che lo sta interrogando, ma ieri l'agenzia Pajhwok dava l'uomo ancora nelle mani dei talebani. L'ambasciata italiana sostiene di essere impegnata nel chiarire la vicenda, mentre organizzazioni per la libertà di stampa hanno già lanciato appelli per la "liberazione" dell'afghano.

Stessa considerazione quella di diversi afghani in patria, che hanno chiesto l'anonimato. "Sentiamo che è stato usato un doppio standard per i due ostaggi e vogliamo chiarezza; per noi non è strano scambiare prigionieri, fa parte della nostra tradizione, è solo inaccettabile che del nostro connazionale vivo non si abbia traccia e che l'altro sia stato ucciso". Le stesse fonti avvertono poi che "le conseguenze di questa vicenda per gli italiani presenti in Afghanistan potrebbero essere gravi: ormai c'è la fama che gli italiani pagano e bene, e inoltre il rischio di vendette contro obiettivi italiani o le sedi di Emergency.

Intanto in un comunicato Emergency ribadisce a riguardo della liberazione di Matrogiacomo "di avere semplicemente svolto azioni delle quali era richiesta, ritenendole compatibili e doverose in relazione alla propria natura, senza assumere alcuna iniziativa autonoma, restando assolutamente estranea a qualsiasi azione di politica interna o internazionale". L'organizzazione fondata da Gino Strada afferma di essere "entrata in questa vicenda su richiesta del governo italiano" e di aver "agito da tramite fra governo italiano e sequestratori, agendo in stretto contatto e totale trasparenza con il governo stesso".

Emergency sottolinea che "con la liberazione di Mastrogiacomo, la vicenda non è conclusa". "Di Adjmal Nashkbandi, sequestrato con il giornalista italiano, con cui collaborava come interprete, e liberato con lui, non si hanno notizie. Rahamtullah Hanefi, dipendente di Emergency nell'ospedale di Lashkar-Gah, che si è impegnato per rendere effettive le azioni richieste dal governo italiano, è stato arrestato dalla polizia del governo afgano all'alba di martedì 20 marzo". "Il perdurare incomprensibile della sua detenzione è motivo di estrema preoccupazione per la sua sorte - riporta Emergency. "Entrambe queste situazioni si collocano all'interno delle azioni compiute dal governo italiano per ottenere la liberazione di Mastrogiacomo e deve ritenersi scontato, non semplicemente auspicabile, che il governo italiano consideri questi problemi urgenze sue, sulle quali immediatamente intervenire" - conclude il comunicato di Emergency. [GB]

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