Caritas: lotta alla povertà centrale in Italia e nel mondo, Governo carente

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"In Italia la questione centrale resta la lotta alla povertà che riguarda milioni di cittadini e famiglie che sempre più si trovano in situazione di precarietà" ma, nonostante la crisi, "i tavoli nazionali sulle politiche sociali non vengono convocati da tempo dal Governo". E' la dura denuncia ad Avvenire di mons. Vittorio Nozza, direttore nazionale della Caritas a chiusura dei lavori del 33° Convegno nazionale delle Caritas diocesane tenutosi a Torino nei giorni scorsi

Tracciando un panorama delle difficoltà in cui versa il paese e della rete di aiuti di cui l’organismo pastorale si è fatta carico il presule ha sottolienato che "sempre più persone e famiglie si rivolgono ai centri della Caritas per chiedere aiuto, in particole quelli che hanno perso il lavoro": si tratta - secondo i dati citati da monsignor Nozza - di oltre 200mila persone negli ultimi tre mesi. "A Maggio - ha detto - in molte diocesi i centri di ascolto avevano già esaurito la dotazione di un anno. Siamo molto preoccupati, non si può continuare a lungo". Gli interventi che la Caritas intende portare avanti, sono forme di sostegno a famiglie in difficoltà, integrazione del reddito a chi è in cassa integrazione, o forme di sostegno per le spese scolastiche per gli studenti i cui genitori hanno perso il lavoro. Interventi - ha precisato monsignor Nozza - realizzabili attraverso fondi straordinari alimentati dalle offerte dei fedeli.

Una ulteriore e grave preoccupazione arriva dal "clima che si respira", dalla "mentalità generale" soprattutto in materia di accoglienza dei migranti. "C'è un oscuramento generale della mentalità - ha detto mons. Nozza. "Prima le nostre buone azioni provocavano solidarietà, consenso e qualche applauso. Ora vengono percepite da alcuni come non opportune e fastidiose. Arrivano anche messaggi di disapprovazione che ci accusano di essere 'troppo accoglienti' o 'troppo disponibili', soprattutto in materia di immigrazione". Il direttore nazionale della Caritas non nasconde, in materia di migrazioni, una distanza dal Governo, "perchè ha una lettura semplificata del fenomeno, alla quale noi opponiamo una lettura complessa, da affrontare con una molteplicità di azioni".

"C’è qualcosa di strano in tutto questo - ha aggiunto. E' come se il nostro Paese fosse stanco e appesantito, colpito da un virus che provoca il silenzio della ragione e il trionfo del parlare e dell’agire contro. Si afferma l’idea che i problemi planetari - la povertà, la fame, l’ingiustizia, la guerra, la società multietnica - non richiedano impegno duro e faticoso per raggiungere soluzioni reali, ma sia preferibile rimuoverli".

E sul tema della lotta alla povertà si è concentrato l'intervento e la decisa denuncia del presidente della Caritas Internationalis, cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga. "I governi dei paesi del G8 - ha detto il presule - non dovrebbero usare la crisi finanziaria come una scusa per tagliare l’aiuto allo sviluppo dei paesi poveri. I livelli dell’aiuto globale anche prima della crisi - ha aggiunto - sono diminuiti dell’8,4% in valori reali fra il 2006 e il 2007".

Mons. Maradiaga ha sottolineato che l’Italia non rispetta gli impegni e "ha diminuito del 56% il suo aiuto estero per il 2009, arrivando a destinare lo 0,09% del prodotto interno lordo, la percentuale più bassa da venti anni". "Inoltre – ha proseguito Maradiaga – questi dati, già scoraggianti, non tengono in conto che alcuni paesi truccano le proprie cifre includendo il peso del debito estero o la formazione degli studenti stranieri o l’accoglienza dei rifugiati. D’altra parte sorprendono le enormi somme di denaro destinate a salvare le banche e le istituzioni finanziarie" - ha notato il presule.

Mons. Maradiaga ha sottolineato che queste riduzioni che " non sono affatto un buon segno per il summit del G8 di quest'anno, proprio in Italia" e ha esortato i leader del mondo a "resistere alle pressioni interne e dimostrare una vera leadership per convincere gli elettori che aiutare i poveri non è una opzione da fare solamente in tempi di prosperità, ma una responsabilita' morale permanente". [GB]

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