Campeggio contro il ponte sullo stretto

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A conclusione del 1° Campeggio Internazionale contro il Ponte sullo Stretto di Messina, che si è tenuto dal 28 Luglio al 2 Agosto 2003 nelle località di Faro(ME) e di Cannitello(Villa S.G.), è necessario fare un'analisi su quello che può aver significato e, soprattutto, sui risvolti che ha lasciato per il nostro territorio e per chi vorrà proseguire, da oggi in poi, la lotta contro la realizzazione del Ponte.

Per la prima volta, realtà di base come il Messina Social Forum ed il Coordinamento Calabrese Contro il Ponte, sono riuscite a far inserire nell'agenda di lotta dei Social Forum un appuntamento così impegnativo come la realizzazione di un campeggio di discussione politica sulla condizione di subalternità delle popolazioni meridionali.
Realizzare un appuntamento del movimento antiponte internazionale nel territorio dello stretto non è stata cosa di poco conto, basti pensare che il territorio risente fortemente dell'influenza mafiosa che ha grande interesse a far realizzare l'opera.
Un grande grazie va a tutti i quattrocento campeggiatori che con la loro presenza hanno testimoniato la loro solidarietà e la loro vicinanza, e ciò sarà per i nostri futuri impegni un punto di riferimento ideale.
Per sei giorni, l'area dello stretto, è stata sotto l'attenzione dei mass-media locali e nazionali e, fortunatamente, per presentare una realtà che vuole decidere su quale futuro deve avere il nostro territorio e le nostre risorse.
Il ragionamento che si è sviluppato nel dibattito dei campeggiatori è stato su due grosse linee:
Il primo rifiuto è di ordine concettuale e riguarda la ferma opposizione ad una politica che, senza e contro gli interessi delle popolazioni locali, vuole realizzare il Ponte senza tenere conto del parere dei residenti e delle Istituzioni che li rappresentano - come il deliberato del Consiglio Comunale di Villa S. Giovanni che ha già deciso di ricorrere giuridicamente in quanto non gli è stato richiesto il parere, cosa prevista come obbligatoria.
Il secondo rifiuto è quello che rigetta il concetto di sviluppo industrialista ed il conseguente ricatto occupazionale.
L'orientamento che è venuto dal "campeggio" è la necessità di riprendersi il proprio futuro a cominciare da un rapporto diverso e da un uso appropriato delle risorse esistenti sul nostro territorio.
Il No ad un Ponte inutile e dannoso deriva da una concezione delle relazioni tra le persone e tra le persone e l'ambiente che esalta le potenzialità delle risorse umane e naturali e non ne mortifica il possibile apporto critico e creativo. E' rispetto della logica, in un'area che è stata culla di filosofi - basti pensare a Campanella, rifiutare la costruzione di un'opera che è già morta prima di nascere. Basti ricordare che il traffico sullo stretto sta diminuendo, dal 1997, di 2, 3 punti percentuale all'anno e che siamo in presenza di una congiuntura economica dove non si prevede uno sviluppo tale da richiedere "l'opera ponte" come assolutamente imprescindibile. Cosa non secondaria, si assiste sempre più al crescere delle vie alternative al gommato, come l'aumentare del traffico marittimo, ferroviario ed anche aereo.
Un sistema rispettoso dei reali bisogni del territorio, destinerebbe 1500 ml di vecchie lire non alla progettazione del ponte ma al potenziamento di infrastrutture quali la statale 106 jonica, la rete idrica, la rete elettrica, i servizi scolastici e le fognature di cui i nostri piccoli comuni, soprattutto quelli dell'entroterra, hanno tanto bisogno. Ma, l'intervento sui reali bisogni, non farebbe gli interessi delle lobbies italiane e straniere e, così, si intristirebbe il Ministro Lunardi.
Oggi, il Messina Social Forum ed il Coordinamento Calabrese Contro il Ponte, hanno avuto la capacità di portare in primo piano il rifiuto di un'opera che guarda esclusivamente ad interessi esterni alla Calabria ed alla Sicilia e che regala grosse risorse economiche alle varie mafie che, di fatto hanno una grande ingerenza nella politica e nell'economia locale.
Dovremo, da subito, essere capaci di estendere la mobilitazione contro il ponte creando comitati locali di cittadini. La mobilitazione deve diventare sempre più di massa, ognuno deve sentirsi leso, ognuno deve sentire il dovere di fare qualcosa contro una scelta fatta sopra e contro la volontà dei cittadini.
E' successo qualcosa di speciale il 2 agosto a Villa S. Giovanni, quando assieme al movimento del NO Ponte, sfilavano per le vie della cittadina i gonfaloni ed i sindaci dei comuni di Villa, Cittanova e Polistena. Il movimento è uscito fuori dal suo splendido isolamento, la battaglia si sta allargando, la lotta contro il Ponte non è più esclusiva di un manipolo di ambientalisti ma diventa un bene comune di larghe fasce di popolazione.
La battaglia contro il Ponte la si potrà vincere se sapremo farla diventare una lotta di tutti anche di chi non vive sui nostri territori. Ed in questo senso, ben venga, in autunno, una manifestazione nazionale contro le grandi opere.
Per il "campeggio", appena concluso, possiamo essere orgogliosi di avere contribuito a realizzare un grande incontro politico-culturale tra giovani europei in una parte d'Italia dove le cose "normali" divengono eccezionali.
Per noi, orgogliosi di avere contribuito a realizzarlo, si potrà affermare: "il 1° Campeggio Internazionale contro il Ponte sullo Stretto di Messina è stato formidabile."

*Del Coordinamento Calabrese Contro il Ponte

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