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CFS: contro il bracconaggio, per la tutela della fauna
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Il Corpo Forestale dello Stato rischia di essere escluso dalle attività di tutela della fauna selvatica e vigilanza venatoria. Lo rileva la Lega Anti-Vivisezione esprimendo preoccupazione per la proposta di depotenziamento del CFS contenuta nel disegno di legge n.1973, sottoposto all'esame della Commissione Agricoltura del Senato. "Si tratta di un provvedimento grave e dalle conseguenze nefaste - denuncia Ennio Bonfanti, responsabile settore 'fauna' della LAV - perché di fatto si consegnano fauna e ambiente a zoomafiosi, bracconieri, trafficanti di animali e cacciatori senza scrupoli, liberi di lucrare sul residuo patrimonio naturale del nostro Paese grazie alla sottrazione del potere di controllo del benemerito Corpo Forestale".
La Lega Italiana Protezione Uccelli e WWF, con una lettera indirizzata a tutti i membri della Commissione Agricoltura e al loro presidente Maurizio Ronconi, chiedono di restituire al Corpo la storica funzione di vigilanza antibracconaggio, che da anni svolge con estrema competenza ed efficacia su tutto il territorio nazionale, in particolare nelle zone "calde" dello Stretto di Messina e delle valli bresciane. Quel che è più grave, secondo WWF e LIPU, è la palese incongruenza costituzionale del provvedimento, che, se fosse approvato, avrebbe la conseguenza di affidare le competenze ai corpi di Polizia Provinciale, su una materia che è invece di potestà esclusiva dello Stato, così come stabilito dall'art. 117 della Costituzione e ribadito dalla sentenza della Corte Costituzionale del 20 Dicembre 2002.
Il bracconaggio è un fenomeno in crescita in Italia, come dimostrano i dati raccolti da LIPU e WWF durante l'opera di controllo svolta sul campo dalle Guardie volontarie venatorie e presso i Centri di Recupero delle due associazioni. In alcune aree, come la zona ionica, ma anche la Toscana e la Calabria è, infatti, notevolmente aumentato il numero di specie protette ferite dai bracconieri: poiane, gheppi, ma anche gru, cicogne e persino orsi, come quelli uccisi nelle aree protette dell'Abruzzo.
Secondo la LAV anche questo provvedimento all'esame del Senato, dietro i pretesti del federalismo e della devoluzione, nasconderebbe la volontà di consentire alle Regioni di demolire a livello locale le normative statali e comunitarie e gli organi di controllo che tentano di limitare la distruzione di fauna e ambiente, in zone in cui le lobby di armieri, allevatori di selvaggina e associazioni venatorie costituiscono importanti bacini elettorali.
Fonti: LAV, LIPU, WWF Italia;