Brasile: no allo sfruttamento con Lula in difficoltà

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Si è celebrata ieri in Brasile la Giornata nazionale della lotta contro l'abuso e lo sfruttamento sessuale dei bambini e degli adolescenti, il cui scopo è mobilitare il governo e la società civile per combattere contro questa grave forma di violazione dei diritti dei più piccoli. Secondo le statistiche recentemente riportate dall'Istituto di studi socio-economici (Inesc), i 40 milioni di reais previsti nel piano Piano pluriennale 2000-2003 sono stati insufficienti al raggiungimento dello scopo prefissato, poiché le 17.000 vittime attese sono diventate molto presto circa 34.000, mentre la maggior parte del denaro veniva utilizzato per la sensibilizzazione scolastica e l'ultima tranche di finanziamenti veniva decurtata di circa un milione di dollari dall'esecutivo precedente quello attualmente in carica, guidato dal presidente Luiz Inácio Lula da Silva. Per il Piano pluriennale 2004-2007 il governo ha promesso lo stanziamento di 136 milioni di reais, pari a circa 36 milioni e mezzo di euro, più del triplo del precedente triennio. Tuttavia, secondo l'Inesc, neppure questa somma potrà garantire le condizioni minime per affrontare e sciogliere i principali nodi critici del problema.

Lo scorso 13 maggio si è ricordato quando nel 1888 in Brasile ci fu l'abolizione della schiavitù in Brasile, almeno quella ufficiale e legalizzata. Fra il 1995 e il 2003 la polizia federale brasiliana ha ispezionato 1.014 fazendas: in più di un quarto di esse sono state riscontrate condizioni di lavoro schiavistico, per un totale di 10.789 lavoratori liberati. Alla vigilia dell'importante ricorrenza del 13 maggio, quest'anno, la Commissione speciale del Parlamento di Brasilia ha votato a favore di una proposta di legge che prevede la confisca di terre laddove si constati la presenza di lavoro schiavistico. La proposta riguarda tanto le proprietà rurali come quelle urbane e, una volta in vigore, prevede anche che sulle terre confiscate abbiano priorità di asentamento, cioè il diritto di stabilirsi in quelle terre, le stesse vittime del lavoro schiavistico. Adesso la proposta deve affrontare il lungo iter fra Camera e Senato, dove si prevede un'accesa battaglia.

Il governo Lula ha concluso lo scorso aprile con una decisione discussa sul salario minimo, passato da 240 a 260 reais a partire dal primo maggio 2004. Conseguentemente è stato elevato anche il cosiddetto `salário-fam㭀lia`, (da 13,48 a 20 reais). In precedenza il Copom, ovvero l`organismo che presiede alla politica monetaria, aveva ridotto il tasso di interesse dello 0,25 per cento, collocandolo così al minor livello dal 2001. Il tasso era del 16,50 per cento a gennaio ed era già stato ridotto in marzo (16,25). A questa decisione, per il governo Lula si aggiunge la battuta di arresto in Senato dove era in votazione il provvedimento con cui erano state dichiarate fuorilegge le sale bingo e le macchinette per il gioco d`azzardo. Il 5 maggio scorso il senato ha negato la sussistenza del requisito costituzionale di urgenza e ha quindi fatto decadere il provvedimento. Il governo è stato sconfitto per un solo voto di scarto (32 i no alla conversione in legge e 31 i sì). La maggioranza non è riuscita a trovare compattezza proprio in uno dei partiti che finora avevano contribuito ad appoggiare il governo in varie importanti occasioni, il Pmdb. Entrambe le decisioni sono espressione di quella "politica economica dei piccoli passi" a cui il governo Lula si è votato fin dall`inizio del mandato e quindi - alla luce di una situazione ancora contrassegnata da recessione e aumento della disoccupazione - contribuisce a mantenere molto acceso il clima politico del Brasile, generando insoddisfazione nei brasiliani, come i sondaggi testimoniano. [AT]

Altre fonti: Misna, Musilbrasil.net

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