Brasile: discussione aperta sulla trans-soia

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Lo stato del Mato Grosso seguendo l'esempio del provvedimento adottato un mese fa dallo stato del Paranà ha vietato ogni forma di coltivazione e commercializzazione della soia geneticamente modificata. I provvedimenti sono in aperto contrasto con l'apertura agli OGM operata dal governo Lula.

Appare sempre più evidente lo scontro tra alcune province brasiliane ed il governo Lula sulla soia transgenica: due degli stati chiave per la sua produzione e commercializzazione hanno detto no al provvedimento del governo federale di apertura agli Ogm. Il governatore del Mato Grosso, Blairo Maggi, che ha annunciato nei giorni scorsi il provvedimento, è anche il maggior produttore di soia dello stato e di conseguenza uno dei maggiori coltivatori brasiliani. Il Mato Grosso produce il 76% della soia brasiliana, cereale del quale il Brasile è il primo produttore mondiale.

Maggi sostiene che secondo il provvedimento del governo Lula la coltivazione e la commercializzazione della trans-soia è possibile solo ai produttori già preparati e autorizzati a codesta attività ma nessun agricoltore nel Mato Grosso possiede allo stato attuale questi requisiti, quindi il divieto sarebbe un semplice riconoscimento fromale.

Da tenere in conto per comprendere il panorama della soia brasiliana è anche la guerra commerciale che da anni si combatte tra le multinazionali del transgenico, Monsanto in testa, e i coltivatori locali di soia, tra cui domina la famiglia Maggi. Già numerose fazendas sono state acquistate dalle multinazionali e diverse coltivazioni di trans-soia illegali sono stati individuate e distrutte nel corso degli ultimi anni. [DS]

Altre fonti: La Nuova Ecologia, Agrolink Brasile, Colband;

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