Bosnia Erzegovina: deceduto Izetbegovic firmatario di Dayton

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Domenica 19 ottobre a Sarajevo è morto Alija Izetbegovic. Aveva abbandonato la vita politica nel 2000. Nazionalista musulmano, presidente del Partito dell'Azione Democratica, è stato protagonista dei "dieci anni più difficili" della Bosnia Erzegovina.

"Il presidente Izetbegovic è morto". Sulejman Tihic, rappresentante Musulmano della presidenza collegiale bosniaca, si è indirizzato in questo modo domenica scorsa ai giornalisti radunati fuori dall'ospedale di Sarajevo

Nato l'8 agosto 1925 a Bosanski Samac, nel nord della Bosnia, laureato in giurisprudenza a Sarajevo, Izetbegovic è l'ultimo dei tre firmatari degli accordi di pace di Dayton ad uscire di scena. Il croato Franjo Tudjman è morto nel 1999, mentre Slobodan Milosevic è attualmente in carcere e sotto processo all'Aja. Izetbegovic mantenne la funzione di presidente lungo tutto il corso del conflitto in Bosnia Erzegovina fino a divenire, dopo la firma degli accordi di Dayton, il primo rappresentante della presidenza collegiale bosniaca del dopoguerra. Nell'ottobre del 2000, pochi giorni dopo la sollevazione dei cittadini di Belgrado contro Slobodan Milosevic, al termine di quelli che la campagna elettorale dell'SDA in Bosnia lo stesso anno aveva chiamato "i dieci anni più difficili", Izetbegovic si ritira dalla vita politica.

Momcilo Krajisnik, primo rappresentante serbo nella presidenza tripartita della Bosnia del dopo Dayton e stretto collaboratore di Radovan Karadzic nel corso della guerra, arrestato nel 2000 per genocidio, crimini contro l'umanità e violazione delle leggi e dei costumi di guerra, aveva dichiarato di essere dispiaciuto del ritiro di Izetbegovic dalla scena politica del Paese, perché lo considerava un "nemico essenziale", svelando le vertiginose affinità dei campi avversi che si erano combattuti con ferocia per anni.

"Senza Izetbegovic, senza 'dedo' (il nonno), che per i tre anni e mezzo dell'assedio di Sarajevo è rimasto con la sua gente, sotto il bombardamento continuo delle forze serbe, in una città senza acqua, senza elettricità e senza cibo, la Bosnia non sarebbe sopravvissuta alla guerra" afferma Andrea Rossini, di Osservatorio sui Balcani che però si chiede "Ma la guerra - è questa la domanda più importante del bilancio dei dieci anni - era davvero inevitabile?". [DS]

Altre fonti: B92.

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