Bombe cluster: l’Italia non ratifica la Convenzione, il ricatto di nuove spese militari

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"Malgrado l’entusiasmo di rito l’Italia non ha ancora ratificato la Convenzione dell'Onu che mette al bando le 'bombe a grappolo' (Convention on Cluster Munitions - CCM). Oltre ai soliti ritardi burocratici sul rallentamento pesa una richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della Difesa che chiedeva 160 milioni di euro per l'acquisizione di munizionamenti alternativi" - denuncia una nota della Campagna italiana contro le mine.

Dal 7 al 9 giugno scorsi si è tenuta a Santiago del Cile la Conferenza internazionale dedicata alla Convenzione sulle munizioni a grappolo a cui hanno partecipato più di 98 Paesi e 120 organizzazioni della società civile provenienti da tutto il mondo. "La Conferenza è stata il più grande incontro internazionale sulla Convenzione dopo quella dell’apertura alla firma di Oslo ed è stata convocata per preparando il lavoro per il primo Meeting degli Stati Parte che sarà ospitato dal Laos (PDR) dal 8-12 novembre prossimi.

“L'Italia ha tenuto un basso profilo in Cile, caratterizzato da scarsissima partecipazione e nessun intervento delle nostre delegazioni di rappresentanza, ma prevedibile vista la mancata ratifica e la non remota eventualità di trovarsi a breve ad essere diplomaticamente sollecitati per la stessa da parte di altri stati europei, oltre la certa impossibilità di partecipare come Stato Parte al primo Meeting che si terrà aapunto in Laos a novembre” – ha commentato Santina Bianchini, presidente della Campagna italiana contro le mine.

La Convenzione entrerà in vigore il 1 agosto 2010, a meno di 2 anni dall’apertura alla firma di Oslo del dicembre 2008. “Un totale di 106 Paesi hanno firmato la Convezione 36 dei quali l’hanno già ratificata caratterizzandola per una rapidità non consueta al cammino di ratifica un trattato internazionale” - aggiunge Bianchini.

Lo stato di avanzamento del disegno di ratifica - spiega la presidente della Campagna italiana - è di per se di semplice procedura su iniziativa Governativa. Ma soffre di un rallentamento dovuto alla richiesta fatta già nel 2007 dal Ministero della Difesa il quale, oltre all’esiguo e sopportabile impegno di spesa per la distruzione dello stock stimato in circa 8 milioni di euro da distribuire su un massimo di 8 anni, ne chiedeva 160 milioni per «l’acquisto di nuove armi per la realizzazione dei programmi di acquisizione di munizionamento alternativa di nuova generazione e per il mantenimento da parte delle Forze Armate delle capacità operative attualmente garantite dalle sub-munizioni cluster delle munizioni a grappolo»".

Purtroppo - aggiunge Giuseppe Schiavello, direttore della Campagna italiana contro le mine - crediamo che il disegno di ratifica, formalmente in attesa dei pareri dei Ministeri competenti, sia di fatto bloccato da quella richiesta pendente dal 2007 avanzata durante la discussione di una proposta di legge di messa al bando nazionale dell’epoca. Se così fosse sarebbe un vero scandalo. E’ palesemente inaccettabile, infatti, vincolare o ritardare il proprio parere favorevole alla ratifica di una Convenzione Internazionale già sottoscritta cercando di ottenere un’ulteriore esborso per spese militari”

“In Cile, durante la Conferenza intermazionale, abbiamo fatto una verifica e nessun Paese tra quelli che hanno già ratificato ha ricevuto richieste simili dai propri Ministeri della Difesa in nessuna sede, in nessun caso – continua Schiavello. In un momento di crisi come quello odierno certe richieste si commentano da sole: le spese militari sono considerate da tempo sproporzionate rispetto ad altre importanti voci di bilancio a carattere interno ed internazionale, tra cui i fondi per la cooperazione per attività come il reinserimento socio-economico delle vittime, spese sociali ed attività di prevenzione del crimine organizzato e, sinceramente - conclude Schiavello - rispetto a tutto ciò fatichiamo davvero capire a quali urgenze e necessità strategiche risponderebbe l’acquisto di queste armi”. [GB]

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