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Banche armate: strategie finanziarie e sviluppo globale
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Finanza etica, microcredito, fondi etici. Dall'esperienza del banchiere dei poveri del Bangladesh alle Banche Etiche europee nate dalle organizzazioni di base della società civile per coniugare Finanza ed Etica. Le Associazioni internazionali di finanza etica sono nate per sostenere progetti di sviluppo su ambiente, economia sociale, sviluppo del terzo mondo, salute, educazione, formazione e cultura. Esse si ritroveranno, con propri rappresentanti, al World Social Forum per discutere di Finanza e trasparenza al fine di non favorire l'export di armamenti verso Paesi in via di Sviluppo.
Relatori
Gabriele Pipinato, Presidente Fondazione Fontana ONLUS, Padova
Proiezione del film "Il banchiere dei poveri"
Relazione ad invito
Muhammad Yunus, Presidente, Grameen Bank, Dakkha - Bangladesh: "Microcredito ai poveri, la fine della povertà"
Relazioni di approfondimento
Fabio Salviato, Presidente Banca Popolare Etica, Padova: "Finanza etica: la trasparenza possibile"
Irene Gatti, Presidente Consorzio Etimos, Padova: "Il microcredito mette al centro la fiducia"
Gino Barsella, Direttore Nigrizia, Verona: "La globalizzazione della finanza: i nostri risparmi nei traffici d'armi"
Amedeo Piva, Presidente Federazione Veneta Banche di Credito Cooperativo, "La risposta locale: i valori del credito cooperativo"
"Abbiamo cominciato in alcuni villaggi del Bangladesh 25 anni fa, ora siamo presenti in molti Paesi, facciamo prestiti a 2,4 mlioni di persone, il 95 % sono donne. Sono prestiti piccoli, dai 100 ai 200 dollari, che aiutano queste persone a cambiare la loro vita. Prestiti sulla parola, una stretta di mano e via": così il prof. Muhammad Yunus, il "banchiere dei poveri", ha riassunto la storia della Grameen Bank da lui fondata, intervenendo all'Antonianum di Padova alla prima serata del World Social Forum ospitato da Civitas.
Davanti a una sala gremita, con una significativa presenza di giovani, Muhammad Yunus ha enunciato il suo rivoluzionario credo finanziario, sostanzialmente articolato in pochi punti: "Il prestito è un diritto, se non lo capisce sarà difficile difendere anche gli altri diritti umani; in qualunque individuo vi è la capacità di affrancarsi dalla povertà se le istituzioni non negano questo diritto; possiamo sradicare la povertà se spingiamo queste istituzioni a prestare le risorse necessarie non a chi ha già, ma a chi non ha nulla; nei Paesi poveri sono le donne i veri motori dello sviluppo, che lavorano duro, sopportano il peso maggiore della povertà, è a loro che bisogna fare i prestiti".
Prestiti sulla parola, che vengono regolarmente rimborsati, almeno per il 97% dei casi, contro il 10 per cento che le banche statali del Bangladesh segnalano nella loro normale attività di finanziamento a clienti "affidabili". Sembrano storie di pianeti lontani e invece fanno parte del nostro mondo: la globalizzazione ce le fa conoscere, mettendo in discussione regole che tengono banco, sia pure in forma più mitigata, anche nel nostro mondo sviluppato.
La comunanza dei problemi tra Nord e Sud del mondo è al centro del World Social Forum aperto a Padova, e proprio per dare questo segnale Civitas ha portato il prof. Yunus dal Bangladesh, Paese metafora della povertà più radicata, in questo Nordest, l'area che ha significato nell'ultimo decennio il massimo di sviluppo e di ricchezza diffusa nel nostro Paese.
Il tema della serata era composito. Da un lato le strategie finanziarie e lo sviluppo mondiale, con il microcredito di Muhammad Yunus a fare la parte del leone offrendo un florilegio di citazioni tutte appassionanti ("La povertà non è stata creata dai poveri", "abbiamo capovolto la prassi delle Banche che misurano i prestiti secondo quello che possiedi e secondo la tua esperienza di lavoro: noi facciamo i prestiti a chi non possiede nulla, perché così possa avviare una sua esperienza di lavoro"); dall'altro lato la campagna "Banche Armate" dei Comboniani di Nigrizia, contro le banche italiane che finanziano l'export della produzione italiana di armi, prevalentemente nel Sud del Mondo e nell'Est europeo, globalmente 4ooo miliardi l'anno senza tenere conto delle armi leggere, quelle che, come ha ricordato il segretario dell'Onu Kofi Annan, rappresentano il rischio maggiore nel proliferare di conflitti regionali.
"Si tratta di finanziamenti legali - ha precisato il direttore di Nigrizia, Gino Barsella - questo non è in discussione. Ma sono comunque attività eticamente non accettabili, i clienti delle banche devono sapere se i loro depositi servono a finanziare lo sviluppo o il commercio delle armi".
È una battaglia che Nigrizia conduce dallo scorso settembre, semplicemente sulla base dei dati contenuti nella relazione annuale al Parlamento prevista dalla legge 135 del 1990 che regola l'export di armi e che più di qualcuno - ha denunciato Barsella- vorrebbe rendere "meno rigida", eliminando, per esempio, i divieti di vendita a Paesi aggressori o che non rispettano i diritti umani.
Un problema aperto, tanto che un progetto di modifica della legge 135 è già allo studio in Senato, e sul quale la stampa non parla se non per auspicare asetticamente un maggiore sviluppo delle esportazioni, che segnalano nell'ultimo anno un incremento valutato sul 24%.
Tra questi due portavoce del Sud del mondo si sono inseriti i contributi degli altri relatori: Fabio Salviato, presidente di Banca Popolare Etica, la prima e unica in Italia, con sede a Padova, ha illustrato il primo anno di attività della Banca, nel sostegno alle "iniziative portatrici di senso" e allo sviluppo di una diversa cultura nel rapporto con la finanza; Amedeo Piva, presidente della Federazione veneta delle Banche di credito cooperativo, quelle che fino a poco tempo fa si chiamavano "Casse rurali e artigiane", ha rivendicato le origini popolari e di finalità sociale di questa rete di cooperative del credito che proprio nel Padovano hanno cominciato la loro storia. Irene Gatti, presidente della Fondazione Etimos si è ricondotta al discorso di Yunus per riaffermare la centralità del tema della fiducia e del lavoro collettivo nel fare banca etica, nel ribadire che non solo il credito è un diritto, ma è uno strumento di promozione della persona umana, nell'accennare al tema complesso dello sviluppo nel Sud del mondo quasi con uno slogan: "Dal debito dei governi al credito dei popoli".