Banca Etica: rapporto tra banche socie ed export di armi

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Fabio Salviato, Presidente di Banca Etica è intervenuto durante l'assemblea dei soci della Banca del 27 maggio u.s. a Bari sul rapporto tra banche ed export d'armi spiegando la strategia adottata da Banca Etica in presenza di comportamenti non coerenti con i principi e le finalità della Finanza Etica adottati da Banche socie di Banca Etica. Riportamo per intero il passo della Relazione del Presidente di Banca Etica.

Come Presidente di Banca Etica ritengo di fondamentale importanza ribadire che uno dei pilastri della finanza etica è il rifiuto totale del ricorso alle armi nella gestione dei conflitti che possono generarsi nelle relazioni tra gli uomini e le nazioni; da qui discende la nostra contrarietà al fatto che una banca socia di Banca Etica, e che quindi ha sottoscritto uno statuto che contiene i principi della finanza etica, possa essere coinvolta, seppur in modo limitato, nell'export d'armi, così come definito dalla legge 185. Preso atto che due banche (BpM, e BpER), nostre socie, hanno svolto delle operazioni collegate a questo tipo di attività, come banca ci siamo subito mobilitati per far sì che le due banche riconoscano le contraddizioni, rispetto ai principi della finanza etica, insite nel loro comportamento e attivino al loro interno un processo che le faccia uscire definitivamente da questo coinvolgimento.

La nostra strategia può essere così riassunta:

1) avvio di un confronto con la presidenza e la direzione della banca, basato non tanto sulla "criminalizzazione" del comportamento quanto piuttosto sulla necessità di coerenza della stessa rispetto ad un percorso di avvicinamento alla finanza eticamente orientata. Coerenza vista anche base per la costruzione di un rapporto fiduciario con i clienti, i risparmiatori e il mondo non profit;

2) coinvolgimento della società civile, in particolare le organizzazioni non profit socie di Banca Etica, in azioni di pressione verso la banca "armata";

3) sostegno e coinvolgimento dei soggetti interni alla banca "armata" (lavoratori, soci, amministratori, sindacati ecc.) contrari a queste attività "incriminate";

4) definizione di un lasso di tempo entro il quale la banca abbandoni definitivamente il settore incriminato, in caso contrario valutazione di ulteriori azioni di pressione e/o delle modalità di espulsione della stessa.
Non rientra nello stile di BE processare e/o chiudere il confronto con soci che adottino comportamenti in contraddizione con i suoi principi; questo naturalmente non significa che la Banca accetti che i propri soci vengano meno rispetto agli impegni presi con essa (vedi sottoscrizione dello statuto), con il rischio che il valore etico e sociale dell'essere soci di una banca etica venga compromesso e squalificato; su questo punto è molto importante che venga curato e alimentato nel tempo l'idea/valore di una comunità di soci che si identifichi in un progetto etico di rinnovamento economico e sociale.

Ci sembra questa la direzione più efficace su cui muoverci se intendiamo veramente contagiare, con questa nuova sensibilità socio economica, il mondo della politica e dell'economia, consapevoli della complessità del contesto in cui ci si trova ad operare. Da non sottovalutare che questo comportamento fa proprio lo spirito dell'approccio nonviolento che non mira a criminalizzare l'interlocutore ma a fare il possibile affinché si favorisca il confronto con lui e che lo si convinca con il valore e la bontà delle ragioni.

Se questo è lo stile di Banca Etica va però affermata la sua determinazione ad essere, a tutti gli effetti, una banca nonviolenta, che rifiuta l'uso della violenza e delle armi nei conflitti e che non intende legittimare comportamenti come quello del sostegno dell'industria bellica.

Per far questo, il CdA di Banca Etica ha istituito un gruppo di lavoro sulla legge 185 il cui obiettivo è sia quello di dialogare con la nostra base sociale (in particolare con organizzazione territoriale dei soci), sia quello di approfondire il rapporto tra produzione ed esportazioni di armi e la finanza etica (va detto infatti che, paradossalmente, nella lista del ministero del tesoro non compaiono le banche che finanziano solo la produzione di armi, molte transazioni relative a esportazioni di armi leggere, o le banche che operano in pools con altre banche europee, in questo caso viene scelta solitamente come capolista la banca che ha nel suo paese una legislazione più permissiva).

Fabio Salviato
(Presidente di Banca Etica)

Maggiori approfondimenti sono riportati nel dossier consegnato ai soci durante l'Assemblea dei soci del 27 maggio 2006 a Bari.dossier in .pdf).

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