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Balcani: gruppi dell'estrema destra sempre più attivi
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Odiano i Rom, gli omosessuali, gli Ebrei, l'Europa. Sono più nazionalisti dei nazionalisti che hanno insanguinato la ex Jugoslavia negli anni '90. Amano il calcio e il nazionalsocialismo. Per lo più si detestano, ma in alcuni casi hanno costruito una fitta rete di scambi e rapporti che raggiunge anche l'Europa occidentale. Sono l'estrema destra dei Balcani: partiti, associazioni e movimenti organizzati. La loro diffusione è avvenuta in corrispondenza con il crollo dei regimi socialisti nell'Europa dell'Est. Un fenomo al quale Osservatorio sui Balcani dedica un nuovo dossier.
"Abbiamo chiesto ai nostri corrispondenti di aiutarci a scattare una prima fotografia del mondo della destra estrema nell'Europa del Sud Est. Ne è uscito uno scenario diversificato, ma con alcuni punti in comune, che illustriamo nel nostro dossier" - spiega Andrea Rossini nella presentazione. A giustidicare l'attenzione dell'Osservatorio roveretano il fatto che "non si tratta di una semplice parata di gruppi da baraccone. Si tratta di un fenomeno preoccupante e, sotto un certo aspetto, anche di uno dei termometri del clima esistente nella nuova Europa".
Nell'Europa del sud est queste formazioni hanno assunto una forza e un significato particolari, a volte intrecciando i propri programmi con il nazionalismo delle gerarchie ex socialiste, altre volte rivendicando direttamente il legame con i regimi collaborazionisti o ustascia. Nei cosiddetti Paesi "in transizione", infatti, il fenomeno dell'estrema destra è oggi favorito da un generale atteggiamento revisionista, da una prospettiva storica che, dopo anni di propaganda di un mito contrario, diluisce ora i conflitti del '900 in un unico acquerello indistinto.
"Certo, ci riconosciamo nel nazionalsocialismo" - afferma il leader della Alleanza Nazionale Bulgara (BNA), Boyan Boyanov, il cui movimento utilizza divise ispirate alla seconda guerra mondiale e si richiama ad una simbologia bulgara precristiana. "Il nostro posto è in un'Europa di nazioni libere e non in un'Europa dove vi sono servi e padroni" - continua Boyanov, sicuro del sostegno dei "fratelli" europei dei "Deutsches Kolleg", "NPD" e "Freier Wiederstand" dalla Germania, del belga "Vlaams Blok", della spagnola "La Falange", della "Garde Franque" dalla Francia, della "Noua Dreapta" rumena e dell'olandese "Nationale Alliantie".
Il primo articolo, sulla nuova destra estrema in Romania è di Mihaela Iordache. L'autrice ricorda come la "Noua Dreapta" (la Nuova Destra) è stata costituita all'inizio del 2000, "in un periodo in cui tutti parlavano della necessità di creare un polo nazionalista forte, una forza capace di farsi sentire". Secondo il leader del movimento, il 27enne Tudor Ionescu, l'estrema destra conterebbe in Romania più di 300 membri e altre centinaia di simpatizzanti. Dicono di lottare per un'idea e non per vantaggi economici. Di fare, di continuo, "un lavoro di risveglio delle coscienze avvertendo dei pericoli che minacciano il popolo romeno". Sono giovani, in maggior parte laureati, indossano camicie nere o verdi e si considerano la più importante organizzazione neo-legionaria della Romania. Un ritratto che fa capire l'entità del fenomeno. [GB]