Avere una malattia mentale a Dakar / 2

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Foto: Lucia Michelini ®

Avere una malattia mentale a Dakar / 1

È venerdì pomeriggio quando ricevo una chiamata che aspettavo da molto. “Facciamo veloci, ci siamo”, mi dice Habib trafelato.  Ci dirigiamo a Ouakam, sobborgo urbano di Dakar abitato principalmente dalla comunità autoctona lebou e da innumerevoli immigrati guineani di prima e seconda generazione. Se non fosse per Habib, che in questo quartiere ci è nato, non sarei mai riuscita ad avere il privilegio di assistere a ciò per cui mi trovo qua. Dopo una scorciatoia attraverso labirintiche stradine polverose tipiche dei quartieri lebou, dove a edifici in perenne costruzione si alternano enormi piante secolari, iniziamo a percepire sempre più distintamente un suono crescente di tamburi.

sabar (le tradizionali percussioni senegalesi) hanno un’intensità tale che la musica prodotta ti entra nelle viscere. La percepisci nella pancia, negli arti, è un’energia che ti carica al pari di una scossa di adrenalina.  Il rito è iniziato. 

Sono le sei di sera e una folla di donne di tutte le età si è riunita a formare una sorta di arena all’interno della quale una figura dall’aspetto stanco e trasandato balla incessantemente. Sabbia per terra, muri scalcinati, un baobab a conferire ancora più sacralità al posto scelto per la cerimonia.

Quella a cui stiamo assistendo è una sessione di esorcismo, o ndeup, organizzata per liberare una donna da un sospetto spirito maligno chiamato in lingua locale (wolof) rab. Spesso questi rituali hanno lo scopo di guarire mali apparentemente insanabili dalla medicina convenzionale, come nel caso delle malattie mentali.

Secondo una buona parte del senso comune il rab può arrivare a possedere alcune persone ed esprimersi attraverso di loro, motivo per cui vengono spiegati molti comportamenti bizzarri, fuori dalla consuetudine. Riti di questo tipo non se ne organizzano frequentemente, solamente in particolari circostanze. Non riesco a capire di cosa sia ammalata la donna che si trova al centro del cerchio, ma dal numero di spettatrici riunite per tale evento sembra essere qualcosa di grave. “Dovrà ballare per ore e ore, unicamente quando cadrà in trance vorrà dire che il demone sta uscendo dal suo corpo”, mi spiega Habib.

Dopo poco meno di un’ora di sabar una signora sulla quarantina inizia a gridare dalla folla. Si dimena, crolla a terra, si dà pugni sulla testa. “Non ti preoccupare, è normale”. Un gruppo di uomini arriva di corsa e la prende di peso. “Ora la portano a casa, dove sarà lavata con acqua di mare. Come l’oceano non accetta la sporcizia e con le sue onde rimanda a riva i rifiuti che riceve, ugualmente la stessa acqua ha la proprietà di purificare il corpo dalle impurità dell’anima”, mi fa capire Habib dicendomi che non sarà l’unica persona a cadere in trance che vedremo. Le sue parole sono profetiche e dopo pochi minuti una seconda donna sviene tra la folla. Questi rituali, infatti, non aiutano solamente la persona ammalata ma anche gli altri partecipanti alla sessione di esorcismo. “I colpi che si dà sulla testa sono dovuti allo spirito maligno che grazie alle pratiche mistiche viene disturbato e libera il corpo in cui dimora”. 

Nella mitologia lebou c’è un mondo degli uomini e uno dei rab, di cui alcuni sono buoni ed altri cattivi. “Io di solito non partecipo a questi riti, ho paura che il rab sfrutti la situazione per entrare dentro di me”, confessa il mio amico lebou.  Sono credenze e tradizioni molto, molto radicate nella storia di questa etnia ma, anche se svincolati dall’Islam, tali culti hanno una marcata connotazione sincretica e pare che la lettura del Corano abbia il potere di allontanare o convertire i demoni dai corpi posseduti.

A latere della cerimonia vengono organizzate offerte e, talvolta, anche sacrifici a base di sangue. Nel primo caso le famiglie mettono insieme qualche soldo per preparare grandi piatti di latte e miglio offerti ai bambini della zona. Il miglio è una coltura secolare in Senegal che neanche il colonialismo francese è arrivato ad estirpare con l’imposizione del riso, mentre il latte simboleggia la purezza. Nel secondo caso invece, se il rab lo richiede, possono essere sacrificati galli, pecore, a volte anche buoi, tant’è che numerose abitazioni dei quartieri lebou hanno un apposito spazio all’aperto dedicato all’uccisione di animali sacrificali.

Secondo il socio-antropologo senegalese Sylvain Landry Faye, il credo nel "soprannaturale" trova un terreno particolarmente fecondo in un contesto precario come quello della grande capitale senegalese, rappresentando di fatto una valida spiegazione a sventure e fallimenti sociali. I guaritori tradizionali diventano un punto di riferimento sempre più importante per vari strati della società, mettendo a disposizione alternative terapeutiche disponibili ed accessibili. 

Questa gestione culturale della salute mentale, dove decine di persone partecipano alla sofferenza di un unico individuo, se da un lato nasconde l’evidenza che una malattia psichica può comportare, dall’altro concorre a irrobustire il senso di comunità svolgendo un ruolo fondamentale sull’equilibrio sociale dell’intera collettività. 

Nel caso specifico della cerimonia in corso vengo a sapere che alla fine la funzione dura ben tre giorni, da venerdì a domenica, ma purtroppo non riesco ad appurare se la donna sia guarita oppure no.

Lucia Michelini

Sono Lucia Michelini, ecologa, residente fra l'Italia e il Senegal. Mi occupo soprattutto di cambiamenti climatici, agricoltura rigenerativa e diritti umani. Sono convinta che la via per un mondo più giusto e sano non possa che passare attraverso la tutela del nostro ambiente e la promozione della cultura. Per questo cerco di documentarmi e documentare, condividendo quanto vedo e imparo con penna e macchina fotografica. Ah sì, non mangio animali da tredici anni e questo mi ha permesso di attenuare molto il mio impatto ambientale e di risparmiare parecchie vite.

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