Associazioni cattoliche: nuovo appello al Governo "rivedere il pacchetto sicurezza"

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"Viva apprensione" per le norme proposte e un nuovo appello al Governo e ai parlamentari per "soluzioni legislative che sappiano coniugare la tutela degli interessi dello Stato con il rispetto della dignità umana". Lo esprimono riguardo al "pacchetto sicurezza", a nome di numerose associazioni e organismi cattolici, le Acli, Caritas, Centro Astalli, Comunità di S. Egidio e Fondazione Migrantes. Con un comunicato (testo in .doc) le associazioni criticano diverse norme del Disegno di legge sulla sicurezza" (Ddl 2180) - che è prossimo al voto alla Camera e sul quale il Governo intende porre la fiducia - norme che "se approvate, influiranno negativamente sulla vita e la dignità delle persone e persino sul bene della sicurezza che pure esse intenderebbero tutelare".

"Durante il recente dibattito parlamentare - scrivono le associazioni - si è assistito con soddisfazione allo stralcio, dal disegno di legge, di previsioni come quelle che limitavano fortemente, per gli stranieri non in regola col permesso di soggiorno, l’accesso a servizi fondamentali come la salute e l’istruzione, attraverso le figure dei cosiddetti 'presidi-spia'o 'medici spia'.

"Tuttavia - avvertono - nel testo ancora all’esame della Camera continuano a permanere previsioni che suscitano perplessità, come, fra le altre, l’introduzione del reato di clandestinità, inidoneo di per sé a sconfiggere il fenomeno dell’immigrazione clandestina e solo gravoso per l’andamento della giustizia, ovvero per le vite di tante persone, che troppo spesso scontano l’estrema rigidità dei canali d’ingresso nel nostro paese ovvero gli eccessivi ritardi nei rilasci e nei rinnovi dei permessi di soggiorno". "Tale reato - sottolineano le associazioni cattoliche - riproporrà la controversa questione già emersa per medici e presidi, in quanto potrebbe obbligare tutti i pubblici ufficiali e gli incaricati di pubblico servizio (fra cui impiegati pubblici, vigili urbani, insegnanti, infermieri, ecc…..) a denunciare uno straniero irregolare".

Le associazioni giudicano inoltre "preoccupante" anche il divieto, per gli stranieri privi di permesso di soggiorno residenti in Italia, di effettuare atti di stato civile. "Tra le prime conseguenze di questa previsione ci sarebbe l’impossibilità di contrarre matrimonio ovvero di dichiarare la nascita e di riconoscere i propri figli. Quest’ultima norma, in particolare, oltre a poter indurre le madri a gravi pratiche e rischi abortivi, esporrebbe i bimbi, privi di identità, al pericolo di essere tolti ai genitori naturali, dichiarati in stato di abbandono e quindi avviati all’adozione". Infine le organizzazioni cattoliche non condividono "la reintroduzione nel disegno di legge delle norme sull’allungamento della detenzione amministrativa all’interno dei CIE e sulle ronde cittadine che - sottolineano - opportunamente erano state stralciate dal decreto legge sicurezza".

Pur non criticando in questo appello la fiducia con la quale il Governo intenderebbe blindare il provvedimento legislativo, le associazioni chiedono un "ascolto attento" e una "riflessione paziente" da parte del legislatore e di "far seguire al dibattito parlamentare il suo iter naturale, rispondendo alle necessità attuali con fermezza, ma anche con lungimiranza e civiltà". "La nostra società - concludono - avverte la necessità di avviare un processo di integrazione, ricostruzione e rafforzamento, ma richiede tuttavia che questo avvenga attraverso un confronto sereno, aperto e paziente, che riguarda il futuro di tutti, senza sacrificare i diritti fondamentali delle persone".

La scorsa settimana le associazioni cattoliche e numerose altre organizzazioni della società civile avevano fortemente criticato la decisione del Governo di porre la fiducia per l'approvazione del "pacchetto sicurezza". In precedenza il presidente delle Acli aveva invitato i cento parlamentari che avevano chiesto al Presidente del Consiglio, per ragioni di coscienza, di non porre la fiducia sul ddl sicurezza e presentato proposte di emendamenti solo in parte accolte a "far valere le proprie ragioni anche di fronte a un voto di fiducia, facendo se necessario ricorso, di fronte all'impossibilità di una discussione in aula, allo strumento dell'obiezione di coscienza". [GB]

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