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Antigone-Libera: "si faccia presto verità sulla tragica morte di Stefano Cucchi"
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"La morte di Stefano Cucchi avvenuta nel reparto detentivo dell’ospedale Pertini richiede un immediato chiarimento". Lo afferma una nota dell'associazione Antigone subito dopo la diffusione da parte della famiglia delle foto del cadavere del giovane.
Nella conferenza stampa tenutasi nei giorni scorsi nella sala stampa del Senato, il presidente dell'associazione Patrizio Gonnella ha affermato che "le fotografie parlano da sole, così eloquenti da diventare imbarazzanti". Impossibile quindi che sia caduto. "Dovrebbe essere caduto prima di schiena e poi di faccia, molto strano e difficile. Forse solo una caduta sugli sci potrebbe causare danni così disparati e diffusi". La ricerca della verità potrebbe essere semplice: "Noi chiediamo un'inchiesta rapidissima, altrimenti potrebbe diventare melmosa, come in altri casi. I fatti sono facili da accertare: si possono sapere rapidamente i nomi dei carabinieri che hanno arrestato Stefano Cucchi, si interrogano, si scopre la verità in meno di 48 ore" - ha concluso Gonnella.
Rainews24:
Trentunenne, di corporatura esile, arrestato pare per modesto possesso di droga il 16 ottobre scorso. Al momento dell’arresto da parte dei Carabinieri, secondo quanto riferito dai familiari, stava bene, camminava sulle sue gambe, non aveva segni di alcun tipo sul viso. La mattina seguente, all'udienza per direttissima, il padre nota tumefazioni al volto e agli occhi. Non viene inviato agli arresti domiciliari, eppure i fatti contestati non sono di particolare gravità. Dal carcere viene disposto il ricovero all’ospedale Pertini, pare per "dolori alla schiena". Ai genitori non è consentito di vedere il figlio. L’autorizzazione al colloquio giunge per il 23 ottobre ma è troppo tardi perché Stefano Cucchi muore la notte tra il 22 e il 23 ottobre. I genitori rivedono il figlio per il riconoscimento all’obitorio e si trovano di fronte a un viso devastato. Ai consulenti di parte è stata negata la possibilità di fare le fotografie di quel viso. (I fatti salienti della vicenda in .pdf).
Ieri pomeriggio la sorella di Stefano, Ilaria Cucchi insieme con il parlamentare Stefano Pedica (IdV) e l'avvocato Stefano Maranella si sono recati al carcere di Regina Coeli per parlare con il direttore del carcere Mauro Mariani, ma non è stato permesso alla sorella di visitare la cella 6 della medicheria dove Stefano ha passato una notte. Ilaria Cucchi ha denunciato "un fatto gravissimo": "So con certezza - ha detto - che mio fratello aveva nominato al momento dell'arresto l'avvocato di famiglia Stefano Maranella come suo legale. Ma ciò gli è stato negato". L'avvocato Maranella ha aggiunto che "Se è vero che sia stata impedita la mia nomina il fatto rappresenterebbe una gravissima violazione del codice penale".
In un editoriale su 'il manifesto' del 31 ottobre il presidente di Antigone, Patrizio Gonnella, rivolge una precisa critica alle parole del ministro della Difesa, Ignazio La Russa che pur premettendo "di non avere elementi" si era detto "certo della correttezza dei Carabinieri". "Sono parole simili ad altre già ascoltate in circostanze analoghe" - afferma Gonnella. "Una difesa aprioristica del corpo dei Carabinieri funzionale a salvarne lo spirito. Lo spirito di corpo appunto. Il vero nemico della verità nei casi di violenza nei confronti di persone in custodia dello Stato è lo spirito di corpo". "Al pregiudizio innocentista del ministro La Russa non vogliamo contrapporre un pregiudizio colpevolista" - sottolinea il presidente di Antigone che ribadisce come l'autodifesa del ministro La Russa "appare grottesca di fronte alle foto del volto e del corpo di Stefano Cucchi". "Noi confidiamo ci sia un giudice in Italia che assicurerà giustizia. Per sicurezza però preannunciamo che ci rivolgeremo agli ispettori europei" - conclude Gonnella
Anche il presidente del Gruppo Abele e di Libera, don Luigi Ciotti è intervenuto sulla vicenda. "La morte di Stefano Cucchi non solo chiede verità ma impone a tutti una riflessione vera sulle implicazioni penali di certe norme di legge e sulle politiche carcerarie del nostro paese" - afferma don Luigi Ciotti sottolineando di essere vicino alla famiglia del ragazzo. "Le carceri - precisa don Ciotti - non possono essere luogo di degradazione, contesti sovraffollati e fatiscenti dove la dignità e i diritti delle persone detenute e di chi ci lavora con grande impegno - agenti, educatori, insegnanti, personale medico, cappellani, volontari - vengono calpestati. Spazi destinati in massima parte ai poveri cristi: immigrati e tossicodipendenti".
Il dossier "Morire di Carcere" diffuso nei giorni scorsi dall'associazione "Ristretti Orizzonti" riporta che dall'inizio di gennaio a oggi sono 146 i detenuti morti in carcere, 6 in più del totale registrato alla fine dello scorso anno. E nei primi dieci mesi del 2009 i detenuti che si sono suicidati sono stati 59, venti in più rispetto allo stesso periodo del 2008. "Quando il sistema penitenziario italiano viene definito "fuori-legge", "illegale", "incivile" dallo stesso ministro della Giustizia, vuol dire che la sofferenza di chi sta in carcere supera il livello ritenuto ammissibile, che la pena diventa supplizio" - ha commentato il curatore Francesco Morelli. [GB]