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Amnesty: ritorna la tortura in clima di antiterrorismo
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In occasione del sesto anniversario della Giornata Internazionale delle Nazioni Unite in Supporto alle Vittime della Tortura (26 giugno), dalla società civile si sono levate molte voci di denuncia di crimini passati rimasti impuniti e di ogni genere di abusi attuali che, nel clima di terrore post 11 settembre, passano sotto silenzio.
In Cile, paese che ha subito la cruenta dittatura (1973-1990) del generale Augusto Pinochet, alla fine di gennaio 2003 è stato pubblicato un rapporto governativo, risultato di un programma avviato nel 1992 (Programa de Continuaci㳀n de la Ley 19.123) sotto la spinta della Comisi㳀n Nacional de Verdad y Reconciliaci㳀n (CNVR), che dimostra che le torture ad opera dei militari cileni sono state tra le più vaste al mondo in quanto a numero di vittime.
"Il rapporto può certo essere migliorato", afferma Juanita Aguilera, ex detenuta politica ora membro della Comisi㳀n ㉀tica Contra la Tortura (CECT), sorta due anni fa e composta da ex detenuti, esponenti della Chiesa, accademici, psicologi e associazioni e che adesso chiede al governo di costituire una "commissione per la ricerca della verità" proponendo che i diritti umani vengano inseriti tra le materie scolastiche.
Intanto, Amnesty International rende noto che la nave cilena Esmeralda, camera di tortura durante il regime, non farà tappa sulle coste inglesi. La decisione dell'equipaggio è arrivata in seguito all'avvertimento da parte del ministero degli esteri britannico di possibili dimostrazioni da parte dei cittadini del Regno Unito. Dal rapporto annuale della stessa Amnesty emerge un quadro preoccupante non solo dell'America Latina.
Tra gli "abusi" Amnesty annovera anche gli oltre 1.200 arresti negli Stati Uniti di cittadini di religione mussulmana di origini arabe o asiatiche durante le operazioni anti-terrosismo in seguito agli attentati dell'11 settembre. "Molti dei detenuti arrestati durante le retate iniziali - si legge nel rapporto - sono state deporati in paesi in cui si teme siano a rischio di essere torturati".
In Iraq, sede della famigerata prigione di Abu Ghraib, centro di tortura del regime di Saddam Hussein, le potenze occupanti seguitano a tenere agli arresti senza processo 2000 iracheni, negando loro il diritto alla difesa legale e a ricevere visite dai familiari. Alla protesta dei prigionieri (13 giugno) l'esercito ha risposto con la repressione, uccidendo un detenuto e ferendone altri sette.
La situazione di Guantanamo intanto, 600 prigionieri talebani o sospetti fiancheggiatori di Al Qaida, è occasione di un braccio di ferro tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Tony Blair ha infatti chiesto ufficialmente al governo americano che i due prigionieri britannici, Abbasi e Begg, in odore di pena capitale, vengano rimpatriati per consentire che venga applicata nei loro confronti la legge britannica.
Fonti: Amnesty International, Lapress;