Amnesty: le autorità iraniane pongano fine alla repressione e alle violenze

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Le elezioni presidenziali del 12 giugno hanno avuto luogo in un clima di discriminazione e crescente repressione del dissenso - riporta un comunicato di Amnesty International. Nei giorni immediatamente successivi al 12 giugno, centinaia di migliaia di persone hanno partecipato a manifestazioni in diverse zone del paese, protestando per le irregolarità durante le elezioni e per i risultati elettorali. La polizia e le forze di sicurezza, compresa la milizia Basij, hanno fatto ricorso a forza eccessiva per porre fine alle manifestazioni.

In Iran - continua la nota di Amnesty - si sta assistendo a significative restrizioni all'uso delle tecnologie di comunicazione, comprese le telecomunicazioni, delle trasmissioni satellitari e dell'accesso a Internet; le manifestazioni pacifiche sono vietate, gli studenti vengono aggrediti e si procede ad arresti arbitrari di attivisti politici, studenti, giornalisti e difensori dei diritti umani. Molti di essi - se non tutti - sono prigionieri di coscienza. La libertà di riunione pacifica è espressamente stabilita dal Patto internazionale sui diritti civili e politici, di cui l'Iran è stato parte ed è inoltre garantito dalla Costituzione iraniana.

Amnesty International ha chiesto alle autorità iraniane di consentire le manifestazioni pacifiche, di assicurare che le forze di polizia agiscano con equilibrio nel mantenimento dell'ordine delle future manifestazioni, di non usare la milizia Basij come forza di polizia contro i manifestanti. Amnesty sollecita inoltre le autorità iraniane a porre fine alle restrizioni alla libertà di espressione, che comprende la libertà di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee, di rilasciare immediatamente e incondizionatamente tutti coloro che sono stati arrestati solo per aver espresso il proprio parere sulle irregolarità e sugli esiti elettorali, di indagare a fondo su tutte le uccisioni, comprese possibili esecuzioni extragiudiziali, e di portare i responsabili di fronte alla giustizia.

Nei giorni scorsi la Tavola della Pace ha inviato l’Italia e i G8 ad abbandonare ogni illusione interventista di vecchio stampo e rilanciare la richiesta di dialogo all’Iran avviata dal Presidente degli Stati Uniti Barak Obama. “L’Italia e il G8 devono a rilanciare la richiesta di dialogo all’Iran - ha detto Flavio Lotti, Coordinatore nazionale della Tavola della pace. Contro tutte le teorie sulla “cospirazione straniera” utilizzate da Mahmoud Ahmadinejad, questo è il tempo in cui bisogna insistere sulla volontà di avviare un dialogo con l’Iran a tutto campo. Se questa offerta sarà respinta si priverà il regime di un prezioso alibi per la repressione. Se verrà accolta, sarà lo strumento per chiedere la fine della repressione, la liberazione di tutti gli incarcerati, il ripristino delle libertà di associazione, di assemblea, di espressione e di informazione. La strategia del dialogo è infatti anche il modo migliore per difendere concretamente i diritti umani evitando l’isolamento dei giovani che continuano a contestare i risultati delle elezioni" - sottolinea Lotti.

In una recente intervista a Unimondo, l'avvocato e attivista iraniana Shirin Ebadi, premio Nobel per la pace, ha chiesto ai media occidentali mantenere alta l'informazione verso l'Iran e alle autorità iraniane di "rimettere subito in libertà tutti coloro che sono stati arrestati, manifestanti, giornalisti e oppositori politici. E che il popolo iraniano abbia il diritto di condannare l'azione del regime senza rischiare ulteriori arresti, o, peggio ancora, omicidi”. [GB]

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