Amnesty: il comune di Roma riveda il piano di sgomberi forzati dei Rom

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Amnesty International ha chiesto ieri alle autorità italiane di "riesaminare un controverso piano abitativo che ha causato lo sgombero forzato di centinaia di Rom e che spiana la strada allo sgombero di altre migliaia di persone nei prossimi mesi". In un documento intitolato "La risposta sbagliata. Italia: il 'Piano nomadi' viola il diritto all'alloggio dei Rom a Roma" (in .pdf) , Amnesty International sottolinea che tale programma, avviato nel luglio 2009, "viola i diritti umani di migliaia di Rom".

Il piano prevede la distruzione di oltre 100 insediamenti Rom nella capitale e il trasferimento di circa 6000 persone in appena 13 campi, ampliati o di nuova costruzione, situati nella periferia di Roma. Il piano è destinato a lasciare senza alloggio oltre 1000 rom. "Queste misure devono essere riconsiderate urgentemente. Le famiglie rom della capitale rischiano di perdere beni personali, contatti, accesso al lavoro e servizi pubblici" - ha dichiarato Ignacio Jovtis, esperto di Amnesty International sull'Italia.

"Vi è inoltre il rischio" - ha sottolineato Jovtis - "che, se attuato, questo piano possa essere preso a modello per eseguire sgomberi forzati in altre regioni italiane. Uno sgombero effettuato senza consultazione preventiva e senza l'offerta di un alloggio alternativo adeguato a tutte le persone colpite è una violazione dei diritti umani". Per questo Amnesty ha lanciato un appello online diretto al Commissario straordinario per l'emergenza nomadi e Prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro chedendo di rivedere il "Piano nomadi" sulla base di un’appropriata consultazione con coloro che sono direttamente coinvolti, assicurando che la revisione del Piano rispetti il diritto a un alloggio adeguato.

Negli ultimi mesi, centinaia di famiglie rom sono state sgomberate da almeno cinque campi della capitale. Prima della chiusura di "Casilino 900", uno dei più grandi campi rom d'Europa, nel febbraio di quest'anno, erano stati a lungo consultati alcuni leader del campo. Tuttavia, gli standard internazionali sui diritti umani richiedono che vengano consultate tutte le persone di cui è previsto lo sgombero. Lo sgombero di "Casilino 700", ufficialmente escluso dal "Piano nomadi", nel novembre 2009, è avvenuto senza alcuna consultazione preventiva e ha lasciato centinaia di rom senza alloggio. I residenti di altri campi non autorizzati rischiano la stessa sorte e ciò solleva dubbi sull'effettiva ampiezza del piano.

"Molti rom vivono in baracche e roulotte prive delle condizioni igieniche di base. La situazione attuale è il risultato di anni di mancata attenzione, politiche inadeguate e discriminazione da parte di successive amministrazioni. Il tentativo di affrontare questa eredità è, in sé, apprezzato e le condizioni di vita di molti rom miglioreranno. Tuttavia, il piano è incompleto e rischia di rendere la situazione di molti altri rom ancora peggiore. È la risposta sbagliata" - ha aggiunto Jovtis.

Invece di offrire ai rom l'accesso a un alloggio adeguato, le autorità li stanno allontanando trasferendoli in campi lontani. Questo aumenta ulteriormente gli ostacoli e la discriminazione cui i rom vanno incontro nella ricerca di un lavoro regolare che consentirebbe loro di accedere al mercato immobiliare privato. I rom che vivono nei campi sono di fatto esclusi dall'accesso alle case popolari in quanto l'attuale sistema di graduatorie richiede l'esistenza di uno sfratto da locazione privata.

Amnesty International ritiene che, nella sua formulazione attuale, il "Piano nomadi" non rispetti gli obblighi dell'Italia di garantire che non vi sia discriminazione nei confronti di gruppi specifici né segregazione in materia di alloggio. "Il piano è chiamato 'Piano nomadi'. Ma la maggior parte dei rom che saranno toccati non è affatto nomade. Etichettandoli e trattandoli come nomadi, chi ha ideato il piano sta perpetuando gli stessi problemi che sostiene di affrontare" - ha precisato Jovtis.

La maggior parte delle stime indipendenti colloca tra 12.000 e 15.000 il numero dei rom che vivono a Roma e nei dintorni. Circa 3000 sono sinti italiani, radicati da tempo nel paese. A partire dagli anni Sessanta, molti rom sono arrivati dall'ex Jugoslavia. Molti di essi ora hanno il permesso di soggiorno e figli che hanno cittadinanza italiana. Nell'ultimo decennio, un significativo numero di rom è arrivato dai nuovi stati membri dell'Unione europea, in particolare dalla Romania. Poche migliaia di rom vivono in alloggi permanenti a Roma, mentre la maggior parte di essi si trova in campi di vario tipo.
Negli ultimi anni, le autorità italiane hanno adottato una serie di misure discriminatorie, che hanno contribuito alla stigmatizzazione dei rom residenti nel paese. Gli sgomberi forzati sono diventati più frequenti dopo la conclusione di accordi in materia di sicurezza tra il governo centrale e le municipalità, a seguito dei quali alcuni poteri sono stati trasferiti dal ministero dell'Interno alle autorità locali.
Nell'ambito della sua campagna "Io pretendo dignità", Amnesty International chiede ai governi di prendere tutte le misure necessarie, compresa l'adozione di leggi e procedure in linea col diritto internazionale dei diritti umani, per proibire e prevenire gli sgomberi forzati.

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