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Amnesty: l'accordo sul clima a Copenhagen non escluda i poveri del mondo
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"I leader che si riuniranno la prossima settimana a Copenhagen devono raggiungere un accordo equo, ambizioso e vincolante sui cambiamenti climatici che non escluda e non svantaggi ulteriormente i poveri del mondo". È quanto chiedono in una dichiarazione congiunta, Mary Robinson (ex presidente irlandese, già Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, attuale presidente dell'Iniziativa per una globalizzazione etica) e Irene Khan (Segretaria generale di Amnesty International). Robinson e Khan hanno preso parte a una conferenza organizzata da Amnesty International per esaminare l'impatto sui diritti umani dei cambiamenti climatici, in vista della Conferenza sul clima di Copenhagen.
"Il punto essenziale dei cambiamenti climatici è che, mentre il problema è causato in larga misura dalle emissioni dei paesi ricchi, a pagare le conseguenze sono i poveri" - hanno dichiarato Robinson e Khan. "Se a Copenhagen non prenderanno iniziative, i diritti umani delle comunità più povere ed emarginate del mondo ne risentiranno. Il diritto al cibo, all'acqua, a un rifugio e alla salute rischiano di essere compromessi dai cambiamenti climatici. C'è urgente bisogno di un accordo ambizioso, equo e vincolante alla conferenza di Copenhagen".
Sottolineando come gli effetti dei cambiamenti climatici saranno avvertiti soprattutto da persone che già subiscono violazioni dei diritti umani in quanto povere e vulnerabili, come le donne e i popoli indigeni, Robinson e Khan hanno affermato che "se i governi, nell'affrontare i cambiamenti climatici, non rispetteranno i loro obblighi in materia di diritti umani, finiranno per rafforzare il legame tra negazione dei diritti e vulnerabilità ai cambiamenti climatici". "I governi sono legalmente vincolati a combattere l'ineguaglianza e la discriminazione e per questo, nelle strategie per l'adattamento e la mitigazione dei cambiamenti climatici, devono rendere prioritaria la difesa dei diritti di coloro che sono più a rischio di violazioni a causa della discriminazione" - sottolineano nella dichiarazione congiunta.
Miliardi di persone sono colpiti dai cambiamenti climatici eppure, evidenziano Robinson e Khan, non sono al centro della Conferenza di Copenhagen. Per questo, nel contrastare i cambiamenti climatici, c'è bisogno di un approccio che ponga al centro le persone e assicuri il futuro delle prossime generazioni. I governi dovranno condurre consultazioni adeguate e concrete con le comunità interessate dai cambiamenti climatici, coinvolgendole nelle decisioni sulle strategie riguardanti le loro vite.
"Il tempo in cui i politici e l'opinione pubblica potevano immaginare i cambiamenti climatici come un problema del futuro, è scaduto. Si tratta di una minaccia alla sopravvivenza e al godimento dei diritti umani. Se non la affrontiamo, nessuno vivrà in un mondo sicuro" - hanno proseguito Robinson e Khan. "La lotta contro la povertà e quella contro i cambiamenti climatici sono una lotta comune in favore dei diritti delle persone emarginate" - ha aggiunto Khan. "Se non affrontiamo i cambiamenti climatici, i progressi fatti per sradicare la povertà verranno spazzati via".
Infine, Robinson e Khan hanno invitato l'opinione pubblica a sostenere la campagna TckTckTck, promossa da oltre 50 organizzazioni internazionali che fanno parte della Campagna globale d'azione sul clima. Quasi 10 milioni di persone hanno sottoscritto l'appello online perché a Copenhagen sia raggiunto un accordo ambizioso, equo e vincolante.
L'iniziativa di Amnesty International si colloca all'interno della campagna globale "Io pretendo dignità", lanciata nel maggio 2009 per chiedere la fine delle violazioni dei diritti umani che creano e acuiscono la povertà. La campagna mobiliterà persone di ogni parte del mondo per pretendere che i governi e le aziende ascoltino la voce di coloro che vivono in povertà e rispettino i loro diritti. Una delegazione di Amnesty International prenderà parte alla conferenza di Copenhagen.