Amazzonia: Lula ripara ai danni di Bolsonaro

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Foto: Pexels.com

Dopo quattro anni di consistenti peggioramenti nella distruzione della foresta Amazzonica in Brasile, la deforestazione è scesa al 33,6% nei primi sei mesi di presidenza di Lula. È quello che dicono i dati governativi raccolti da rilevazioni satellitari tra gennaio e giugno 2023 che, pur rimanendo preoccupanti e includendo l’aumento al 41% dello scorso giugno (periodo in cui, a causa della stagione secca, la deforestazione tende ad aumentare), danno comunque un impulso positivo alla lotta per la tutela dell’Amazzonia. Sono numeri incoraggianti alla luce del fatto che “rendono evidente lo sforzo di invertire il trend di crescita della curva”, come ha dichiarato la segreteria del Ministro dell’Ambiente nelle parole di João Paulo Capobianco. I risultati puntano a migliorare e dipendono dalle sfide all’orizzonte per i prossimi mesi, ma corrispondono alle intenzioni espresse da Lula in campagna elettorale, che miravano all’eliminazione della deforestazione illegale e a tamponare il più possibile i danni ambientali provocati dalle devastazioni della foresta durante il governo Bolsonaro, leader di estrema destra che da un lato ha fortemente indebolito le autorità e le istituzioni di tutela ambientale, rafforzando dall’altro i legami con i land grabbers e l’industria agricola.

I nuovi dati forniti sono stati raccolti da un sistema chiamato Deter, e gestito da un’agenzia federale, il National Institute for Space Research, che segue un monitoraggio per lo più focalizzato sull’individuazione della deforestazione in tempo reale. Dati più accurati si ottengono invece da un altro sistema, il Prodes, che però rilascia i risultati dei dati raccolti in un singolo report annuale.

A prescindere dai dati però, la situazione resta ancora faticosa perché con la precedente amministrazione il personale dell’Ibama, l’Agenzia federale per l’ambiente, è stato drasticamente ridotto, tanto da risultare ai suoi minimi negli ultimi 24 anni. Circa 700 persone, di cui sole 150 disponibili per un monitoraggio sul campo. Motivo che ha spinto l’agenzia a potenziare la sorveglianza a distanza, con un sistema di individuazione della deforestazione tramite l’utilizzo di immagini satellitari. Attraverso un controllo incrociato con i dati catastali è possibile risalire in molti casi ai proprietari delle aree e attivare dei provvedimenti ostacolanti, come la restrizione dell’accesso a prestiti finanziari e l’imposizione di ulteriori sanzioni.

Altri provvedimenti però possono essere messi in atto, come per esempio il sequestro di migliaia di capi di animali allevati in queste aree in maniera illegale, provvedimento reso particolarmente efficace per il fatto che infligge una punizione immediata che altrimenti le sanzioni non impongono, dato che vengono comminate e raramente pagate a causa della lentezza esasperante della macchina giudiziaria. Rodrigo Agostinho, a capo di Ibama, ha dichiarato che il valore complessivo delle sanzioni è aumentato del 167% rispetto alla media degli importi negli anni 2019-2022 e che l’Agenzia ha imposto l’embargo sugli allevamenti in 2086 aree, pari al 111% in più rispetto agli anni precedenti.

Il miglioramento nella raccolta dei dati riflette d’altro canto un cambiamento nella retorica che viene direttamente dall’alto: se Bolsonaro aveva apertamente criticato e contrastato il lavoro di Ibama, invocando la legalizzazione di aree deforestate illegalmente, il Presidente Lula ha dichiarato di voler ricostituire e rafforzare la legge che regola il prelievo di legname in Amazzonia, facendo in modo che coloro che hanno invaso aree protette le abbandonino al più presto.

È sicuramente prematuro celebrare un cambio di rotta nei trend della deforestazione in Brasile, ma non possiamo non sperare che sia un piccolo passo avanti finalmente nella giusta direzione, quella della tutela e della conservazione non solo della biodiversità e dei servizi ecosistemici che la foresta amazzonica fornisce, ma anche del rispetto e del credito verso le popolazioni indigene che la custodiscono.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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