Aiuti umanitari: i numeri della presenza italiana nei Balcani

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Questo rapporto rappresenta una lettura ed una prima elaborazione dei dati contenuti nel database ARCO, l'archivio curato dall'Osservatorio sui Balcani, sull'attività di organizzazioni non governative, associazioni ed enti locali italiani nel sud est Europa. Lo ha curato Pierluigi Faggion su invito dell'Osservatorio che ha ritenuto importante iniziare a confrontarsi con il panorama descritto, quantificato, circostanziato nel database. Anche per poter eventualmente adottare degli accorgimenti nelle modalità di raccolta dei dati nelle prossime fasi di aggiornamento.

Sono 107 le organizzazioni non governative attive nei paesi del sud est Europa e 242 i progetti che sono stati censiti da ARCO tra il giugno 2001 e il dicembre 2002. Si tratta senza dubbio di un dato rilevante, che conferma come anche a distanza di anni dalla fine delle guerre, e nonostante il netto calo di interesse dei media internazionali, permanga alta l'attenzione della società civile italiana nei confronti di quelle aree. Certo è una presenza che in termini assoluti si mostra in calo, ma è un fatto notevole come diverse esperienze proseguono nel tempo anche dopo molti anni dal loro avvio.

In questo rapporto si fornisce una prima analisi aggregata dei dati raccolti. Consapevoli della loro parzialità la base dati raccolta in ARCO ci pare ciononostante di notevole interesse e con pochi simili almeno in Italia. Per questo abbiamo ritenuto importante metterne a disposizione gli elementi salienti.

L'analisi mette innanzitutto in rilievo la tendenza, da molti descritta, alla concentrazione dell'attenzione della cooperazione allo sviluppo italiana su alcune aree, che possono essere definite come dei veri e propri centri di gravità della progettazione. Le aree geografiche che raccolgono il maggior numero di progetti sono il Kossovo (53 progetti su 242, il 21,9% del totale) e l'Albania (51 progetti su 242, il 21,1%): nelle due regioni si concentra il 43% del totale dei progetti individuati. Allargando il campo alle altre zone di maggior presenza di progetti (Bosnia Erzegovina/Federazione e Serbia), si osserva che nelle quattro principali è raggruppato il 75,6% dei 242 progetti. Le aree quindi interessate dalle guerre degli anni Novanta e nelle quali c'è presenza militare italiana o quelle zone in cui le crisi sociali ed economiche hanno assunto una peculiare gravità ma anche un particolare rilievo di tipo politico e mediatico.

Interessanti anche le constatazioni sui settori di intervento. Quelli prevalenti sono l' animazione sociale e culturale ed educazione e formazione da un lato e, dall'altro, il settore ricostruzione/infrastrutture. Il primo compare soprattutto in progetti monosettoriali con bassi budget di spesa, che in molti casi sono da attribuire all'attività diffusa di associazioni e organizzazioni di dimensione relativamente piccola mentre il secondo comprende progetti naturalmente più ingenti ed implementati spesso da organizzazioni relativamente grandi. Il quarto settore, per ordine di presenza è quello dello sviluppo economico locale, che in vari casi comprende al proprio interno progetti che si occupano anche di microcredito e questo spiega la parziale sottorappresentazione del microcredito in quanto settore a sé stante.

Altro elemento d'interesse è quello relativo alle fonti di finanziamento. I progetti in cui compaiono come fonti di finanziamento istituzioni governative o sopranazionali (Unione Europea o Agenzie e istituzioni internazionali) sono il 55,4%, mentre quelli in cui sono presenti i Comuni o le Regioni/Province sono il 28,1%. Utile segnalare anche la proporzione tra progetti monofinanziati e progetti plurifinanziati: oltre il 65% dei progetti censiti è monofinanziato. Comuni, enti e istituzioni autonome, associazioni, Regioni/Province mostrano una tendenza più accentuata al multifinanziamento. Sul versante opposto si trovano invece agenzie e istituzioni internazionali e fonti governative.

Come detto, questo lavoro è al momento solo un'esplorazione iniziale propedeutica a successive elaborazioni più accurate sia dei dati quantitativi raccolti, sia attraverso possibili focus qualitativi con interviste o casi studio. E la stessa base dati di ARCO va ulteriormente ampliata e aggiornata con le modifiche nel frattempo intervenute ai progetti già schedati. Anche in virtù dell'interesse politico crescente che quest'area riveste per l'Europa e per l'Italia, ci pare uno sforzo che merita essere compiuto.

Vai al rapporto completo (pdf)
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