Africae munus. Roma ignora l'Africa

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Non perdetevi queste due bellissime “esortazioni” di Vescovi africani per la redazione di Africae munus (esortazione apostolica post sinodale):

L'esortazione numero 16 recita: «I paesi e le famiglie africani investono grandi somme di denaro nel formare professionisti per contribuire a migliorare le condizioni di vita della gente. Purtroppo molti di loro abbandonano il paese subito dopo la loro specializzazione con la speranza di trovare migliori condizioni di lavoro e di remunerazione». Questa esortazione sinodale rivela una verità da tempo taciuta. Molte menti a servizio dei “nord del mondo” sono state educate nei sud ed a spese dei sud. Alcun euro è stato speso, da chi ne beneficia, per la loro formazione.

Esortazione numero 23: «I padri sinodali condannano categoricamente la produzione di armi nucleari, armi biologiche, armi anti-persona e ogni tipo di armi di distruzione di massa, e chiedono che esse siano bandite dalla faccia della terra. (...) Incoraggiano le Conferenze episcopali dei paesi che producono armi a raccomandare pubblicamente ai propri governi di introdurre una legislazione che riduca la produzione e la distribuzione di armi, che altrimenti vanno a scapito dei popoli e delle nazioni africani». Quest'esortazione raccoglie il grido di popolazioni inermi che si trovano oppresse da 83 milizie-guerrigliere, gruppi separatisti e gruppi anarchici in 24 Stati coinvolti con situazioni drammatiche in Algeria, Libia, Nigeria, Puntland, Somalia, Somaliland, Sudan, Repubblica Democratica del Congo. In solo quest'ultimo paese sono morte ammazzate, secondo fonti ONU, ed in pochi anni, più di 3 milioni di morti. Bene, quindi, hanno fatto i padri sinodali ad alzare la voce nei documenti preparatori il secondo Sinodo africano.

Ma oltre alla 16 sulla “fuga dei cervelli” e la 23 sul“commercio delle armi” non sono state prese in considerazione da Roma, per stilare il documento finale, nemmeno la 21 sulla “pace” e la 27 sulla “libertà religiosa”.

Secondo il collega Franco Moretti dalle colonne di Nigrizia “in un documento di quasi 25.000 parole, le parole dei padri sinodali non superano una manciata di righe. A suo avviso “siamo agli antipodi di quanto avvenne con l'esortazione di Giovanni Paolo II, Ecclesia in Africa, dopo il 1° sinodo del 1994. In quel testo, 60 delle 64 propositiones avevano trovato spazio nel documento papale, o interamente o con lunghe citazioni”.

Insomma, per Roma caput mundi la periferia non sembra contare molto. D'altronde, se andiamo a vedere il collegio cardinalizio, possiamo verificare statisticamente lo sbilanciamento dei porporati. Europa: 119 - America Settentrionale: 22 - America Latina: 32 - Africa: 17 - Asia: 20 - Oceania: 4. Più in dettaglio, guardando al peso dei singoli Paesi, la parte da leone la fa sempre l'Italia, che annovera 52 porporati. Seguono gli Stati Uniti, con 19 cardinali ed il Brasile con 10. Ebbene l'Italia (60 milioni di abitanti) ha 3 volte i porporati dell'Africa (1 miliardo di abitanti).

Il manuale Cencelli suggerirebbe di premiare coloro che “fanno più battezzati”...ma così non è. Negli ultimi due anni i battezzati aumentano specialmente in Oceania (4,7%) e in Africa (3%), mentre l’Europa è aumentata solo dello 0,8% e in calo sono le Americhe (meno 0,1%) a causa della “concorrenza” delle molte Chiese e sette pentecostali. Sembra sia applicato un algoritmo inversamente proporzionale che premia i territori ove si svuotano le chiese.

Ma non ci scandalizziamo. Detta illogica sproporzione la troviamo anche nelle Istituzioni internazionali laiche ove l'Italia, per esempio, è membro dei G8 e la Cina no (1,3 miliardi di persone) oppure, se necessitiamo di un altro esempio, la Francia è membro del “consiglio di sicurezza” e l'India no (1 miliardo di persone).

Tornando alla nostra Ecclesia, mater e magistra. Notiamo che la verità risiede a Roma ed i padri sinodali possono tutt'al più influenzarla con una manciata di righe in un documento di diverse cartelle.

Si chiederebbe, se possibile, solo una gentilezza. Si potrebbero omettere, pro futuro, le righe con le quali il Pontefice accolse le esortazioni dei Vescovi africani? Agli atti si recita: «La qualità degli interventi dei padri sinodali e delle altre persone che sono intervenute durante le sessioni, mi ha impressionato. Il realismo e la lungimiranza dei loro contributi hanno dimostrato la maturità cristiana del continente. Non hanno avuto paura di misurarsi con la verità e hanno cercato sinceramente di pensare a possibili soluzioni dei problemi che affrontano le loro chiese particolari, e anche la chiesa universale». Una volta ringraziati, poi, i redattori di Africae munus hanno usato non i l bisturi ma il machete scrivendo al di qua del colonnato del Bernini ciò di cui l'Africa ha bisogno.

Terminiamo con la prova tangibile dell'esistenza dello Spirito, citata spesso dall'amico don Vittorio Cristelli: “nonostante i nostri sforzi a far tacere lo Spirito, la Chiesa vive da duemila anni”.

Fabio Pipinato

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