Africa: leggi e aiuti per riammettere le ragazze-madri a scuola

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"Le gravidanze in età adolescenziale hanno spesso inflitto un colpo mortale alle aspirazioni delle giovani africane: una soluzione al problema può essere l'istituzione di leggi che impongano alle scuole di riammettere le giovani madri" - nota Joyce Mulama in un articolo per Ipsnews a conclusione dei lavori della Conferenza di Nairobi. Organizzata dal Forum per le Donne Educatrici Africane (FAWE) in cooperazione con l'UNICEF, la Banca Mondiale e il Segretariato del Commonwealth, la Conferenza di Nairobi ha discusso su come migliorare l'istruzione delle donne nell'Africa sub-sahariana.

Nella tre giorni di Nairobi (23-25 giugno) i 200 delegati provenienti da 27 Paesi africani, hanno messo in luce la necessità di politiche per il reinserimento scolastico delle ragazze-madri. "Queste politiche devono condannare chi non permette alle ragazze di tornare a scuola dopo il parto" - ha detto a Ipsnews Penina Mlama, direttrice del Forum per le Donne Educatrici Africane (FAWE). A tutt'oggi, infatti, solo pochissimi i paesi africani hanno istituito leggi che impongono di riammettere le giovani madri. Ma l'esperienza di questi stati ha evidenziato come il problema non sia solo istituire le leggi adeguate, quanto farle rispettare.

 

Dossier UNICEF:
Ragazze e instruzione

E non si tratta solo della capacità coercitiva delle leggi. "La povertà è un elemento decisivo, poiché spinge i genitori a tenere i figli in casa per aiutare nei lavori domestici e nei campi" - sottolinea l'articolista. Dei 200 milioni di bambini nel mondo impiegati in vari tipi di lavoro minorile, 68 milioni sono africani. "L'educazione gratuita è "una cosa positiva" - ha sottolineato durante la Conferenza Ann Therese N'dong-Jatta, ministro del Gambia per l'Educazione. Ma bisogna istituire le misure di controllo per "assicurare che anche le bambine si iscrivano a scuola. Questo richiederà altre forme di sostegno dai partner di sviluppo". Va ricordato che dei 42 milioni di minori che nell'Africa sub-sahariana non hanno accesso all'istruzione, il 60% sono femmine.

Ma ci sono anche altri fattori. Uno studio condotto in Uganda dal FAWE ha dimostrato che le ragazze che hanno le prime mestruazioni abbandonano la scuola per la mancanza di strutture sanitarie. Il senso di estraneità e imbarazzo che accompagna il cambiamento fisico nelle ragazze in età adolescenziale, le spinge a lasciare la scuola. Josephine Watuulo, assistente all'educazione in Uganda, ha detto a Ipsnews che in seguito a queste analisi è stato avviato un progetto pilota in 100 scuole di cinque distretti del paese. Il progetto prevede la distribuzione di assorbenti igienici alle ragazze, e la formazione dei docenti, ai quali viene chiesto di parlare con loro del ciclo mestruale. Si è cercato di migliorare le condizioni sanitarie nelle scuole, e in alcune sono stati costruiti bagni separati maschi/femmine. "Da quando sono state adottate queste misure, in Uganda è aumentata la frequenza femminile nelle scuole" - ha detto Watuulo.

Secondo il FAWE, l'Africa sub-sahariana è l'unica regione nel mondo che rischia di non rispettare l'obiettivo fissato dai Millenium Goals (Obiettivi si Sviluppo del Millennio), di eliminare entro il 2015 le disuguaglianze di genere nell'educazione primaria e secondaria. Gli Obiettivi sono stati adottati a settembre 2000 nel corso del Millenium Summit, dove le Nazioni Unite si sono impegnate a trovare soluzioni per ridurre povertà, fame, malattie, analfabetismo, degrado ambientale e discriminazione delle donne. [GB]

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