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Africa e Mediterra-neo
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Il dossier raccoglie resoconti in cui la scena è saldamente occupata dall'oggetto, e l'antropologo non è presente nemmeno con intento aneddotico.
Se l'autore è ben distante dall'oggetto, anche l'oggetto del discorso antropologico è ben distante da pretese di assoluto scientifico, e viene scelto in un passato recente e sofferto (la vita dei lavoratori africani nella Marsiglia degli anni '50 e'60 nel racconto di Brigitte Bertoncello e Sylvie Bredéloup, le comunità di bianchi esiliati dalla Rhodesia negli anni '80 nel racconto di Katja Uusihakala), o nella contemporaneità (nel racconto di Frédéric Andreu), ma attreverso un'angolazione, per così dire, intima e privata: il percorso umano di piccole comunità, uomini celebri (Sembene Ousmane, Babou Senghor) o anonimi (i tagger, indifferenziati proprio perché cifrano la loro identità con un unico, comune mezzo espressivo).
Fuoco di questa prospettiva è sempre l'identità, negoziata nel mondo del lavoro, ribadita nella memoria, inverata nell'arte. Ed è per questa ragione che all'identità e al suo rapporto con la modernità abbiamo voluto dedicare un importante contributo di Michel Agier.
La rivista è disponibile in 27 librerie distribuite sul territorio
nazionale.
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