Afghanistan: lo scandalo delle foto della vergogna del Kill Team Usa

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C'è chi mostra le forbici con cui ha tagliato un dito al cadavere e chi, sorridente, si fa immortalare con a fianco il corpo in frantumi di un insorto ucciso. Il paragone con le immagini dei prigionieri torturati nel carcere della vergogna di Abu Ghraib, in Iraq, torna alla mente. I nuovi scatti, che ritraggono soldati americani sorridenti e orgogliosi delle loro azioni accanto ai corpi trucidati di civili afghani, aprono un nuovo scandalo nella guerra in Afghanistan.

Le prime tre foto della vergogna, con le facce delle vittime oscurate, sono apparse per la prima volta sul giornale tedesco Der Spiegel il 21 marzo. Lunedì, il settimanale Rolling Stone, che qualche mese fa aveva contribuito alla cacciata del generale Stanle Mc Chrystal dal comando delle operazioni NATO in Afghanistan, ha mostrato altre 13 immagini senza censura delle atrocità commesse un anno fa nelle remote e sperdute aree della provincia di Kandahar. “La galleria fotografica che segue contiene immagini grafiche estremamente inquietanti di morti violente”, è il titolo di ieri della rivista che dedica uno speciale al nuovo scandalo tutto USA. Lo hanno rinominato “Kill Team”. Soldati che uccidono senza motivo. Foto di crimini di guerra mostrate come trofei. Un ricordo macabro di una guerra che, anche a causa di fatti come questi, diventa sempre più difficile per americani e alleati.

Il sito riporta documenti delle testimonianze che i soldati coinvolti hanno fornito agli investigatori del tribunale militare di Seattle, a Washington. Nello scandalo sono finiti cinque soldati del 3° plotone 5° Brigata Stryker della Compagnia Bravo. Uno dei soldati dell'unità, il caporale Jeremy Morlock, per l'accusa di aver ucciso 3 civili è è stato condannato, la scorsa settimana, a 24 anni di carcere, dopo che la sua pena è stata ridotta per aver patteggiato e testimoniato contro il presunto capobanda, il sergente Calvin Gibbs.

I soldati sono accusati di aver ucciso afghani innocenti nelle remote aree della provincia di Kandahar e poi orchestrato presunte battaglie e ritrovamento di armi sui corpi delle vittime per farli apparire come insorti. Hanno anche tagliato le dita alle vittime per tenerle come ricordo ed esibirle come trofei.

I motivi di tanta efferatezza, secondo il settimanale, sarebbero dovuti al fatto che il plotone, avendo avuto poco successo nella sua missione di sradicare i talebani, che facilmente riuscivano a mescolarsi tra la popolazione, era “annoiato, traumatizzato e arrabbiato”. Tanto da decidere di scagliarsi contro civili innocenti. Secondo gli investigatori militari, tutto è iniziato alla fine del 2009, quando un gruppo di soldati di fanteria americani ha deciso che “dovevano essere uccisi civili”. Tra gli uomini della Compagnia Bravo l'idea di uccidere innocenti era stata discussa seriamente. Alcuni erano tormentati dalla cosa, altri entusiasti. Poco tempo dopo, mentre si trovavano nella provincia di Kandahar, una delle più pericolose e senza legge dell'Afghanistan, sono passati all'azione.

Gli omicidi sono stati scoperti solo dopo che un soldato della stessa unità, Justin Stonerm, ha rivelato agli investigatori dell'esercito che il 3° plotone aveva “ucciso un sacco di gente innocente”.

Ma nonostante il nuovo scandalo, un consigliere militare statunitense, ieri, si è scagliato contro la rivista Rolling Stone, accusandola di “irresponsabilità” per aver pubblicato le foto, mentre la maggior parte dei soldati statunitensi in Afghanistan combattono ogni giorno contro i Talebani. Il Dipartimento della Difesa statunitense si difende spiegando che “chi ha commesso crimini sarà perseguitato”.

Le uccisioni delle truppe NATO suscitano sempre più odio negli afghani. Prima i raid fuori bersaglio, poi le uccisioni di civili mirate. “È una vergogna – dice Yusuf, un giornalista afghano di base a Kabul – pensa se un afghano che vive negli Stati Uniti uccidesse un ragazzino di 15 anni per divertimento. Saremmo accusati subito di essere una nazione di terroristi. Vogliono combattere i Talebani? Che vadano a prenderli nelle loro case. Ma i civili devono essere lasciati in pace. Gli stranieri non si devono lamentare se gli afghani sono sempre più impazienti che se ne vadano dal Paese. L'idea, oramai, è che gli americani e in molte aree anche gli altri contingenti, non siano veramente qui per aiutare la popolazione”. “Questo – ha detto un analista afghano ieri – sarà sicuramente da aggiungere al crescente scetticismo e disillusione tra la popolazione della presenza di una Forza Internazionale in Afghanistan”.

Ieri, mentre mi trovavo sul lungo fiume di Kabul, al passaggio di blindati americani un ragazzino di strada ha urlato: “Fuck you!”. Poi mi ha guardato sorridendo. Probabilmente non sa degli scandali che coinvolgono le truppe della coalizione, ma è un piccolo gesto, che rende l'idea.

Andrea Bernardi
(Inviato di Unimondo a Kabul)

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