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Afghanistan, i civili continuano a pagare il prezzo più alto della guerra
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Numeri e statistiche non raccontano le storie di una popolazione, ma aiutano a capire che nella guerra afghana, a pagare il prezzo più alto, sono i civili. Il costo di vite umane della guerra in Afghanistan, nell’ultimo anno, è il più cruento vissuto dal Paese nell’ultima decennale guerra. La denuncia arriva dall’Unama, la missione delle Nazioni Unite di Assistenza in Afghanistan e dalla Commissione indipendente afghana per i diritti umani. Nel 2010, 2777 civili hanno perso la vita, segnando un incremento di morti innocenti del 15 per cento rispetto al 2009. Dal 2006 al 2010, secondo le statistiche, i civili uccisi sono stati 8832 (si veda il Rapporto in inglese in .pdf).
“L’uccisione di civili tocca profondamente la società afghana e viola tutti i diritti umani” – ha detto Nader Nadery, della Afghanistan Independent Human Rights Commission. “Questi assassinii – prosegue – scoraggiano i civili dall’esercitare i propri diritti umani basilari, di vita e sicurezza e violano la libertà di espressione, di partecipazione politica, di lavoro ed educazione. La soppressione di questi diritti ha gravi conseguenze sul piano politico, economico e sociale, in quanto rallenta la governance e lo sviluppo”.
A fare il più alto numero di vittime sono gli insorti. Talebani e gruppi armati, che hanno lasciato sul terreno 2080 innocenti, circa il 75 per cento del totale, con un 28 per cento in più rispetto al 2009. Seguono le forze governative, dalla Polizia all’Esercito afghano e quelle filo-governative, della coalizione internazionale, con 440 civili uccisi, mentre i restanti 257 morti, che rappresentano circa il 9 per cento, non è stato possibile attribuirli a qualche forza sul terreno.
Un dato allarmante è rappresentato dagli Ied, gli ordigni improvvisati, che gli insorti collocano lungo le strade battute dai militari stranieri e fanno esplodere al loro passaggio. Ma anche dagli attentatori suicidi che, imbottiti di esplosivo, sempre più spesso si fanno saltare in aria all’interno di bazar, ospedali, moschee, scuole e banche frequentate in prevalenza da afghani. È così che nell’ultimo anno hanno perso la vita 1141 persone. Dilaniati dalle trappole esplosive, utilizzati dagli insorti come scudi umani, oppure sgozzati. Questo macabro trattamento è toccato, secondo le statistiche ufficiali, a 462 civili, con un incremento, soprattutto nelle zone meridionali del Paese, del 105 per cento. “I talebani – ha detto Staffan de Mistura, rappresentante speciale delle Nazioni Unite in Afghanistan – potrebbero lamentarsi di questa relazione. Ma i fatti sono fatti. E la maggior parte delle vittime sono state fatte dai talebani e le altre forze anti governative”.
Oltre la metà degli incidenti si è verificata in quelle regioni del Sud, prevalentemente nelle province di Helmand e Kandahar, che negli ultimi mesi hanno visto alcuni dei peggiori scontri tra truppe della NATO ed insorti. Tra le tattiche usate dalle forze filogovernative, invece, i raid aerei, anche nell’anno passato, hanno continuato a provocare il più alto costo di vite umane, con la morte di 171 civili. Raid aerei, operazioni fuori bersaglio, sono anche, oramai, uno dei principali motivi di accusa tra il presidente afghano, Hamid Karzai e gli Stati Uniti. L’incremento di soldati su parti di territorio fino ad oggi in mano agli insorti, ha aumentato il numero di scontri a fuoco e imboscate. Così, di conseguenza, sono aumentati i raid aerei della coalizione internazionale che hanno fatto lievitare il numero di quelle che vengono definite “civilian casualities”.
Anche i feriti raggiungono numeri impressionanti. Nel 2010 sono stati 4343. Di questi 3366 provocati dai gruppi anti governativi, mentre altri 400 dalle forze di sicurezza afghane e internazionali. Con oltre 500 casi che le Nazioni Unite e la commissione indipendente per i diritti umani non sono stati in grado di collocare. “Il 2011 – ha detto Georgette Gagnon, direttore dell’ufficio per i diritti umani dell’Unama - dovrebbe essere l'anno di una maggiore tutela dei civili, non un altro anno con ancora più vittime. Invitiamo tutte le parti coinvolte nel conflitto armato, gli elementi antigovernativi, il governo afghano e le forze militari internazionali, a fare di più nel 2011 per rispondere alla loro responsabilità legale di tutela dei civili”.
Ma gli appelli non bastano a salvare vite umane. Dall’inizio del 2011, infatti, le forze della coalizione sono sotto pressante accusa per i raid aerei. Tra i più recenti, l’uccisione di 9 ragazzini da parte di un elicottero americano nella provincia di Kunar, che ha costretto alle scuse il capo della coalizione David Petraeus e, ancora più recente, la morte, sempre in una remota zona nella provincia di Kunar di 65 persone. Civili per il governo di karzai. Insorti per la NATO, che riduce il numero a 40 e che sul caso ha aperto una investigazione ancora in corso.
“La commissione afghana per i diritti umani è andata in tutte le aree del Paese ad investigare sull’uccisione di civili”, ha detto ad Unimondo Nader Nadery, “ma è possibile che qualche civile in aree molto, molto remote dalle quali è difficile avere informazioni non sia stato conteggiato perché non siamo riusciti ad arrivarci. Ma si tratta di un numero, comunque, molto limitato”. Un appello all’Isaf, invece, affinché venga fatto di più e con più trasparenza sulle investigazioni di civili morti. “Perché quello di cui abbiamo bisogno – ha spiegato Nader Nadery - non è soltanto una investigazione superficiale di cosa è accaduto, ma una investigazione precisa di quali sono stati gli errori”.
Il rapporto delle Nazioni Unite contiene anche delle raccomandazioni per ciascuna delle parti in conflitto: gli insorti, il governo e le forze della NATO. Al governo afghano, in particolare, viene chiesto di istituire un “organismo professionale permanente”, che abbia la forza di rispondere alle accuse di uccisione di civili di tutte le parti in causa e l’autorità di investigare su di esse. Ma nonostante gli appelli molte organizzazioni internazionali sono preoccupate che, vista la campagna militare lanciata per riprendere il controllo di alcune aree remote del Paese, anche il 2011 sarà un anno terribile per i civili afghani.
Andrea Bernardi
(Inviato di Unimondo in Afghanistan)