www.unimondo.org/Notizie/Afghanistan-Emergency-Croce-Rossa-impedito-il-soccorso-dei-feriti-a-Marjah-112088
Afghanistan: Emergency-Croce Rossa, 'impedito il soccorso dei feriti a Marjah'
Notizie
Stampa
"Le truppe Usa continuano a impedire l'evacuazione dei feriti che circondano Marjah nell'offensiva a che prosegue con bombardamenti su aree abitate e feroci combattimenti". Lo denuncia Emergency che accusa la coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti di "gravissimi crimini di guerra" e chiede "l'immediata apertura di un corridoio umanitario per garantire una pronta assistenza ai feriti".
"Al nostro staff è stato comunicato che decine di vittime civili in gravi condizioni non riescono ad essere trasferite agli ospedali a causa dei posti di blocco militari che impediscono anche il passaggio di vetture per il trasporto dei feriti. Ci risulta che, a questa mattina, già 6 di loro sono morti perché ne è stata impedita l’evacuazione" - riporta Emergency dell'ospedale di Lashkargah che si trova una cinquantina chilometri dall'epicentro dell'offensiva alleata in corso da venerdì notte nella zona di Helmand. Tra i pochi riusciti a raggiungere l’ospedale di Emergency vi è anche un bambino di 7 anni colpito al petto da una pallottola e che è stato immediatamente operato.
Anche la Croce Rossa Internazionale esprime preoccupazione perchè "i feriti non riescono a raggiungere i luoghi di cura" e per l'aumento di vittime civili dell'offensiva. La Croce Rossa ricorda "alle Forze di sicurezza Afghane, alle Forze della Coalizione internazionale e dell'opposizione armata che i feriti e i malati - sia civili che militari, di qualsiasi parte in conflitto - devono essere soccorsi senza alcun ritardo secondo le leggi internazionali".
"Siamo a domenica sera e i militari Usa continuano a impedire l'uscita dei mezzi per il trasposto dei feriti civili" - riportava ieri Emergency. "Ora stanno provando a far arrivare a Marjah un convoglio partito da Kandahar, nella speranza di poter rompere il blocco imposto dalle truppe Usa. Nel caso in cui l'evacuazione riuscisse, i feriti verranno portati qui all'ospedale di Emergency, il più vicino all'area dei combattimenti: solo 40 chilometri che però in questo momento richiedono 5 o 6 ore di viaggio a causa delle decine di checkpoint militari lungo la strada".
"Anche oggi (lunedì - ndr) c'è un gran via vai di caccia ed elicotteri e si continuano a sentire gli echi di forti esplosioni e di sparatorie provenienti dalla direzione di Nadalì, la zona dei combattimenti più vicina a noi", racconta a Peacereporter Matteo Dall'Aira, capo infermiere dell'ospedale di Emergency a Lashkargah. "Gli operatori sanitari in zona non hanno ancora ottenuto dalle truppe Usa il permesso di evacuare i civili feriti da Marjah per portarli nel nostro ospedale, dove continuano ad arrivare solo i pochi feriti che riescono ad aggirare i checkpoint o che ci vengono direttamente consegnati dai militari britannici del locale Prt. Il bambino di sette anni arrivato ieri con un proiettile in corpo lo abbiamo operato e ora è fuori pericolo".
Le dichiarazioni della Nato pre-offensiva hanno cercato di rassicurare che “la popolazione non è il nostro nemico” - come ha detto il generale Larry Nicholson al comando dei marine del Sud Afghanistan. Ancor prima il generalissimo Stanley McChrystal aveva detto: “Non vogliamo un'altra Falluja. Non è Falluja il nostro modello” - riporta Lettera22.
Ma lo stesso capitano Ryan Sparks, al comando della compagnia Bravo del 1° battaglione, 6° reggimento Marines, ha paragonato l'intensità dei combattimenti in corso a Marjah con quelli dell'attacco a Fallujah, in Iraq, nel 2004. "E' come a Fallujah, salvo che qui ci sparano addosso da tutte le parti perché non avanziamo in linea retta, ma da direzioni diverse" - ha affermato Sparks.
"Marjah è stata circondata dalle truppe straniere e dalle forze governative - ha dichiarato Ahmadullah Ahmadi, direttore della Mezzaluna Rossa afgana - e pare che i talebani non consentano alla popolazione di fuggire, costringendo i civili a scappare di notte. Finora, oltre duemila sfollati sono fuggiti da Nadalì e Babaji, mentre da Marjah sono arrivati solo settecento sfollati".
Secondo i generali della Nato - segnala Peacereporter - l'operazione Moshtarak ('Insieme', in lingua pashto) contro Marjah, la principale roccaforte talebana della provincia meridionale di Helmand, sarà la più grande offensiva lanciata dalle forze alleate in Afghanistan dall'invasione del 2001.
Il presidente Karzai, lanciando l'operazione, aveva chiesto alle truppe nazionali ed internazionali di "usare la massima prudenza per non causare danni ai civili" nell'offensiva su Marjah. In un comunicato diffuso dai servizi stampa presidenziali, Karzai ha sollecitato "i militari afghani e stranieri a continuare la consultazione della gente del posto, ed a coordinare al massimo le loro azioni, evitando di utilizzare l'aviazione in zone dove i civili possono essere a rischio". Karzai ha anche ripetuto il suo appello "a tutti i talebani afghani ad usare questa opportunità per rinunciare alla violenza e a rientrare nella vita civile insieme agli altri afghani per il benessere del paese". [GB]