ActionAid: "così la cooperazione diventa uno strumento per svuotare le carceri"

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"La cooperazione allo sviluppo rischia di diventare uno strumento per lo svuotamento delle carceri italiane". L'allarme arriva da ActionAid, secondo cui "l'articolo 13 del Ddl 1441 (qui il testo), approvato nei giorni scorsi in seconda lettura, che semplifica le procedure per gli interventi di cooperazione a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione nei Paesi indicati dal decreto-legge 31 gennaio 2008, rischia di creare un pericoloso precedente". L'articolo 13, spiega l'ong, nell'individuazione delle aree di intervento della cooperazione da "priorità ai Paesi che hanno sottoscritto accordi di rimpatrio o di collaborazione nella gestione dei flussi dell'immigrazione clandestina ovvero diretti ad agevolare l'esecuzione delle pene detentive dei condannati in Italia in istituti nei luoghi di origine delle medesime".

"In questo modo - osserva Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid - la cooperazione rischia di diventare uno strumento per lo svuotamento delle carceri italiane. Anche la priorità data 'ai progetti con i Paesi terzi per il rimpatrio volontario degli stranieri titolari di permesso di soggiorno che si trovino in stato di disoccupazione a causa della crisi economica', indebolisce le finalità indicate dall’Art.1 della legge n.49 che regola la cooperazione allo sviluppo". In definitiva - conclude ActionAid - "l'articolo non soltanto modifica di fatto in modo contraddittorio le finalità delle cooperazione allo sviluppo indicate nell’Art.1 della legge n.49, ma riduce anche i fondi a disposizione per destinarle a finalità differenti da quelle di cooperazione".

Lo scorso marzo il Ministero degli Esteri ha approvato il programma della Cooperazione italiana per il prossimo triennio nel quale definisce la propria linea politica tra nuovi problemi finanziari e vecchie questioni irrisolte. "Pur sottolineando l’intenzione da parte della cooperazione italiana di onorare gli impegni presi in ambito internazionale - commenta Marco Abram di Balcani Cooperazione - il Mae sembra andare nella direzione opposta, precisando che "una maggior gradualità nel conseguimento degli obiettivi" è considerata necessaria. Infatti, i problemi legati alla crisi finanziaria globale e l'impegno italiano nella riduzione del deficit pubblico hanno portato, come noto, alla scelta di diminuire sensibilmente i fondi destinati alla cooperazione per i prossimi anni. Inoltre, il testo auspica il superamento di una visione dell'Aiuto pubblico allo sviluppo come unico strumento della cooperazione, sottolineando la necessità di trovare "forme alternative di finanziamento", espressione con cui ci si riferisce agli investimenti privati" - sottolinea l'analista.

In seguito alla manovra economica del Governo, i fondi destinati alla cooperazione scendono dai 732 milioni del 2008 ai 322 milioni del 2009: in quest'ultima cifra vengono tuttavia conteggiati anche i debiti che verranno cancellati ai paesi in via di sviluppo, di fatto la disponibilità è quindi ulteriormente inferiore. Nell'impiego delle risorse si intende privilegiare soprattutto il canale bilaterale, a cui verrà destinato circa il 70 % dei fondi.

Secondo un'indagine presentata ieri all'Università Cattolica di Milano dall'ong 'Fratelli dell'Uomo' la cooperazione internazionale invece "andrebbe incoraggiata di più dai governi del nord del mondo". Lo sostiene il tre quarti del campione di 2070 persone intervistato per l'indagine condotta dalla società CRA Research. "E' un dato che fa riflettere su come si colloca la percezione e la volontà della gente a fronte di un effettivo impegno del nostro governo che destina alla cooperazione solo lo 0,31% del PIL" - hanno commentato all'agenzia Agimondo i rappresentanti dell'associazione Fratelli dell'Uomo che festeggia oggi i suoi quarant'anni di attività.

"La capacita' di promuovere lo sviluppo dei paesi del Sud raccoglie un livello di consenso del 66% e all'incirca lo stesso valore è raggiunto anche da chi sostiene che la cooperazione internazionale "è una buona strategia per ridurre l'immigrazione". Interessante notare che la risposta "la cooperazione non mi ispira particolare fiducia" ha raccolto un accordo di poco inferiore al 50%, espresso soprattutto da chi ha un basso titolo di studio e un'età avanzata. Un profilo analogo è quello che connota la maggioranza di coloro che condividono l'idea che la cooperazione, in questo periodo di crisi, sia uno spreco di soldi (il 34%). [GB]

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