A scuola (di) educazione ambientale

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Che la “Buona scuola” del Governo Renzi abbia più di una ragione per non essere poi così buona lo abbiamo ormai chiaro. Che abbia sollevato polemiche e alimentato malcontenti - e continui a farlo, lo sappiamo. Ma forse, e lo diciamo sottovoce perché ancora non disponiamo di fatti a rendercene certi, qualcosa di positivo, in questa riforma, c’è. E viene precisamente dal gruppo di lavoro interno al Ministero dell’Ambiente e coordinato dalla Sottosegretaria all’Ambiente con delega all’educazione ambientale Barbara Degani. Si tratta di un’idea attesa e necessaria, elaborata in collaborazione con il MIUR, che fra i banchi di scuola porterà l’obbligo dell’educazione ambientale, dalla materna fino alle scuole superiori, a partire dal prossimo anno scolastico.

EA quindi, ma anche ESS, che in questo mondo di sterili sigle stanno per Educazione Ambientale ed Educazione allo Sviluppo Sostenibile, strumenti imprescindibili per la sensibilizzazione di cittadini e comunità nei confronti di una responsabilità, personale oltre che collettiva, verso questioni ambientali e buon governo dei territori, comportamenti fortemente connessi a dinamiche sociali ed economiche valide a livello globale.

Al momento il documento a disposizione è un consistente pdf – consultabile qui – di oltre 200 pagine che promette bene ma può fare di più: dalla gestione del riciclo dei rifiuti alla tutela del mare e del territorio, dalla biodiversità all'alimentazione sostenibile al dissesto idrogeologico, i temi individuati dalle linee guida rappresentano senza ombra di dubbio questioni cruciali per il nostro futuro e per la sopravvivenza del pianeta. Peccato che, per il momento, non prevedano del tempo strutturale e dedicato, ma siano previsti soltanto come integrazione al programma scolastico di altre materie, come geografia, scienze, e arte, insegnamenti che – ahinoi! – non godono di un grande potere contrattuale all’interno dell’orario scolastico.

Sul sito leggiamo: “Lo facciamo fermamente convinti che un Paese migliore si possa costruire solo attraverso una scuola forte, efficiente, innovativa nella proposta educativa, in grado di creare vera cultura e nuove professionalità valorizzando le propensioni dei giovani, i nostri cittadini di domani. Allo stesso modo siamo convinti che in questa sfida di straordinaria importanza non possa mancare nello 'zaino' di ogni alunno la conoscenza dell'ambiente, del territorio, del mondo che lo circonda. Un Pianeta che si scopre ogni giorno più fragile, esposto alle conseguenze dei cambiamenti climatici e di fenomeni atmosferici sempre più estremi, contraddistinto da enormi disuguaglianze nell'accesso alle risorse e da una scarsa sensibilità nei confronti dell'ambiente che ha messo a rischio territori e cittadini.

Nonostante queste parole non riescano a sbarazzarsi del tutto di quell’alone di genericità che le rende un po’ ostili a orecchie ormai avvezze a promesse non mantenute, apprezziamo in ogni caso la buona volontà e le intenzioni e cerchiamo di sostenere questo percorso verso quella che, a nostro parere, è una questione stringente da affrontare fin dai primi anni d’età, quelli dove inizia il cammino di costruzione di una cittadinanza attiva e responsabile e dove è più facile adottare comportamenti e interiorizzare abitudini di consapevolezza e rispetto per sé, per gli altri e per il mondo che pazientemente ci ospita.

Le linee guida propongono anche alcuni suggerimenti per percorsi didattici che aiutino a comprendere come l’ambiente, nelle sue molteplici forme e declinazioni, sia di cruciale importanza nello sviluppo della maggior parte delle azioni umane, da quelle scientifiche a quelle tecnologiche, da quelle artistiche a quelle, aggiungeremo noi, di crescita personale e culturale per quelli che, per dirla con un termine caro al ministro Galletti, saranno gli auspicabili “nativi ambientali” di domani. “Vogliamo chiamare cosi i giovani di oggi e di domani: perché li vogliamo mettere in grado di compiere ogni scelta in chiave sostenibile, nel rispetto dell'ambiente e del territorio. E di farlo con naturalezza, quasi istintivamente, proprio come succede oggi quando un giovane si avvicina alle tecnologie. E' un compito che il ministero dell'Ambiente sente culturalmente e moralmente proprio. A questo stiamo lavorando con ogni energia”. Bene, lo speriamo. Anche perché sì, ragionare per sanzioni e reati ha un senso profondo e importante, soprattutto nella cultura distorta e dominante per cui è il timore delle punizioni a indurre comportamenti responsabili e non la semplice constatazione che tali comportamenti siano appropriati a prescindere. Ma un senso ancor più profondo lo hanno anche decisioni e azioni di ampio respiro, il cui obiettivo è creare cultura e indicare una direzione che porti i passi lontani – leggasi provvedimenti a lungo termine e non tamponi d’emergenza.

Ci auguriamo che un progetto ambizioso e articolato, anche se pur sempre migliorabile, trovi la strada sgombra verso una prossima e rapida attuazione, in particolar modo in virtù delle preziose ricadute che potrebbe avere sul futuro non solo del nostro Paese ma di tutto il Pianeta.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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