A scuola ci vado a piedibus o in bicibus?

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Sta per ricominciare la scuola e di certo una cosa ai più piccoli piace: divertirsi senza rinunciare al movimento - e con l’occasione imparare fin da piccini a spostarsi in maniera sostenibile, senza dover ad ogni costo aver bisogno di un mezzo a motore. In Olanda, terra di pianure e biciclette (più del 95% degli studenti la usa per arrivare a scuola), l’era dei passaggi in macchina raccolti dai propri genitori o da quelli degli amici sembra volgere al termine. Prodotto da un’azienda olandese, la Tolkamp Metaalspecials, il bici-bus (BCO la sigla ufficiale) è commercializzato da De Cafe Racer ed è un’idea semplice per convertire il noto “scuolabus” (di cui tra l’altro ha mantenuto anche il colore giallo sgargiante) in un mezzo di trasporto a pedali che prevede 8 file, una postazione di guida per un conducente adulto e qualche posto a sedere. Si tratta di un mezzo unico nel suo genere la cui velocità non supera i 16 km orari, che comprende anche un piccolo impianto per la musica, una copertura in caso di pioggia e un motore di scorta - elettrico. Il costo del mezzo si aggira intorno agli 11 mila euro, cifra ammortizzabile se pensiamo al notevole risparmio energetico di cui ci permette di beneficiare e alla lodevole riduzione di inquinamento cittadino alla quale l’uso di questo mezzo contribuisce.

Su questo fronte, al momento, l’Italia rimane ancora… a piedi. Un’idea che aveva l’obiettivo di promuovere una mobilità leggera e a impatto ridotto consisteva nell’organizzare un servizio analogo a quello proposto dal bicibus olandese, ma a piedi. Un adulto, guidando i bambini per mano l’uno con l’altro, percorreva durante i propri turni di disponibilità un percorso a piedi preconcordato, fermando di volta in volta questa catena umana presso vere e proprie soste, dove bambini e bambine potevano aggiungersi sulla strada verso la propria scuola. Ci avete mai giocato quando eravate piccoli alla “danza del serpente”? Chi lo ha fatto ha ben presente quale poteva essere il risultato di questo gioco a cui questo esperimento assomiglia, e che non ha però raccolto sul suolo italiano l’entusiasmo e la partecipazione che meriterebbe. Un lavoro di coordinamento autogestito da parte dei genitori, città che non sempre rendono possibili e sicuri gli spostamenti leggeri e una spesso diffusa riluttanza ad accogliere proposte nuove e alternative ne hanno rallentato la diffusione in ambito scolastico, anche se negli anni le biciclette hanno invaso centri metropolitani e borghi montani con varie modalità (dalle bici a noleggio alle bike shuttles).

L’Olanda ha invece, su questo versante, molto da insegnarci, anche alla luce della facilità con cui, attraverso quella che per i bambini rimane un’esperienza giocosa e piacevole come l’andare in bicicletta, incentivare l’interiorizzazione di valori come il rispetto per l’ambiente, la puntualità e gli orari, la collaborazione a livello di squadra, la sostenibilità e il risparmio.

Fino a diventare grandi, e godere, per esempio, di un passaggio sotterraneo inaugurato non da molto ad Amsterdam, che attraversa la stazione ferroviaria ed è dedicato soltanto a pedoni e ciclisti, in modo da permettere loro di raggiungere in breve tempo e in sicurezza treni, autobus e traghetti. La costruzione del tunnel risale al 1880 ma da alcuni mesi l’accesso non è più consentito ai mezzi a motore: si tratta di una galleria lunga 110 metri e larga 10, suddivisa per metà in marciapiede e per l’altra metà in pista ciclabile, dotata di un asfalto particolare che assorbe l’inquinamento acustico e arricchita da decorazioni interne. Senza dubbio le caratteristiche morfologiche e urbane dei nostri territori sono aspetti da non trascurare nell’adozione, da parte delle amministrazioni pubbliche e delle istituzioni, scolastiche ma non solo, di scelte green e portatrici di potenzialità nuove, che tengono in considerazione il rispetto per la natura e per chi ha deciso di muoversi in maniera ecocompatibile, privilegiando spostamenti a basso impatto. In ogni caso ogni tentativo merita tenacia e sostegno se ha l’intento di ridurre la nostra impronta ecologica, soprattutto lì dove è più difficile rendersi conto del peso che piccoli gesti quotidiani e ripetuti possono avere a livello globale.

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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