12 aprile: per non arrendersi alla guerra

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Proprio come l'americana Rachel Corrie, travolta e uccisa da una ruspa militare israeliana, Tom faceva lo "scudo umano" opponendosi pacificamente alla demolizione delle case palestinesi. Giovani americani e inglesi sacrificati entrambi per difendere i diritti altrui, per difendere la pace. Mentre il mondo aveva gli occhi puntati su altri giovani inglesi e americani, impegnati nella guerra in Iraq, l'esercito israeliano nei Territori ha ucciso 70 palestinesi. Il Servizio Civile Internazionale (SCI) rileva "come sia evidente che il governo israeliano, approfittando dell'attacco americano all'Iraq, voglia eliminare qualsiasi possibile azione di solidarietà della società civile internazionale in Palestina". Il SCI propone che la mobilitazione mondiale contro la guerra del 12 aprile che si tiene a Roma e nelle principali capitali del mondo sia anche un momento per non dimenticare quello che sta accadendo in Palestina e per contrastare una politica mirata al completo isolamento e annientamento del popolo palestinese. Proprio in queto mese di aprile ricorre l'anniversario del massacro di Jenin quando nel silenzio della comunita' internazionale, le truppe d'occupazione israeliane sferrarono un attacco senza precedenti al campo profughi palestinese.

"FUORI LA GUERRA DALLA STORIA": MANIFESTAZIONE PER LA PACE

"Fuori la guerra dalla Storia" è lo striscione portato oggi dall'organizzazione delle "Donne in Nero" alla manifestazione per la pace che - prevista da alcuni fino a ieri come un evento piccolo, marginale e limitato ad alcune formazioni politiche - raccoglie oggi a Roma centinaia di migliaia di persone di ogni età incluse decine e decine di rappresentanze di organizzazioni della società civile, sindacati, funzionari pubblici, pensionati, studenti, circoli culturali, oltre che cittadini statunitensi, iracheni israeliani e palestinesi. Una bandiera arcobaleno grande come una strada è stata stesa al centro del Circo Massimo, punto di confluenza dell'interminabile corteo che , a causa delle sue impreviste dimensioni, si è mosso verso il traguardo tra interminabili soste e brevi spostamenti. Difficile oltre che impraticabile un elenco di tutti i gruppi che vi partecipano anche perché molti dei manifestanti , da bambine vestite con l'iride della pace a reduci di guerra con le loro medaglie e donne irachene con il chador, lo fanno a titolo personale. Colpisce però la presenza di Acli, Verdi, Rete Lilliput, Un ponte per Baghdad, Rifondazione, Sant'Egidio, Cgil, Beati di Pace, Partito Comunista, Emergency, gagliardetti di diversi comuni del sud, del nord, e del centro, Lega Ambiente, 'Not in my name-statunitensi contro la guerra' e 'Movimento Palestinese democratico e culturale & Rete ebrei contro l'occupazione'( la lettera e commerciale figura sul loro striscione comune). Innumerevoli e talvolta divertenti sono i messaggi affidati ai megafoni, agli striscioni, ai poster e alle magliette. Ce n'è, per esempio, uno che fa il verso allo storico latino Tacito: "Hanno fatto un deserto e lo chiamano pace" traduzione letterale di "ubi desertum fecerunt pacem appellarunt". Un gruppo di ragazze ripete instancabilmente in un megafono una buffa strofa in rima che propone uno scambio tra Saddam e Berlusconi; rete Lilliput porta con sé un piccolo carro armato di cartone con il quale già ieri aveva simbolicamente paralizzato una stazione di servizio per protesta contro i 'signori del petrolio'. Secondo la cronista della MISNA che segue con qualche difficoltà il corteo,'Fuori la guerra dalla storia' appare comunque lo slogan più significativo di questa prima manifestazione romana successiva alla caduta di Baghdad.

Fonte: Servizio Civile Internazionale

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