10 dicembre: 10 anni di Unimondo.org

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10 dicembre 2008. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani compie 60 anni. La più autorevole promulgazione per porre un freno all’ “io” che alimenta ogni guerra “che ci portiamo dentro” ed a quel “noi” che tanto ci differenzia dagli “altri” - humus per la guerra esterna.

L’animale uomo per difendere se stesso, famiglia, branco, clan, razza, corporazione, impresa è disposto a tutto. Alla minaccia esterna segue fisiologicamente un’ormonale scarica interna che altera l’equilibrio organico: sudorazione, rabbia, repulsione, propensione alla “conta”, alla menzogna, all’aggregazione. Lo “squilibrio chimico” in preparazione alla guerra esterna.

La Carta del ‘48 volle disinnescare queste endogene 'cluster bombs' al fine di prevenire nuove catastrofi umanitarie dando “dignità”ad ogni essere umano indipendentemente dal suo “essere diverso”. Le parole, siglate a Parigi, hanno bisogno di “tutti noi” per essere tradotte quotidianamente in azioni ed opere. Non si può più assistere, impotenti, ad estese violazioni dei diritti umani per poi intervenire sempre e solo sul lato umanitario. Il sessantesimo dovrebbe aiutarci a ridisegnare la convivenza per andare oltre la violenza strutturata ed il conseguente “buonismo” e “caritatismo”. – “Che ce ne facciamo dei vostri aiuti se non avete fatto nulla per fermare i criminali? Ebbe a dire un tutsi sopravvissuto”.

Iniziamo da ciò che ci è più difficile. Dal “non facile” esercizio di rivisitare la “solidarietà”. Dai tentativi di dialogo per scovare nel “nemico precostituito” terre di mezzo. Iniziamo dall’appena conclusasi “campagna elettorale” ove abbiamo in molti “barrato la strada” a Divina Presidente. Ebbene, lo stesso Divina, vicepresidente della commissione Esteri del Senato, sembra essere, ad oggi, l’unico senatore ad occuparsi del Nord Kivu nella Repubblica Democratica del Congo. Egli ha fatto un appello “al governo italiano, all' Unione Europa perché si facciano partecipi per salvare le migliaia e migliaia di profughi che stanno fuggendo da quell'area al confine con il Ruanda (…per non lasciare) campo libero per un nuovo genocidio!” Insomma, il “nemico” Divina al nostro fianco.

Sottosegretario del governo italiano che ha recentemente firmato ad Oslo il Trattato per la messa al bando delle “cluster bombs” e, nel contempo ha ridimensionato le spese per la difesa costringendo l’opposizione in parlamento alla difesa del budget della difesa. In passato non sono certo mancati i nostri attacchi al governo ma forse non abbiamo abitato a sufficienza le “terre di mezzo” ove il dialogo è possibile e la traduzione della Carta dei Diritti Umani anche.

10 anni fa, con un editoriale di Pierangelo Giovannetti, Unimondo tentò l’inquietudine: raccontare, fare i primi siti internet per le organizzazioni non profit, fare sintesi del presente. Ma di fronte alle nuove sfide, per dirla con Zamagni, il mero aggiornamento delle vecchie categorie di pensiero o il semplice ricorso a sia pure raffinate tecniche di decisione collettiva non servono alla bisogna. Occorre osare vie diverse perché (Aristotele) “ogni arte persegue un certo fine, ma appare evidente che vi è differenza tra i fini: alcuni sono attività, altri sono opere, che stanno al di là di quelle”. Noi vorremmo tentare, nel prossimo decennio, un’opera: cambiare.

Come afferma il già direttore del portale Mauro Cereghini sul blog di Unimondo: “dare voce elettronica alle associazioni era fondamentale quando molte nemmeno avevano una connessione internet. Oggi sarebbe insufficiente. Anzi, oggi di voci sul web ce ne sono fin troppe, tanto che nella massa enorme di informazioni in circolazione si finisce per essere tutti più ignoranti. Per questo servono dizionari, bussole, sportelli di orientamento. E, per quanto vedo da lettore-utente, Unimondo si sta attrezzando. Con i libri, il progetto Antologia, l’Atlante per le scuole. Con l’uscire dal solo virtuale organizzando incontri, seminari, la World Social Agenda. C’è bisogno di tutto questo, e c’è bisogno di farlo anche mettendo in discussione parole e rituali dei nostri mondi, così solidali ma a volte così lenti a cogliere i cambiamenti che ci travolgono. Servono dizionari che non siano solo riproposizione dell’esistente, ma si spingano oltre: oltre il pacifismo manicheo e il semplice antimilitarismo, oltre l’uso retorico e formalista dei diritti umani, oltre il professionismo dello sviluppo, oltre l’intercultura dei buoni sentimenti”.

Gli fa eco Massimo De Marchi che con Ambrogio Monetti hanno voluto questo portale: “in Canada il Primo Ministro Harper ha sospeso le attività del parlamento per evitare una sfiducia al proprio governo, il tutto motivato dalla crisi economica. In Lettonia la polizia ferma ed interroga economisti troppo pessimisti. In Cile le popolazioni della Valle del Choapa lottano per richiedere alla Minera Los Pelambres il rispetto di standard ambientali. Nel contempo riemerge una carità pelosa e pietistica, oppure mediatica e messianica”.

Raffaello Zordan di Nigrizia, anche lui nel blog: “di questi tempi, c’è un diritto di cittadinanza che va difeso con particolare impegno, talora anche contro se stessi. È il diritto di prendersi cura della propria informazione. Che significa non accontentarsi di letture semplici e semplificate della realtà. Che significa mettersi in gioco nella partita della complessità, dell’interazione e dello scambio, che sono poi parti costitutive di quel fenomeno che chiamiamo globalizzazione”. Noi, questa partita, vogliamo giocarcela tutta.

Fabio Pipinato

(direttore di Unimondo)

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