Etiopia: Msf chiede accesso alla 'Somali Region'

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Medici Senza Frontiere (MSF) ha chiesto alle autorità etiopi di permettere immediatamente ai propri operatori l'accesso alla 'Somali Region' - detta anche Ogaden, una regione dell'Etiopia al confine con la Somalia dove è in corso un conflitto - per portare assistenza alla popolazione. "Nella Somali Region siamo di fronte ad una crisi umanitaria. Le persone vivono nel terrore perché sono intrappolate e spesso bersaglio dei diversi gruppi armati. Chiediamo un accesso immediato alla regione per potere aiutare i civili in pericolo" - ha detto William Robertson, capo missione di MSF in Etiopia.

Nelle scorse settimane il governo di Addis Abeba ha espulso dalla regione la Croce Rossa Internazionale (Icrc), accusata di favoritismo verso i ribelli del Fronte nazionale di liberazione dell'Ogaden (Onlf): da alcuni mesi intensi scontri sarebbero in corso nella regione tra esercito e i ribelli impegnati in un decennale conflitto indipendentista. Dopo l'attacco dei ribelli a uno stabilimento di estrazione petrolifero cinese, in cui persero la vita oltre 70 persone, l'esercito etiope avrebbe lanciato una vasta operazione nell'area. "La mancanza di fonti indipendenti e l'estrema arretratezza e isolamento della regione rende estremamente difficile ottenere informazioni certe su quanto accade nell'Ogaden" - segnala l'agenzia Misna.

MSF afferma che un accordo firmato col governo etiope autorizza l'organizzazione a lavorare nella "Somali Region" e di aver condotto diverse valutazioni dei bisogni umanitari nella regione quando, a fine luglio, per ragioni di sicurezza, è stata costretta a evacuare le sue equipe. Nonostante i ripetuti appelli nel corso delle ultime settimane per ottenere il permesso di tornare, il governo etiope continua a negare a MSF l'accesso.

MSF ha lavorato con cliniche mobili e ha effettuato campagne di vaccinazione nella regione di Wardher fino al 24 luglio, quando i combattimenti hanno costretto le equipe di MSF ad andarsene. Gli operatori di MSF hanno visto diversi villaggi abbandonati e bruciati e hanno assistito numerose persone che hanno raccontato di essere state cacciate con la forza dalle loro case. Nonostante le operazioni limitate, MSF ha potuto curare numerose persone che erano state percosse e ferite da colpi di arma da fuoco, il che evidenzia il bisogno di assistenza medica urgente nella regione.

A luglio, MSF ha inoltre effettuato una missione di valutazione dei bisogni umanitari nelle aree di Denan, Garbo, Degahmadow, Sagag e Fiq. Nel corso di queste valutazioni, le equipe di MSF hanno visto diversi villaggi parzialmente o completamente abbandonati, mentre gli abitanti e le persone sfollate hanno riferito loro che stanno esaurendo le scorte alimentari. "La scorsa settimana, abbiamo chiesto alle autorità di concederci un accesso di almeno 24/48 ore per potere rifornire di medicinali e materiale il centro di salute di Fiq. Sappiamo che al centro di salute e nel distretto mancano i farmaci e che le ultime scorte sono arrivate 6 mesi fa" - afferma Loris De Filippi, coordinatore delle operazioni di MSF in Etiopia. "Ma, ancora una volta, le autorità hanno rifiutato di permettere alla nostra equipe di muoversi dalla capitale della regione, Jijiga, per raggiungere Fiq, sia in auto che in aereo".

Mentre l'insicurezza ha provocato la fuga del personale sanitario e l'esaurimento delle scorte nelle strutture sanitarie, c'è il rischio che la situazione sanitaria peggiori ulteriormente. "È già passato un mese da quando MSF ha condotto la missione di valutazione, e da allora nessuna organizzazione non governativa umanitaria indipendente è stata in grado di fornire assistenza in queste zone" - afferma Msf. La regione è nota per la sua estrema precarietà e per il fatto di essere soggetta a emergenze nutrizionali e carestie che causano una mortalità estremamente alta, come constatato da MSF nel 1992 e nel 2000.

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