Aids: aumenta in Italia causa la cattiva informazione

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Ad inizio settimana si è riunita presso il Ministero della Salute la Commissione nazionale per lotta contro l'Aids, dove sono stati presentati e discussi i dati, forniti dal CoA dell'Istituto Superiore di Sanità, relativi all'andamento epidemiologico della malattia nel 2004. I dati hanno evidenziato come l'aumento della percentuale dei casi di Aids sia attribuibile al contagio sessuale, mentre le altre modalità di trasmissione (scambio di siringhe) sono in diminuzione. Tutta la popolazione sessualmente attiva diventa perciò fascia potenzialmente a rischio, perchè poco consapevole del pericolo derivante da rapporti occasionali e non protetti. Nel primo semestre 2004 sono stati diagnosticati 848 nuovi casi, mentre i decessi sono stati 321. Tra le regioni più colpite Lombardia, Lazio, Liguria ed Emilia Romagna. L'età media della popolazione affetta da Aids si è innalzata passando da 29 anni per gli uomini e 24 per le donne nel 1985 a 41 anni per gli uomini e 38 per le donne nel 2004.

"Che nel 2005 le istituzioni non siano in grado di differenziare tra "il giudizio morale dell'azione", che sembra guidare l'informazione nel nostro paese, e la "valutazione delle cose oggettive" -differenza che dovrebbe portare a campagne informative chiare ed inequivocabili - è estremamente rammaricante". Una critica aperta dell'associazione Nadir secondo cui tutto questo è risultato, specialmente tra i giovani, di campagne informative ambigue, poco chiare, e che non tengono conto della realtà, ossia che gli uomini e le donne hanno comunque rapporti sessuali.

"Ciò che va sempre più ad affermarsi è il principio di trasversalità del contagio da HIV che vede oggi tutta la popolazione sessualmente attiva essere la più esposta. Inutile trincerarsi dietro inesistenti categorie a rischio, serve piuttosto con decisione affrontare e promuovere le modifiche di quei comportamenti non protetti che la stragrande maggioranza delle persone agisce, al di la del proprio orientamento sessuale" commenta Filippo Manassero, presidente nazionale della LILA, secondo cui i dati dimostrano il fallimento delle recenti campagne ministeriali.

Per la Lila a livello ministeriale e quindi nazionale l'attenzione è da tempo unicamente focalizzata sulle questioni tecnico-scientifiche e di ricerca, dimenticandosi di quanto sia sempre più forte la rilevanza delle questioni sociali correlate all'infezione da HIV. Dimostrazione ne è che da alcuni anni il Ministro, mentre rinomina tempestivamente, a gennaio, la Commissione Nazionale AIDS (organismo scientifico, costruito sulla totale assenza di qualsiasi rappresentanza del volontariato e di organizzazioni di tutela dei diritti) si "scorda" invece di rinominare la Consulta del Vontariato AIDS, che a tutt'oggi non esiste e che nel 2004 è stata insediata solo a giugno.

Intanto lo scorso 14 gennaio è stato annunciato il contributo italiano di 180 milioni di Euro al Fondo Globale per la Lotta all'AIDS, Tubercolosi e Malaria, dopo un tentennamento che vedeva cancellare le promesse fatte al G8 del 2001 a Genova. E degli impegni sono stati chiesti anche alla Commissione Europea con l'approvazione di una risoluzione al parlamento europeo. Tra le richieste c'è la deroga all'applicazione degli accordi TRIPS, lo stanziamento di almeno 1 miliardo di euro all'anno per sostenere il Fondo Globale e l'opposizione alla prassi degli Stati Uniti che, nel quadro delle loro relazioni bilaterali con i Paesi in Via di Sviluppo, obbligano questi ultimi a rinunciare alla produzione o all'acquisto di farmaci anti-AIDS generici, per evitare di vedersi altrimenti penalizzati in uno o più settori commerciali. [AT]

Altre fonti: Lila, Europarlamento, Osservatorio Aids

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