www.unimondo.org/Guide/Salute/Sport/Marcialonga-un-mito-con-alcune-contraddizioni-139153
Marcialonga: un mito con alcune contraddizioni
Sport
Stampa
Svezia 1520: il giovane nobile Gustav Eriksson Vasa tenta di convincere gli uomini di Mora a ribellarsi al monarca Cristiano II di Svezia, denominato Cristiano il Tiranno. Avendo fallito nel suo tentativo iniziale, Vasa deve intraprendere da solo un viaggio con gli sci verso la Norvegia, dove spera di trovare rifugio. Nel frattempo, tuttavia, gli uomini di Mora cambiano idea e raggiungono Gustav chiedendogli di guidare la rivolta: è così che nel 1523 Vasa sarà incoronato Re di Svezia, dopo aver sconfitto le truppe di Cristiano II. Ispirandosi al percorso compiuto dal nuovo re nel suo percorso verso la Norvegia, quattro secoli dopo, nel 1922 fu fondata la Vasaloppet, la più vecchia, più lunga e più grande gara di sci di fondo del mondo.
Nell’estate del 1970 quattro amici decisero di organizzare, in Valle di Fiemme, una gara di sci di fondo che ricalcasse, in qualche maniera, l’originale Vasaloppet svedese. Il 7 febbraio 1971 diedero dunque vita alla prima edizione della Marcialonga. Ci si può domandare perché Unimondo si occupa di questo evento sportivo in programma per domani. Semplice: perché esso riflette le contraddizioni del nostro stile di vita. Questa gara dovrebbe aiutare a immergersi nella natura, ma da anni per poterla svolgere occorre innevare artificialmente quasi tutto il percorso con un impiego di acqua e di energia non certo sostenibile; l’evento corre poi il rischio di trasformarsi in una kermesse pubblicitaria con un rapporto sempre meno reale con la comunità circostante; nel corso del tempo poi molto è cambiato dallo spirito originario.
“Marcialonga, crociata di uomini che si ribellano all’agonia della vita moderna” era la scritta che campeggiava sullo striscione alla partenza. I quattro organizzatori che avevano creduto in quel progetto, si aspettavano cento partecipanti, ma ne arrivarono mille. Fu così che iniziò la tradizione della Marcialonga, che oggi è una delle maggiori manifestazioni sportive popolari in Italia e in Europa. La trasformazione della Marcialonga in un grande evento sportivo è avvenuta molto rapidamente. I partecipanti alle prime edizioni erano spesso atleti improvvisati, che magari non avevano mai sciato prima di allora ma che tentavano in qualche modo di cimentarsi in una competizione tanto affascinante. Molti rompevano gli sci, che allora erano fatti di legno, ed erano costretti a soluzioni di fortuna per arrivare in fondo ai settanta chilometri del tracciato. Preparare il percorso non era facile, e in certi tratti per fare i ‘binari’ era necessario utilizzare il piccone. Alcuni errori potevano costare cari: se si scivolava fuori dalla traccia in discesa si rischiava di finire nel fiume. Vi era chi partecipava con travestimenti bizzarri e chi si nascondeva nei cespugli pur di arrivare ultimo. Ancora oggi l’ultimo partecipante viene scherzosamente celebrato con una corona d’alloro; ma la natura dell’evento, pur mantenendo un carattere fortemente popolare, si è inevitabilmente trasformata in senso maggiormente professionistico.
Oggi molti dei partecipanti spendono centinaia di euro per doparsi in vista dell’evento. A scanso di equivoci, parliamo di un doping particolare, del tutto legale, e certamente non nocivo per la salute degli atleti; forse solo per quella dei loro portafogli. Ci stiamo riferendo a un altro tipo di tecnica atta ad aumentare artificialmente le prestazioni degli atleti: quella fatta di spese pazze per comprare i materiali e le scioline più avanzati. Nulla a che vedere con gli originali sci di legno, anche se nel tentativo di recuperare lo spirito originario di questa manifestazione e di festeggiare il quarantesimo anniversario del suo svolgimento, gli organizzatori hanno dato vita a un folkloristico revival dei materiali usati prima degli anni Ottanta. Per partecipare alla ‘Marcialonga Story’, che si svolge il sabato antecedente alla Marcialonga, era infatti necessario presentarsi alla partenza con materiali (sci, attacchi, scarpe, bastoncini e abbigliamento) antecedenti al 1976, previa verifica di originalità di un’apposita commissione. Senza bevande isotoniche e materiali tecnici, gli atleti hanno dovuto fare uno sforzo aggiuntivo: tanto più che i ristori erano rigorosamente a base di tè e pollo. Questi sforzi servono per mantenere intatta l’attenzione sulla tradizione di un evento nato in un contesto di grandi sfide e di epiche imprese motivate da un genuino amore per lo sci da fondo.
Ancor oggi, pur divenuta parte del Worldloppet, il più competitivo e prestigioso circuito di sci di fondo al mondo, la Marcialonga ha saputo mantenere intatto un eccellente rapporto con il territorio. La sua organizzazione massiccia, diretta da Gloria Trettel, può contare sulla partecipazione di 1200 volontari e su un paesaggio unico al mondo. La pista si snoda tra le Valli di Fiemme e Fassa e offre ai partecipanti costanti riferimenti nelle pareti dolomitiche e nei paesi che sono attraversati dal percorso. Queste caratteristiche eccezionali hanno fatto in modo che la Marcialonga fosse storicamente caratterizzata da un’enorme presenza di pubblico. Gli atleti si trovano a gareggiare lungo due ali di folla che accompagnano anche l’ultimo dei partecipanti fino al traguardo, in una festa collettiva che coinvolge due valli intere. Alcuni degli spettatori agitano campanacci, altri si limitano a urla di incoraggiamento. Nella spontanea partecipazione di pubblico rivive lo spirito pionieristico delle prime edizioni.
Manifestazioni di successo come questa sono comunque inevitabilmente destinate a trasformarsi e a tradire, almeno in parte, le tradizioni che ne avevano caratterizzato i primordi. D’altra parte gli sponsor, l’evoluzione tecnologica dei materiali e la trasformazione della competizione in senso maggiormente professionistico hanno reso possibile la partecipazione a un numero sempre crescente di atleti provenienti da ogni parte d’Europa. Quella che era nata come una manifestazione popolare si è trasformata in un enorme evento sportive che ormai conta quasi 8000 atleti, molti dei quali abituati a competere a livello professionistico. Tant’è vero che dopo un trentennio di dominazione quasi esclusivamente italiana, dopo la vittoria di Fulvio Valbusa nel 2000 hanno fatto seguito dodici edizioni vinte da atleti stranieri, principalmente svedesi e norvegesi. Nell’ultima edizione tutti seguivano le fatiche di Petter Northug, venuto alla Marcialonga da superstar dopo aver vinto diverse medaglie olimpioniche e aver goduto di enorme popolarità in Norvegia, dove evidentemente lo sci da fondo gode di maggior considerazione che in Italia. La salita di Cascata, una rampa di tre chilometri per un dislivello di 159 metri che porta al traguardo dopo sessantasette chilometri di fatica, ha piegato anche un campione olimpico come lui, solo decimo al traguardo. Secondo i più smaliziati, tuttavia, la partecipazione di Petter Northug non era finalizzata a vincere, quanto a mettere in mostra il marchio dei suoi sponsor in mezzo a centinaia di connazionali e in diretta tv nella madrepatria. Un esempio come altri di come la Marcialonga sia diventata, almeno in parte, un business. D’altra parte, secondo un recente studio dell’Università di Trento, tra le spese degli atleti in valle e gli introiti provenienti dagli sponsor, si calcola che la Marcialonga procuri un guadagno pari a cinque milioni di euro.
Chi vuole trovare lo spirito autentico di questa gara deve continuare a guardare alle fatiche dei ‘senatori’ e dei ‘bisonti’: sono loro, gli atleti dilettanti, spesso ultra-settantenni, i veri protagonisti di una manifestazione popolare. La maggior parte di loro arrivano mascherando le smorfie di dolore per i crampi alle braccia, alla schiena, alle gambe, ma senza mollare fino alla fine. Come Ferruccio Buzzi, 85 anni, che nel 2012 ha chiuso la gara in una decina di ore vincendo l’ambita corona d’alloro. Certo, la necessità di stare al passo con i tempi rende molto difficile continuare a ribellarsi all’agonia della vita moderna; ma sarebbe ingiusto dire che gli organizzatori della Marcialonga non ci stiano provando.
Commenti
Log in or create a user account to comment.