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L’Afro-Napoli United: la squadra contro la discriminazione esordisce in un campionato Figc
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La Fih, la Federazione Italiana Hockey, nel corso dell’ultimo consiglio federale, svoltosi a Bologna lo scorso fine settimana, ha deciso di fare proprio il principio dello “ius soli”: in base a questa decisione, in occasione del tesseramento sportivo sarà considerato italiano a tutti gli effetti ogni cittadino nato sul territorio italiano. Qualcosa di simile è avvenuto anche nel mondo del calcio, visto che per la prima volta il team dell’Afro-Napoli United, composto da napoletani, nuovi napoletani, rifugiati politici, migranti, apolidi e i figli di nuove cittadinanze nati e cresciuti in Italia, potrà prendere parte al torneo di Terza categoria della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Figc) in partenza a novembre, oltre a disputare con un’altra squadra il tradizionale campionato amatoriale di calcio a 11 grazie anche al sostegno e all’impegno del Laboratorio Occupato Insurgencia. “Le modifiche al regolamento della Federazione quest’anno hanno reso più agevole l’accesso ai giocatori migranti e noi ne abbiamo approfittato” ha spiegato il presidente Antonio Gargiulo “perché lo sport può e deve essere, oltre ad una semplice disciplina per allenare il fisico e la mente, anche un veicolo per l’insegnamento di valori sociali ed etici ed un metodo per abbattere i tabù razziali”. Così il progetto che ha preso vita nell’ottobre 2009, per iniziativa di Antonio Gargiulo e dei senegalesi Sow Hamath e Watt Samba Babaly, con l’obiettivo di combattere la discriminazione e favorire la convivenza tra napoletani e migranti, sfruttando le possibilità offerte dal gioco del calcio, mira ora a scalare la classifica non solo della civiltà.
Per questo ambizioso obiettivo quest’anno la panchina è stata affidata a Sergio Paolucci, ma niente è cambiato nello spirito dell’Afro-Napoli e nelle sue finalità di incontro e rispetto tra culture attraverso una squadra “manifesto” in continua evoluzione, dove ogni anno si aggiungono nuovi talenti attorno all’intatto nucleo storico. Il segreto di queste ottime campagne acquisti è semplice: “i lunedì sera agli allenamenti si aggregano in tanti. I cancelli del Campo Buonocore di San Giovanni a Teduccio non chiudono mai, nemmeno quando si superano le trenta persone”, ha spiegato Gargiulo, ed ecco perché nelle prossime domeniche Mister Paolucci non avrà che l’imbarazzo della scelta. Gli atleti provengono principalmente da Senegal, Costa D’Avorio, Nigeria, Capo Verde, Niger, Tunisia, ma non manca una talentuosa cordata sudamericana rappresentata da Paraguay, Cile e Brasile, senza dimenticare l’Ucraina. Abitano nei quartieri più popolari del centro storico: Materdei, Stella, Sanità, Arenaccia. La maggior parte di loro, però, arriva dalla zona della Ferrovia. Alcuni non hanno un’occupazione, o l’hanno persa da poche settimane, e c’è chi ancora fatica a parlare la nostra lingua. Altri invece sono perfettamente integrati nel tessuto sociale. Molte diversità, per un’unica maglia biancoverde.
Italiano o no, con o senza documenti e lavoro, far parte di una squadra di calcio come l’Afro-Napoli “offre varie opportunità di apprendimento sociale e di sviluppo di competenze trasversali e questo indipendentemente dalle differenze culturali, in quanto il pallone è in grado di far passare in secondo piano tutte le diversità razziali” si legge sul sito della squadra. Ma non si tratta solo di un importante esperimento sociale che lascia al campo da calcio il ruolo di passerella: “L’obiettivo è vincere subito e diventare una squadra importante nel giro di pochi anni” e l’ambizione del presidente ed ex allenatore Gargiulo pare legittimata dalle amichevoli estive del suo AfroNapoli United: 4 gol alla Fulgor San Giorgio, 2 all’Oratorio Don Guanella durante il “I Trofeo Partenope Antirazzista” dello scorso 14 settembre. Un’occasione per gridare insieme no al razzismo e per essere ancora una volta testimonianza viva e concreta d’integrazione sociale e culturale, accompagnata da dribbling e gol spettacolari arrivati dopo 60 giorni abbondanti di preparazione nelle gambe, come e più delle squadre “serie”.
E come le squadre “serie” la compagine di Mister Paolucci ha iniziato quest’anno da un educativo ritiro estivo alla “Selva Locandona” di Chiaiano sul fondo rustico dedicato all’ex presidente della provincia Amato Lamberti, il primo terreno agricolo confiscato alla camorra nel napoletano, in una zona devastata dai veleni e dallo sversamento di rifiuti tossici, ed ora gestito dalla cooperativa(R)esistenza. Gli allenamenti si sono così svolti nel pescheto che fino a qualche anno fa era utilizzato dalla criminalità organizzata e dove molti dei ragazzi che operano sul luogo sono gli stessi che per anni si sono battuti per ottenere la chiusura della discarica di Chiaiano. La preparazione è così stata dedicata come da consuetudine non solo allo sport, ma anche all’approfondimento di tematiche sociali, attraverso la visione con conseguente dibattito di film incentrati su argomenti quali il razzismo e l’integrazione sociale. “Questo è il territorio di chi vive qua, anche di chi qui è arrivato - ha spiegato Gargiulo - Dobbiamo averlo a cuore e sensibilizzare l’opinione pubblica sulla battaglia contro la criminalità organizzata e per la difesa dell’ambiente. Senza una coscienza sociale non c’è vera integrazione”. Bei concetti che non sempre, però, si adattano al pallone. “Oggi il calcio è afflitto dalla piaga del razzismo e condizionato da grossi interessi economici - hanno affermato i tesserati dell’Afro-Napoli -. La lotta per uno sport accessibile a tutti è parte di un progetto complessivo che ha come obiettivo imprescindibile la valorizzazione di esperienze finalizzate a rendere reali ambiti di libertà, di parità di accesso, di difesa dei propri territori e del proprio diritto ad una vita degna di essere definita tale”.
“Il bilancio finora è più che positivo - ha concluso Gargiulo - Abbiamo dato l’opportunità di giocare a pallone a decine di ragazzi. Abbiamo unito persone con esperienze completamente diverse tra loro, che ora si frequentano anche fuori dal campo. Con tutti i suoi difetti il calcio è uno strumento straordinario per abbattere le barriere, prima di tutto quelle comunicative. Ci riesce quasi sempre, e lo fa molto in fretta”. Sì, perché il calcio è un gioco, qui anche una religione. Non ci stupisce adesso saperlo un’opportunità per stare insieme in armonia, contro ogni tipo di discriminazione. Ciò che si spera possa smuovere un giorno anche le coscienze di chi abita i più famosi campi di calcio.
P.S. In questa storia esiste un neo. Napoli Città Sociale, il portale di informazione su iniziative e opportunità sociali della città di Napoli promosso dal Servizio Programmazione Sociale e Politiche di Welfare del Comune di Napoli, è stato fino al 1 ottobre uno degli “sponsor” dell’Afro-Napoli e del suo messaggio. Realizzato da una redazione di giornalisti sociali, che ha animato un’esperienza di giornalismo e comunicazione nata a Napoli oltre 15 anni fa, ha sospeso i suoi aggiornamenti. Il Comune ha legato il portale a un progetto messo a bando ogni anno, ma ad oggi non c’è alcuna gara alla quale poter partecipare per sperare in un prosieguo del progetto. La squadra ha voluto così salutare questo bel gemellaggio sul suo profilo facebook: “Viene a mancare un riferimento per la comunicazione e l'informazione sociale in Campania. Non ci sarà più il portale che settimanalmente seguiva la nostra squadra. Sdegnati esprimiamo tutta la nostra solidarietà a voi tutti, valenti giornalisti, che avete visto crescere e accompagnato in questi anni la nostra Afro-Napoli United”.
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