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Cina, il calcio è l’ultima frontiera
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Tom Byer è un ex calciatore americano molto conosciuto in Asia. La sua storia è stata raccontata molto bene da Davide Coppo su Rivista Studio: qui ne propongo solo un breve riassunto. Ritiratosi nel 1988, dopo una carriera negli Stati Uniti, Inghilterra e in Giappone, Byer fonda un’accademia calcistica itinerante per insegnare ai figli dei soldati americani e canadesi in Giappone a giocare a calcio. Un giorno scopre per caso che uno dei suoi allievi bambini è figlio di un dipendente di una multinazionale americana. Byer ha bisogno di sponsor per continuare l’attività decide di chiamare il bambino per cercare di parlare con il padre. Che si rivela essere il presidente della Nestlé. Poco dopo, Tom Byer firma con la multinazionale un contratto di sponsorizzazione e nel 1993 apre la sua prima scuola calcio non itinerante, che oggi consta di 100 campus in giro per il Giappone con quasi 20.000 iscritti. Il 1993 è anche l’anno in cui inizia il primo campionato calcistico giapponese, la J-League. Il calcio in Giappone oggi in termini di popolarità rincorre il baseball. Alla fine del primo decennio, molti vecchi allievi di Tom Byer sono diventati calciatori veri e la qualità del campionato è in ascesa costante. La nazionale, allenata dall’italiano Alberto Zaccheroni, è tra le squadre più attese ai campionati mondiali in Brasile. Tom Byer, nel frattempo diventato TomSan, partecipa ogni mattina al programma Oha Suta, il più seguito show mattutino per bambini del Giappone; e la più diffusa rivista di fumetti per bambini giapponese, Koro Koro Komikku gli dedica una rubrica fissa di due pagine. Nel 2013, un importante giornale cinese gli dedica la copertina, con la sua faccia sovrapposta a quella di Marlon Brando e il titolo: “Il Padrino del calcio giapponese”. La storia ottiene grande successo e ispira le persone che contano.
A fine 2013 Tom Byer ha lasciato il Giappone per trasferirsi a Pechino. A lui l’amministratore delegato di Beijing Guoan FC ha affidato il compito di guidare la rivoluzione calcistica della Cina. TomSan è ora “Allenatore Ambasciatore del club e Consulente per lo sviluppo dei giovani”. Non deve esser stato facile per i cinesi assumere un uomo che ha rivoluzionato il calcio dei rivali di sempre. Era necessario: come testimonia il medagliere delle Olimpiadi di Pechino, nonostante i successi negli sport individuali della Repubblica Popolare continuano a crescere, il calcio rimane la spina nel fianco, il tallone d’Achille, e altre cose che significano insieme “punto debole” e “motivo di profonda vergogna”. Dopo l’umiliazione della squadra di calcio maschile alle Olimpiadi di Pechino 2008 e dopo il fallimento delle qualificazioni alla Coppa del Mondo, il numero di giovani calciatori in Cina è crollato. Alla fine del 1990 vi erano 300.000 calciatori registrati a 18 anni di età; quel numero oggi è calato a meno di 8.000.
A una simile sorte sembravano avviati gli Stati Uniti fino all’inizio degli anni Novanta, quando nel 1994 l’organizzazione della coppa del mondo cambiò il volto al soccer USA. La Major League Soccer americana è migliorata notevolmente da allora e la nazionale femminile è tra le più forti al mondo. Quella maschile, invece, arranca ancora; anche se dagli anni novanta ha fatto enormi progressi e ora si trova al 14esimo posto del ranking mondiale FIFA, più avanti del Giappone 38esimo e della Repubblica Popolare Cinese, 92esima. Il modello di sviluppo americano è radicalmente diverso da quello cinese. Il soccer ha puntato forte su un modello copiato dal football americano, basato sugli sponsor, sulla spettacolarizzazione del gioco, stipendi altissimi, import massiccio di talenti europei a fine carriera, come David Beckham, Thierry Henry e Alessandro Nesta, e un robusto export dei migliori prodotti di casa: i quattro quinti della nazionale giocano in Europa.
Le differenze con l’approccio grassroot cinese, dove i calciatori crescono con il sogno di “vincere per la gloria, per la Cina, per la patria“, sono stridenti. Alla rinascita del calcio cinese il Financial Times ha recentemente dedicato un lungo reportage. Il quotidiano britannico parla soprattutto dell’accademia calcistica di Evergrande, che è quasi certamente la più grande scuola di sport al mondo con oltre 50 campi da calcio circondati da campanili, torri medioevali e guglie. Sembra che JK Rowling e Walt Disney hanno costruito un castello magico nelle zone rurali Guangdong, a 75 chilometri dall’inquinata capitale Guangzhou. “La nostra scuola sembra un po’ come Hogwarts . . . l’edificio principale si presenta come la torre in Harry Potter”, dice al giornalista inglese Zhang Linyan, una giocatrice del Sichuan che gioca per nazionale U -14 cinese. I principali talenti stranieri ingaggiati in Cina sono allenatori come Marcello Lippi, allenatore del Guangzhou Evergrande, e Sven-Göran Eriksson, anche lui titolare di una piccola scuola calcio in partnership con il Chelsea football club. La Cina ha beneficiato enormemente dei tecnici stranieri; ma Xu Jiayin, presidente dell’Evergrande, ha una visione precisa per il futuro. “La nostra strategia a lungo termine è quello di utilizzare gli adolescenti per trasformare Evergrande in una squadra di soli giocatori nazionali in otto a dieci anni , che li rende le stelle in Cina, Asia e nel mondo”. L’ambizione di Xu è quella di diventare l’eroe del popolo cinese.
Evergrande è un vivido esempio di come la Cina sia aumentato in maniera esponenziale; e di come stia ora cercando di conquistare il mondo un poco per volta. Nel 2008, quando Pechino ha ospitato le Olimpiadi, la Cina ha superato per la prima volta gli Stati Uniti nel medagliere, finendo per essere la nazione più decorata. Nel 2010 è diventata la seconda più grande economia del mondo e recentemente è diventato il terzo paese a mandare una navicella spaziale sulla luna. Così viene naturale chiedersi quando la Cina solleverà la Coppa del Mondo. TomSan dice che questa è la domanda sbagliata. Quella giusta sarebbe quando vedremo le nazionali giovanili iniziare a competere alla pari con le altre. Solo allora potremo aspettarci che la squadra maggiore si qualifichi per il mondiale. Potrebbe volerci del tempo; ma intanto la Cina ha posto solide fondamenta alla sua scalata di potere in quello che è il gioco più popolare ed amato in Europa.