Euroscettici al parlamento Ue, non lavorare paga

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Nessuna relazione, nessuna dichiarazione scritta, nessun parere, 69 interventi in plenaria e appena tre interrogazioni parlamentari in tutto.

È quanto hanno prodotto i Le Pen, padre e figlia insieme, in cinque anni di mandato al parlamento europeo.

E la tendenza alla scarsa produttività pare accomunare un po’ tutti gli euroscettici. 

Che giorno dopo giorno inveiscono contro la moneta unica. Ma a fine mese intascano generose buste paga.

LE PEN SENIOR LATITA. Jean-Marie, 86 anni il prossimo 20 giugno, fondatore nel 1972 del partito nazionalista di estrema destra francese Front National, dopo aver conquistato un euroscranno ininterrottamente dal 1984 al 1999 (decadde nel 2003 per aver aggredito un esponente socialista), è stato rieletto nel 2004 e poi confermato nelle ultime elezioni del 2009.

Nella legislatura in corso, è intervenuto in Aula 22 volte e ha fatto un’unica proposta di risoluzione. Ma, anche nel precedente quinquennio, la sua produttività non brilla: solo 27 interventi in plenaria e sei interrogazioni parlamentari.

PER MARINE SOLO 34 INTERVENTI. Sua figlia, che ha preso le redini del partito nel 2011 conducendolo all’exploit delle municipali francesi di marzo scorso, è europarlamentare dal 2004. Eppure, nel suo primo mandato, si registrano a suo nome 34 interventi in plenaria e due dichiarazioni scritte. Mentre, negli ultimi cinque anni, il “ciclone” Marine, che oggi vola nei sondaggi delle Europee del 25 maggio, ha al suo attivo 47 interventi, tre interrogazioni parlamentari e quattro risoluzioni. Insomma, in 10 anni e circa 550 sedute fra Bruxelles e Strasburgo, padre e figlia sono intervenuti in Aula 130 volte, hanno presentato sei interrogazioni parlamentari e qualche risoluzione. Nient’altro.

RUOLI PROPORZIONATI ALLA FORZA POLITICA. È vero che al parlamento europeo i ruoli sono distribuiti in proporzione alla forza politica e quindi a gestire i dossier e indirizzare i lavori sono i deputati dei gruppi più forti. Perciò, si può obiettare che gli euroscettici non hanno (ancora) i numeri per contare davvero.

Ma ogni commissione prevede anche un “relatore ombra”, chiamato a negoziare il testo normativo con il relatore della proposta, in modo da avvicinare le posizioni in campo. E l’attività si misura anche dal numero di interventi in Aula, proposte di risoluzione, mozioni, dichiarazioni, interrogazioni parlamentari, pareri. Ma il fact-checking fatto da Lettera43.it rivela altrimenti.

EUROSCETTICI DIVISI IN TRE FRONTI: DALL’ECR ALL’ELD LA MUSICA NON CAMBIA. La mappatura degli euroscettici a Strasburgo fotografa tre diversi fronti: i 57 deputati dell’Alleanza dei Conservatori e Riformisti europei (gruppo Ecr), conservatori di destra con sentimenti anti-Ue ma, per così dire, più “istituzionali” (ne fanno parte i Tories di David Cameron e gli eletti di «Diritto e Giustizia» del polacco Lech Kaczynski).

Poi, ci sono i 31 eletti dell’Europa delle Libertà e della Democrazia (gruppo Eld o Efd), più aspramente eurocritici (ed etno-nazionalisti).

Qui spicca il partito United Kingdom Independence Party del britannico Nigel Farage, il Perussuomalaiset (Veri finlandesi) del nazional populista Soini, il Partito Nazionale Slovacco, il lituano Ordine e Giustizia, il Dansk Folksparti (Partito Danese del Popolo) e la Lega Nord.

I 33 PARLAMENTARI NON ISCRITTI. Per finire, i 33 europarlamentari “non iscritti” senza gruppo (per formarne uno, serve un minimo di 25 deputati di almeno un quarto dei paesi Ue). Fra questi, si ritrovano gli indipendenti o le frange più estreme: il francese Front National, l’inglese British National Party, il partito ungherese Jobbik Magyarországért Mozgalom (Movimento per una Ungheria Migliore), il Freiheitliche Partei Ôsterreichs austriaco (che fu di Jorg Haider), il Partij voor de Vrijheid o Partito delle Libertà dell’olandese Geert Wilders e il partito nazionalista fiammingo Vlaams Belang.

Restando ai “non iscritti”, troviamo i tre eurodeputati del partito Jobbik, formazione d’ispirazione fascista e antisemita che ha fatto temere alle ultime politiche in Ungheria: Bela Kovacs, Krisztina Morvai e Csanád Szegedi. Anche se Kovacs è stato relatore di tre testi di legge, in un’intera legislatura, i tre hanno fatto in media 165 interventi in plenaria e 28 interrogazioni a testa.

I NUMERI ‘GONFIATI’ DELL’FPO. Performance modeste anche per i tre onorevoli del Partito delle Libertà di Geert Wilders (che oggi si attesta nei sondaggi al 20% e potrebbe diventare il primo partito dei Paesi Bassi). Luca Hartong è stato relatore ombra di proposte legislative cinque volte. Ma, sommando i suoi risultati con quelli dei colleghi Patricia van der Kammen e Auke Zijlstra si ottengono 156 interventi in Aula in tutto.

Leggermente più attivi i due eurodeputati austriaci dell’Fpo: Andreas Mölzer e Franz Obermayer. Poche le risoluzioni ma numeri consistenti di interrogazioni parlamentari e interventi in plenaria. Esaminati nel dettaglio questi ultimi, però, si scopre che ben 753 dei 1.495 interventi in plenaria di Mölzer (più della metà) sono semplici «dichiarazioni di voto». Una facoltà data a ogni onorevole per spiegare il suo voto in 60 secondi o con 200 parole scritte (in tal caso, l’eurodeputato non deve neppure depositare il testo di persona), utilizzata sempre più spesso per far “lievitare” il numero degli interventi in plenaria e risultare più attivi.

NIGEL FARAGE: IN TRE MANDATI NEPPURE UNA RELAZIONE. E veniamo al gruppo dell’Europa delle Libertà e della Democrazia. Il leader dell’Ukip Farage, l’uomo che vuole l’uscita del Regno Unito dall’Ue ed è ora in testa nei sondaggi su Conservatori, Laburisti e Liberali, è a Strasburgo dal 1999. Eppure, non è stato mai relatore (o relatore ombra) di un testo di legge.

Negli ultimi cinque anni, ha presentato solo due risoluzioni e una dichiarazione scritta. E se si considera l’intero arco della sua vita da eurodeputato ha un totale di 284 interventi in plenaria e 212 interrogazioni parlamentari. In ben 15 anni.

Mettendo insieme l’attività di Farage con quella degli altri sette colleghi di partito, non appaiono risultati esaltanti. In media, la “truppa” euroscettica inglese ha presentato 141 interrogazioni a testa ed è intervenuta 183 volte in Aula (il record lo detiene John Bufton con 598 interventi). Solo un onorevole, William Dartmouth, è stato relatore di un testo e relatore ombra di altri cinque.

ALLAM E SALVINI, CHI LI HA VISTI? E gli italiani? Magdi Allam (ricandidato con Fratelli d’Italia) e finora nel gruppo Eld, in ben cinque anni è intervenuto in Aula 11 volte, ha fatto appena 34 interrogazioni parlamentari, quattro proposte di risoluzione e quattro dichiarazioni scritte. E basta. Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, balzato agli onori delle cronache a gennaio scorso quando il collega belga Marc Tarabella lo accusò di essere un «fantasma», vanta di essere stato relatore ombra di 80 provvedimenti. Ma VoteWatch, organismo indipendente che monitora l’attività parlamentare, lo piazza al 625esimo posto (su 766 eurodeputati) per partecipazione al voto. E 60 dei suoi 106 interventi in plenaria sono dichiarazioni di voto (peraltro, tutte scritte).

SALARIO BASE DA 8 MILA EURO. Come tutti gli europarlamentari, anche gli euroscettici incassano una (lauta) busta paga. Composta, ogni mese, da un salario di 7.956,87 euro lordi pari a 6.200,72 euro netti (l’imposta comunitaria è circa il 21%), a cui si aggiungono altri 4.299 euro mensili di spese generali (destinate a coprire i costi di una segreteria nel paese di origine dell’onorevole) e senza obbligo di rendiconto. Va aggiunta la diaria di soggiorno (304 euro al giorno per ogni giorno di presenza alle sessioni parlamentari). Poi, i viaggi di voli o treni rimborsati (anche in prima classe) dietro presentazione delle ricevute: con una maggiorazione consistente per chi arriva da più lontano (la cosiddetta «indennità di distanza», calcolata su chilometri percorsi e durata del viaggio, da quando si esce di casa). E questo per limitarci alle voci più importanti. Insomma, si fa presto a dire «no euro». Un po’ meno a rinunciarci.

Angelica Giordani

Fonte: lettera43.it

Questa pubblicazione è stata riprodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Unimondo.org e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vedi la pagina del progetto  BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament 

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