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Un giorno di scuola
dal blog "Codice deontologico dei giornalistə"
Oggi sono entrata a scuola, in una classe di un liceo musicale.
Un'attività tra le tante che seguo, che avvicendano soddisfazioni e dispiaceri, e alternano ansie ed entusiasmi, dando il ritmo a un lavoro che intreccia documenti, telefonate, progetti, eventi, organizzazione di incontri, dialoghi con i professori e con i ragazzi, orari senza contorni.
Un lavoro che a volte sfianca, perché forse sto diventando anch'io una di quelle persone che "non ti ricordi più com'era quando ci andavi tu a scuola". Ma non è vero, me lo ricordo eccome. Mi ricordo che avevo molte meno opportunità di quelle offerte dalla scuola di ora, mi ricordo che la gita della quinta liceo è stata al Lago di Erdemolo, in Trentino, a vedere le miniere e mangiare un panino in compagnia in cima alla montagna, pochi chilometri da casa, un po' più di anni lontano da qui.
Probabilmente per questo motivo mi innervosisco, a volte, quando entro in classe.... Perché mi chiedo dove siano finite la curiosità, la voglia di imparare, la condivisione, l'impegno. Le cerco sui banchi e tra i corridoi, nei volti vuoti dietro i pc o negli occhi pieni di cose che non so e vorrei sapere. Occhi del futuro di domani, che mentre tu parli di diritti guardano lontano oltre te, scrutando un orizzonte che non vedi. Occhi che mentre proponi e domandi si voltano imbarazzati all'idea di poter essere davvero protagonisti.
Poi bastano un paio d'ore in una classe come quella di oggi. Poco tempo certo, perché sono vite intricate come rami e fiori quelle di questi ragazzi, e tu cogli solo uno scorcio sfuggente. Ma questo poco tempo oggi è bastato. A me. A ridarmi stimoli e fiducia. 11 ragazzi, una seconda liceo. Mi hanno emozionata, con quel coraggio un po' timido di alzare la mano per raddrizzare un'idea che sta nascendo e che non scivola sulla loro indifferenza, con la collaborazione di andare alla lavagna a tentare di visualizzarla quell'idea, di includere i compagni e valorizzarne i talenti. Classi dove, intuisco e spero, entrano ogni giorno professori con una grande intelligenza emotiva, che guardano un po' più in là del registro, alzano i loro, di occhi, sulla classe che hanno davanti e accompagnano la fragilità incerta di questi gusci un po 'spavaldi verso il futuro che meritano - non perché gli sia dovuto, ma perché lo stanno costruendo in prima persona.
Commenti
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