Sudan: un testimone di pace

Qualche settimana fa, ad essere precisa era il 18 gennaio, giravano sui social dei post molto significativi sulla figura di un uomo. Non molti ad essere sincera. Ma quelli che ho intercettato sono bastati per attrarre la mia attenzione, un po' viziata da cultura e relazioni. Il suo volto era scuro. Non capita spesso che le immagini aventi per soggetto una figura dai tratti evidentemente o presumibilmente africani siano accompagnate da definizioni quali "un giusto", "il difensore dei diritti umani", ecc. In Italia, solo (ma forse mi è sfuggito) Avvenire ha ripreso la data dell'anniversario della sua morte, o meglio della sua esecuzione, per pubblicare un articolo in cui addirittura si giunge a giustificare il ricordo e la memoria della sua morte violenta come un "atto dovuto".

Ingegnere con una grande mente filosofica, religiosa e politica, Mahmoud Mohamed Taha (1909-1985) è sudanese, nato a Rufa'a (all'epoca Sudan aglo-egiziano) durante la colonizzazione britannica. Anti-imperialista, è ricordato come il fondatore del movimento politico Sudanese Republican Movement, i cui membri sono conosciuti come i “Fratelli Repubblicani”. Il movimento non intraprese mai la via della politica intesa come macchina del potere (non si presentò mai alle elezioni) conservando la caratteristica di movimento di educazione spirituale basato sulla preghiera personale e comunitaria e sulla condivisione dei beni. Mohamed Taha diede un grande contributo alla lotta per i diritti umani, specialmente delle donne in ambito pubblico, ma soprattutto privato, nella famiglia. Dal punto di vista politico portò avanti l'idea di una repubblica presidenziale e federale. Secondo Taha, la legge islamica, la sharia, introdotta dal governo nel 1983, non poteva essere il fondamento di uno stato stato libero e democratico e lo avrebbe inevitabilmente condotto sulla via del conflitto. Le sue posizioni non coincidevano con le idee del partito della maggioranza guidato dai "Fratelli mussulmani". 

E' stato condannato per apostasia e impiccato. Dopo  la sua morte, avvenuta nel 1985 in una prigione di Khartoum, molti dei membri del movimento sono partiti esuli per sfuggire alle persecuzioni del regime. Nel 2005, a seguito degli accordi di pace, è stato avviato nella città di Omdurman il centro culturale Al-Ustadh Mahmoud Mohamed Taha, la cui registrazione è stata però annullata dieci anni dopo nel gennaio 2015 dal Ministero della Cultura. Nel 2014 il movimento ha cercato di registrarsi come partito politico, ma non ha ricevuto l'autorizzazione. Censura e chiusura sono all'ordine del giorno. Il governo, tramite i vari ministeri incaricati, è intervenuto negli ultimi anni anche nei confronti di altre strutture che sono state forzate a chiudere come il Sudanese Studies Centre, un gruppo di lavoro per la promozione del dialogo culturale e la democrazia, il Al-Shrooq Cultural Forum avviato nella città di Al-Gadarif e il Salmmah Women’s Resource Centre di Khartoum. 

Tradotto in italiano, “Il secondo messaggio dell'Islam. Jihad di pace”, pubblicato da EMI nel 2002 (e per la prima volta nel 1967), conserva il suo testamento filosofico e la sua agenda politica. Questo testo consente di recuperare parte del suo pensiero travolgente e lungimirante finalizzato alla riscoperta dell'islam delle origini che predicava un ordine sociale basato sulla tolleranza, la nonviolenza, il rispetto della donna e dello straniero.

Un giovane sudanese residente in Italia dal settembre 2015, proprio in occasione di questo anniversario e su richiesta (forse) un po' invadente di chi scrive, mi ha mandato qualche riga provando a rispondere alla mia domanda "cosa dice Mohamed Taha oggi ad un ragazzo di vent'anni?"

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Penso che sia stato un uomo coraggioso, un esempio. Ha avuto il coraggio di parlare contro le leggi imposte, quelle ingiuste. Secondo me le sue idee non sono state capite. In particolare, nell'ambito dell'educazione delle donne, Taha e il suo movimento repubblicano furono particolarmente attivi nella promozione dell'eguaglianza dei diritti tra donne e uomini nelle questioni familiari quali il matrimonio e il divorzio. Mi sento male al pensiero che un uomo così sia stato impiccato per la libertà del suo pensiero. Abbiamo perso una persona veramente importante.

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